È tornato a parlare Filippo Ganna sulla Gazzetta dello Sport, sollecitato dalle domande di Ciro Scognamiglio. Un bel botta e risposta, che merita di essere letto. «Potendo scegliere quale vincere, Milano-Sanremo o Parigi-Roubaix?». «Non è il momento di scegliere, è il momento di vincere. Questo sarà l'obiettivo per la prossima stagione, trionfare il più possibile».
Da lunedì il 28enne piemontese sarà in ritiro con Ineos-Grenadiers in Spagna con diverse novità nel suo team. «Sì. Sul fronte dell'allenamento, mi confronterò sempre con Dario Cioni, che resterà il riferimento per le cronometro. Ma avrò un nuovo `primo' tecnico, l'olandese Dajo Sanders, per la parte atletica. A Dario, in ogni caso, continuerò a rompere le scatole tutto l'anno...».
C'è anche il tema dei tanti cambiamenti nella struttura tecnica di Ineos, per cercare il rilancio dopo qualche stagione difficile. Che ne pensa?
«Speriamo che fruttino ciò che devono fruttare. Io penso a pedalare, ad esprimere in bicicletta tutto me stesso».
Nel 2025, immaginiamo che le classiche di primavera come Milano-Sanremo e Parigi-Roubaix saranno gli obiettivi principali, giusto?
«Sì. Avrò sempre contro dei fenomeni, perché Pogacar, Van der Poel, Van Aert, Evenepoel... Questo sono. Una lotta tra titani. La cosa buona, andando oltre successi e sconfitte, è che ho sempre fatto dei progressi. I valori che ho espresso non mentono».
In tutto questo, la pista che fine fa? E un addio definitivo, anche in chiave Los Angeles 2028?
«No, per due motivi. Anzitutto, perché nel mio programma gli allenamenti in pista restano, per fare quei volumi di carico che su strada non riesco a mantenere. Un aiuto e stimolo in più per le fatiche, ecco, si può dire così».
E il secondo motivo?
«A Los Angeles 2028... non ho ancora pensato. Crono, strada, pista: ci sono diverse possibilità Per la verità, anche riuscire a raggiungere il 10° mondiale in pista (è a quota 9 compresi i due a crono, ndr) sarebbe bello. Poi, quest'anno ho visto l'addio di Michael Morkov in pista, in un velodromo, e mi è venuta la pelle d'oca. Chissà, un giorno...».