VERSO IL LAIGUEGLIA. I RACCONTI DI BENIAMINO SCHIAVON: GIMONDI E IL SALVATAGGIO ALLA DOGANA - 6 / GALLERY

STORIA | 21/02/2025 | 08:14
di Massimo Lagomarsino

Beniamino Schiavon, laiguegliese, è stato direttore per molti anni della locale Azienda autonoma di cura e Soggiorno sotto la cui spinta nacque nel 1964 il Trofeo Laigueglia. Sono tanti i racconti delle prime edizioni raccolti dai figli Massimo e Roberto prima della scomparsa di Beniamino, avvenuta nel 2023. Ve li proponiamo in una sorta di corsa a tappe verso l'appuntamento con la classifca di apertura del ciclismo italiano.


1970 - GIMONDI E IL SALVATAGGIO ALLA DOGANA


Erano anni diversi sia nel ciclismo che nei rapporti interpersonali. Beniamino Schiavon fece subito amicizia fin dalla prima edizione del Laigueglia con Luciano Pezzi, solito frequentare la Riviera Ligure prima da corridore e poi da direttore sportivo. Dopo pochi incontri il rapporto era stretto e lo rimase così fino alla fine. 

Luciano doveva organizzare la trasferta in Belgio, all'epoca non era cosa semplice, così chiese a Schiavon se poteva accompagnare il giorno dopo la Sanremo la squadra all'aeroporto di Nizza mentre lui con i mezzi raggiungeva il Belgio per il via della campagna del Nord. 

Luciano come sempre, molto preciso, organizzò tutto e partì subito dopo l'arrivo della Sanremo. La mattina dopo i ragazzi avrebbero raggiunto la località francese in bici svolgendo un allenamento, il compito di Schiavon era quello di scortarli in macchina e portare alcuni dei bagagli. Partenza da Diano Marina verso le 9, poco prima di arrivare alla frontiera di Ventimiglia Schiavon sorpassò il piccolo gruppo di corridori.

A bordo della Fiat 1100, con la moglie Maria Angela, il cognato sul sedile posteriore e tanti bagagli. I doganieri alla vista dell'autovettura stracarica si insospettirono. Pensarono che ci fosse qualcosa di strano, complice anche una omonimia tra il cognato di Schiavon ed un noto bandito dell'epoca.

Oggi sarebbe tutto più semplice vista la tecnologia. Le cose andarono per le lunghe, ma per fortuna in soccorso arrivò la Salvarani condotta da Felice Gimondi a suffragare la presenza di tutti quei bagagli sulla macchina: risolto l'impasse, costato al buon Gimondi qualche autografo, la ripartenza verso Nizza dove i ragazzi giunsero in albergo per fare una doccia un piccolo pranzo e successivamente prendere il volo per il Belgio. Per Schiavon l'ebbrezza di essere in "ammiraglia" ma anche la preoccupazione per un doganiere solerte...

6 - continua

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