
Giulio Ciccone chiude anzitempo la sua stagione e dà appuntamento al 2022. Il corridore italiano salterà le corse di fine stagione per recuperare appieno dall’infortunio subito alla Vuelta. Per lui e l’head performance Josu Larrazabal è tempo di bilanci che, tra tanti imprevisti, riservano spunti incoraggianti
Quel che prima era un’ipotesi, ora è diventato realtà, e non senza una punta di dispiacere. Giulio Ciccone non correrà più quest’anno ancora a causa delle conseguenze della caduta che, un mese esatto fa, l’ha costretto ad abbandonare Vuelta a Espana. Salterà le ultime corse in Italia, incluso Il Lombardia. Corse che erano nei suoi programmi da inizio stagioni e, per caratteristiche, potevamo essere obiettivi appetibili.
A fare il punto della situazione è il medico sociale dottor Nino Daniele, che illustra una situazione non drammatica, fortunatamente, ma complessa a tal punto da aver tenuto Giulio lontano dalla bici fino a settimana scorsa.
«La sfortuna di Giulio sta tutta nella dinamica della caduta di gruppo occorsa alla Vuelta. E’ stato tra i primi a rimanere coinvolto e, di conseguenza, è stato tra i più colpiti dal montone di bici e corridori che si sono aggiunti. Il problema più evidente, nell’immediato, è stato il trauma contusivo al ginocchio destro e la ferita profonda, nella parte interna, causata dal dente di una corona, a cui si sono aggiunti altre contusioni, in particolare alla spalla destra. Gli accertamenti svolti in Italia hanno poi evidenziato un trauma distorsivo, con conseguente risentimento a carico del legamento collaterale mediale. Un problema che, di fatto, ha imposto riposo assoluto per quasi tre settimane».
E ancora: « Da inizio mese Giulio sta affrontando un trattamento fisioterapico per ridurre il trauma e da poco ha iniziato a pedalare senza dolore. Sono segnali incoraggianti che indicano una risoluzione del problema, ma affrettare il recupero per tornare in gara sarebbe un rischio troppo grande. Parliamo di corse impegnative e Giulio non è ancora pronto per sforzi così esigenti. Di comune accordo, squadra e corridore, abbiamo così deciso di chiudere anticipatamente gli impegni agonistici e procedere con un programma di pieno recupero in vista del 2022».
Per Ciccone è l’ennesimo boccone amaro da digerire in stagione, dopo che i due obiettivi più importanti, il Giro d’Italia e la Vuelta a Espana, sono andati in fumo per una grave infezione intestinale e una caduta di gruppo.
«Per quest’ultimo guaio, ma in generale per come è andata la stagione, l’aspetto morale e mentale è il più complesse da affrontare. L’ho detto a più riprese: contro la cattiva sorte ci puoi fare poco e rimuginare non serve a niente. Voglio dunque focalizzarmi solo su quello che sarà. Prima di pensare al 2022, il mio obiettivo è ristabilirmi completamente. Ogni giorno, dal mio rientro in Italia, sono concentrato su questo. Prima gli esami e la fisioterapia, ora ho aggiunto la bici. Credo sia il modo migliore per reagire. Conto di completare questa fase prima dell’inizio dell’off season, a novembre».
LAVORO DI TESTA. «Seguirà un lavoro più di testa, di programmazione e analisi, per rimettere insieme i pezzi della stagione conclusa e fissare i traguardi di quella nuova. Sono molto fiducioso sotto questo punto di vista, perchè il lavoro di quest’anno, benchè non sia stato ripagato con vittorie, è stato importante. Ho avuto la conferma di essere cresciuto, di aver fatto passi in avanti ma, soprattutto, di avere ancora margine. Ho compreso meglio i miei punti deboli, sui quali devo lavorare, e quelli di forza, sui quali devo insistere».
LAVORO DI SQUADRA. «Per preparare il Giro e la Vuelta c’è stato un grande lavoro di squadra, del quale vado orgoglioso e felice. In primis con Josu, il mio preparatore, e poi con lo staff medico. C’è stato un lavoro di analisi e comprensione per capire dove indirizzare la crescita. Questa sarà la mia forza, il mio stimolo più grande. Non sto chiudendo la stagione con, alle spalle, solo performance deludenti. Di questo ne siamo convinti. Sarà il nuovo punto partenza».
Partenza o, per meglio dire, ripartenza, come puntualizza l’head performance di Trek-Segafredo Josu Larrazabal, colui che segue la preparazione di Cicco sin dal suo arrivo in squadra nel 2019.
«A gennaio guardavamo al 2021 come una stagione importante per Giulio e, sotto diversi punti di vista, lo è stata. Il lavoro di analisi delle performance, di misurazione dei dati, ci indica che ci sono stati progressi. Ed è da questa base che costruiremo il futuro e fisseremo i nuovi obiettivi. Non possiamo ignorare l’assenza di vittorie e non siamo alla ricerca di alibi. Un’analisi lucida e obiettiva deve però tenere conto di tutti gli elementi. Nel caso di Giulio, ce ne sono diversi che non hanno giocato a suo favore. La stagione è stata molto, forse troppo, influenzata da eventi esterni e talvolta sfortunati. Al Catalunya ha patito un problema alla schiena partito da un’infiammazione al ginocchio. Poi, al Giro, la caduta e l’infezione, seguita dalla dispendiosa trasferta olimpica a Tokyo, con annessa caduta, e infine la rincorsa della migliore condizione alla Vuelta, conclusa ancora con una caduta”.
«In questo quadro sfavorevole, sono emersi altresì dei segnali positivi, dei dati che ci fanno dire che Giulio è cresciuto. Non sono vittorie, non sono punti UCI, ma sono indicazioni fondamentali per un corridore che ancora non ha espresso il suo massimo potenziale. Ha sfiorato la vittoria nella prima corsa dell’anno al Tour de Provence, è andato forte a Tour du Var e Laigueglia. Al Giro ha fatto secondo in una tappa dura come Campo Felice dietro a Bernal ed era saldamente tra i migliori in GC, così come alla Vuelta. Ha imparato la gestione di un GT come uomo di classifica ed è migliorato a cronometro, grazie all’aiuto di Trek. Questi sono dati misurabili che ci aiutano a comprendere la stagione e segnano il punto di ripartenza per il 2022».