
Quest’anno la maglia a pois, quella che identifica il leader della classifica della montagna, compie 50 anni. Si tratta di uno dei simboli più riconosciuti della Grande Boucle, quella maglia bianca con i pois rossi che al suo esordio i corridori non gradivano, perché ricordava una di quelle casacche che i clown indossavano nei circhi.
Era il 1975, quando Chocolats Poulain, partner del Grand Prix de la Montagne, sollecitò Félix Lévitan, vicedirettore del Tour de France, a creare una maglia distintiva per dare maggiore visibilità a quella classifica secondaria, che aveva già incoronato giganti delle vette come Fausto Coppi, Charly Gaul e Federico Bahamontes. Visto che si parlava di visibilità, Lévitan optò per qualcosa di vistoso: bianco a pois rossi, una replica di quella maglia indossata a cavallo degli anni '30 e 40 da, pistard Henri Lemoine, soprannominato "P'tit Pois" ovvero pisellino proprio per i pois rossi che caratterizzavano la sua divisa. All'inizio i corridori furono decisamente scettici, ma quella maglia a pallini rossi si impose in poco tempo, affascinando il pubblico ed esaltando i ciclisti, che sulla montagna si alzavano sulla sella per conquistare per primi la cima.
Ci sono poche cose da dire su questa casacca così prestigiosa: quando tra Pirenei, Alpi e Massiccio Centrale c’è un uomo che la indossa, il pubblico impazzisce iniziando a fare il tifo a prescindere dalla squadra e dalla nazionalità. In Francia nelle scuole, quando i bambini disegnano il Tour de France, la maglia a pois è sempre rappresentata vicino al corridore in maglia gialla e amano l’eroismo di chi la indossa.
I grandi corridori, i più forti di tutti, puntano sicuramente alla maglia gialla, ma quando si arriva secondi, allora la casacca bianca a pois rossi emoziona anche chi non ha vinto la classifica generale. Negli anni più volte sono cambiate le categorie delle salite e la relativa attribuzione dei punti per far sì che sia davvero lo scalatore più meritevole a conquistarla. Ma il ciclismo non è una scienza esatta...
Sono esattamente 50 anni che le montagne accolgono questo simbolo e nella sua storia la maglia a pois è stata indossata da straordinari campioni. In realtà la classifica del miglior scalatore esiste dal 1908 e nell’albo d’oro compaiono i nomi dei campioni più acclamati come il nostro Bottecchia che nel 1924 e 1925 vinse anche la classifica generale, così come fecero Gino Bartali nel 1938 e 1948 e poi ancora Fausto Coppi nel 1949 e 1952. Nell’albo d’oro figurano tra i migliori scalatori anche Gastone Nencini nel 1957 e Imerio Massignan 1960 e 1961. Anche il grande Eddy Merckx ha conquistato questa classifica due volte, tra il 1969 e il 1970. Dal 1975, anno d’esordio della maglia a pois, bisogna notare che la Francia è il Paese che l’ha vestita più volte.
Il belga Lucien Van Impe è stato il primo a vestirla e in quel lontano 1975 la odiava più che mai, perché con quei colori si sentiva ridicolo. Poi quando la indossò nuovamente nel 1977-1981 e 1983 la portò con grande orgoglio. La Francia l’ha conquistata 20 volte negli ultimi 49 anni con Martinez, Vallet, Hinault, Cleveyrolat, le 7 volte di Virenque, Rinero, le due volte di Jalabert, Charteau e arrivando agli ultimi anni, troviamo Voeckler nel 2012, Barguil nel 2017 e per finire Alaphilippe nel 2018 e Bardet nel 2019. Per l’Italia abbiamo 5 maglie a pois conquistate, con Giancarlo Bellini nel 1976, Giovanni Battaglin nel 1979, Claudio Chiappucci nel 1991-1992 e l’ultima volta Giulio Ciccone nel 2023.
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.