L'ORA DEL PASTO. L'UOMO CHE CERCA (E COMPRA) LA STORIA

NEWS | 19/11/2024 | 08:16
di Marco Pastonesi

Due piccole regine. Una Legnano e una Bianchi. Ancora loro. Vecchiotte e malandate. Ma abbaglianti nella loro antica bellezza. E forse anche storia.


La Legnano è del 1938. L’anno in cui Gino Bartali, su una Legnano così, conquista il Tour de France (a quel tempo si diceva Giro di Francia). Lo stesso anno in cui Bartali, nella squadra della Legnano, può contare su due compagni mantovani, il vecchio Learco Guerra e il suo fedele gregario Fabio Battesini, e nella squadra della nazionale italiana (il Tour si correva a squadre nazionali), ha un altro mantovano, Vasco Bergamaschi.


La Bianchi è del 1950. L’anno in cui Fausto Coppi, su una Bianchi così, trionfa al Giro della provincia di Reggio Calabria e poi alla Parigi-Roubaix, ma poi al Giro d’Italia sulle Scale di Primolano si arrota con Armando Peverelli, si frattura il bacino ed è costretto a ritirarsi, e infine torna alle corse con il terzo posto al Lombardia e il secondo al Baracchi con il fratello Serse.

Le due piccole vecchie regine sono proprio quelle di Bartali e Coppi? Luca Battesini (nessuna parentela con il valoroso Fabio), mantovano di San Benedetto Po, sostiene di sì. La Legnano, secondo le verifiche del Museo del Ghisallo, ha le stesse misure delle bici di Ginettaccio. La Bianchi, una Folgorissima, secondo le indagini di Paolo Amadori e Paolo Tollini, autori di “Le bici di Coppi” (Ediciclo), riporta sulla forcella (ma non sul telaio) i numeri ufficiali di una bici del Campionissimo, inoltre sul freno anteriore c’è quella che viene definita “la modifica Pinella”, perfezionata da Pinella De Grandi, il meccanico di Fausto.

Battesini ha posto le bici, recuperate in cantine e soffitte, fra voci e oblii, nel suo personale museo delle biciclette a San Benedetto Po, accanto a Maino e Ganna, Dei e un tandem Guerra, maglie di lana, pagine della Gazzetta dello Sport e altri cimeli. E venerdì scorso le ha rivelate a Gioia Bartali e Fausto (Faustino) Coppi, oltre che a Learco e Carlo Guerra, in una cerimonia privata. “Io compro la storia delle biciclette”, confidava Battesini. Le due piccole regine, vecchiotte e restaurate, solennemente, tacevano.

 

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