CIPO: CAMPIONI, NON CAMPIONATI

PROFESSIONISTI | 24/08/2020 | 08:10
di Pietro Illarietti

Mario Cipollini non vuole il Tour in Emilia Romagna e i Mondiali di ciclismo in Italia. Punta sempre sull'investimento nel mondo giovanile e non è uomo da endorsement verso il grandi eventi. In questo video spiega le ragioni della sua presa di posizione.


Cipo, in canotta estiva, rilancia dicendo: «Serve una svolta epocale per rilanciare il nostro sport. Abbiamo bisogno di programmi che non siano influenzati da interessi economici, ma che guardino al bene del ciclismo». 


 

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COMMENTI
Di questi tempi non è poco
24 agosto 2020 09:21 Miguelon
Cipollini ha perfettamente ragione. Ormai si fa tutto per un ritorno economico. Si sfrutta ogni cosa per rafforzare l'indotto (turismo, costruttori etc.). Ma cos'é il ciclismo senza corridori? Come può funzionare nel tempo il modello suddetto? Restano le forme, resta altro. Ma non la sostanza. Che è fatica e pedali. Non si confonda il ciclismo con l'interesse economico. Questo ci dice Cipollini. Detto di questi tempi non è poco.

Idee
24 agosto 2020 09:56 AleC
Il mondo è sempre pieno di persone che hanno ottime idee su come spendere i soldi, e l'Italia dà un enorme contributo alla categoria.
Molte di meno sono le persone che hanno idee su come tirarne su, di soldi.
Ora, se la Regione Emilia Romagna vuole portare il Tour de France sul suo territorio, conscia di quale rilevanza planetaria abbia.
Il Tour è la misura dello stato di salute di un movimento ciclistico, e al Tour i nostri ciclisti dovrebbero dedicare i migliori anni della loro carriera. Cipollini non ha mai finito un Tour, non l'ha mai onorato davvero, e sí che era uno dei velocisti che reggeva meglio le salite e sarebbe potuto benissimo arrivare a Parigi e regalarsi almeno una vittoria agli Champs Elisee. Non l'ha mai fatto per provincialismo.

Interesse economico
24 agosto 2020 12:25 FrancoPersico
Non mi stupisco. In qualsiasi sport chi impegna dei soldi lo fa per interesse economico. Chi lo fa nel ciclismo ha anche la passione di questo sport, che si sa è uno degli sport con maggior ritorno in termini economici. Non sono due argomenti da accomunare. Investire nel ciclismo ed investire nei giovani sono temi per tavoli diversi. Nel nostro paese manca la cultura del ciclismo, o meglio si è persa negli anni. Ed i genitori non hanno nessuna motivazioni (non interesse) a mandare un proprio figlio su una strada ad allenarsi. Mi chiedo anche a cosa potrebbero servire isole o aree dedicate dal ciclismo se manca questa base. Forse occorre rivedere altro. Il resto ben vengano orgnizzatori che per promuovere territorio portano eventi. Un evento funge anche da educatore, ma serve la cultura.

Basta SuperMario
25 agosto 2020 13:23 Emilio
Continuano le pillole di saggezza di SuperMario che purtroppo, però, vengono dispensate dall'emotività e dall'impeto che mal si addicono a problemi strutturali e culturali di una nazione. Riassumendo meno pancia e più testa ma capisco anche che chi nasce tondo non può morire quadrato. Se avesse avuto più testa forse non sarebbe stato SuperMario 😊

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