
Tra un mese esatto il Giro d’Italia partirà con la sua 20.tappa dalla città di Belluno, direzione Marmolada con San Pellegrino e Fedaia che renderanno il 28 maggio una giornata sicuramente epica.
Ma in realtà già da ieri a Belluno si respira aria di Giro grazie a chi nel 2011, ultima volta che il Giro partì dal capoluogo, vinse la Corsa Rosa: Michele Scarponi, vittima della strada. Ieri la Sala Bianchi di Belluno ha ospitato il fratello Marco, promotore della Fondazione Michele Scarponi che con la sua attività vuole ricordare che la strada è di tutti, ciclisti, e automobilisti e che una maggiore educazione di tutti eviterebbe moltissime morti ogni giorno. Con lui al tavolo dei relatori di una serata dedicata alla presentazione del libro “Caro Michele, una vita alla Scarponi” anche l’ex CT della Nazionale Davide Cassani, l’ex prof e compagno di squadra Davide Malacarne. Moderava il giornalista sportivo Ilario Tancon.
In apertura un video con alcune immagini simpatiche di Michele, l’ultima sua vittoria al Tour of des Alps e il suo “piede a terra” sul colle dell’Agnello per aspettare il suo capitano Vincenzo Nibali che rischiava di perdere il Giro. Immagini che sono state lo spunto per riflettere sul tema della sicurezza stradale perchè proprio quel “piede a terra” simbolo di rispetto, educazione, valori, di sportività è diventato anche il logo della Fondazione a lui intitolata che cerca di portare avanti una campagna di promozione della sicurezza e di consapevolezza che siamo in tanti sulla strada e che è necessaria più attenzione e rispetto degli altri.
Michele morì investito da un furgone 5 anni fa. “Da quel giorno ho aperto gli occhi su una realtà di cui uno non si rende conto finchè non ti tocca sulla pelle – ha detto Marco – ho trasformato la tragedia della mia famiglia in missione, adesso le vedo tutte, vedo come viene fatta male la comunicazione per aiutare la gente a capire e prevenire, come sono usate male le immagini e come viene distrutta una vita perché guidiamo con il cellulare, perché si va veloci, si è distratti. Non c’è una pianificazione per risolvere un problema che è la principale causa di morte nei giovani tra i 18 ed i 30 anni. E muoiono i ciclisti che pedalano da soli in strada, non in gruppo”.
Gli ha fatto eco Nicola Barchet, titolare di Giesse, che ha sottolineato come il cellulare sia la maggior causa di incidenti che capitano sulle strade. In sala anche l’onorevole Roger De Menech che ha raccontato: “Sono ciclista da quando avevo 9 anni e anche se non ho mai vinto niente il ciclismo ha lasciato in me insegnamenti che mi servono anche nella vita. Oggi però serve una normativa più aderente che recepisca le esigenze degli utenti più deboli della strada”.
A fare gli onori di casa l’assessore allo Sport del Comune di Belluno, Marco Bogo che ha ricordato che questo è uno degli appuntamenti del fitto calendario di avvicinamento alla Tappa e successivo ad essa: “L’obiettivo è diffondere attraverso il ciclismo il messaggio che tutti abbiamo i nostri gran premi della montagna da superare e che per la scalata del successo serve impegno e sacrificio”.
Malacarne, compagno di squadra di Michele, ha ricordato gli anni passati insieme sui pedali e nelle trasferte in cui erano sempre in camera insieme. Cassani lo ha ricordato come “Un grande personaggio, un leader che sapeva alleggerire tutte le situazioni anche le più complicate” rimarcando che oggi “Serve educazione e rispetto da parte di tutti coloro che sono sulla strada, in qualsiasi modo vadano” invitando al dialogo.