
A Reims, capitale dello champagne, si tennero nel 1958 i mondiali di ciclismo su strada. Gli scudieri della nazionale erano Baldini, Favero, Nencini, Coppi, Sabbadin, Pambianco, De Filippis, Moser, La Cioppa, Baffi, Nicolò e Conterno.
Al via c’erano 67 corridori provenienti da 14 nazioni. Nove giri di un percorso, un mondiale che conclusero solo 26 corridori. Mio papà Vito Favero mi raccontò che fu una gran gara e che ci fu un fantastico lavoro di squadra da parte della Nazionale italiana.
Il capitano Binda dettava le regole seguendo con la radiolina i movimenti degli atleti. Favero, Moser, Sabbadin e Pambianco avevano il compito di aiutare in gara di Baldini De Filippis e Coppi. I francesi puntavano su Louison Bobet, Jacque Anquetil e André Darrigade mentre gli spagnoli vedevano in Miguel Poblet il loro capitano.
Ercole Baldini fece in quel mondiale un’impresa eroica andando in fuga, su consiglio di Coppi, a 250 km dall’arrivo. Lui stesso la definì una pazzia perché avrebbe potuto sfinirsi lungo il percorso, invece con la sua tenacia e forza di carattere - oltre che alla grande abilità come atleta - riuscì ad arrivare trionfante al traguardo in assoluta solitudine. Secondo arrivò Bobet, terzo Darrigade e quarto Favero.
Al traguardo Baldini e Favero ancora increduli si abbracciarono; avevano grande stima l’uno per l’altro. Quella sera, l’inno nazionale italiano venne coperto dal clamore della gente in totale delirio. Baldini ricordava “avevamo tutti gli occhi lucidi dalla gioia, era la nostra vittoria, era il trionfo della nazionale italiana». Sventolavano le bandiere tricolori nella nebbia crepuscolare e quella sera brindarono a champagne.
Sono ricordi indelebili di uomini che hanno fatto la storia del nostro ciclismo e che abbiamo il dovere di ricordare sempre .
Ciao Ercole, salutami papà.
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