I ciclisti uniti nella protesta contro il presidente della Fifa

| 30/12/2004 | 00:00
Decisa presa di posizione dei ciclisti professionisti in risposta alle dichiarazioni rilasciate dal presidente della Fifa (la federazione mondiale del calcio) contro il ciclismo. Ecco il comunicato firmato da Amedeo Colombo, presidente dei professionisti italiani, e da Francesco Moser, presidente dei professionisti mondiali: “Le Associazioni dei corridori ciclisti professionisti internazionale ed italiana (CPA e ACCPI) hanno appreso con incredulità le sconcertanti dichiarazioni rilasciate dal presidente della FIFA, Joseph Blatter, ad alcuni organi di stampa. A sostegno della tesi secondo cui “nessuno sport” potrebbe “impartire lezioni al calcio”, Blatter si erge a goffo giudice di atleti che praticano discipline a lui, evidentemente, del tutto ignote. Secondo quanto riportato dai media, in riferimento ai corridori ciclisti Blatter si sarebbe chiesto “com’è possibile che si possano correre nello stesso anno Giro, Tour e Vuelta? Uno sforzo così sovrumano richiede un aiuto esterno”. Ci permettiamo di far notare all’ineffabile Blatter che pressoché nessun corridore disputa nello stesso anno le tre grandi corse a tappe. Un dirigente del suo spessore ha tutto il diritto di non conoscere altri sport (probabilmente da lui ritenuti “minori”) ma dovrebbe, perlomeno, sentire il dovere di documentarsi prima di esprimere giudizi così tracotanti e fuori luogo. Risulterebbe sin troppo comodo ribattere al padrone del calcio soffermandoci sulle 2-3 partite settimanali disputate per l’intera stagione agonistica dalle “sue” squadre, o sui numerosi casi di doping che hanno colpito atleti e società di primissima grandezza del Pianeta Pallone o, ancora, su piaghe quali la violenza negli stadi, il razzismo, il cosiddetto “doping amministrativo” e così via... Preferiamo limitarci ad osservare che le parole pronunciate da Blatter possono essere frutto di disinformazione o di cattiva fede. Ma sarebbe spiacevole se un uomo della sua levatura si riducesse a sollevare ingiustificati polveroni per coprire le gravi pecche di un movimento che non può certo essere considerato di esempio”.
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