L'ORA DEL PASTO. SE VUOI, PUOI

LIBRI | 29/12/2019 | 07:30
di Marco Pastonesi

 


Buca. Volo. Buio. Coma. Tunnel. Un tunnel lungo un anno e mezzo, fra silenzi e comandamenti, speranze e dubbi, miracoli e precipizi. Infine la scelta, forzata dal destino, ma poi sentita, voluta, libera e liberatoria. Rialzarsi, sì, non più su una bici, ma con la bici, per la bici, nella bici.


Adriano Malori, con Andrea Schianchi, ha scritto “Rialzati”, un libro (Ediciclo, 128 pagine, 14 euro), un titolo e anche un imperativo, quello che viene dopo il suo decalogo, quello che recita “se cadi, prova a rialzarti pensando alla vita che hai davanti. C’è sempre un traguardo da raggiungere: pedala, e ce la farai”. Lui ci prova, e ce la fa, di nuovo in corsa, dorsale spillato. Ma in quei diciotto mesi qualcosa è cambiato: il mondo, il ciclismo, il mondo del ciclismo e – certo - anche lui.

Il Frecciarossa di Traversetolo. A cronometro: una potenza. Campione europeo e mondiale fra gli Under 23, oro ai Giochi del Mediterraneo, argento mondiale tra i professionisti, sedici vittorie tra i professionisti di cui tredici in cronometro individuali e una a squadre, una collezione di titoli italiani dalla categoria juniores in su. Da neopro ultimo – causa caduta - al Tour de France, ma primo per orgoglio, volontà, spirito, fra piaghe e infezioni, eroico veramente. E potentemente serio, potentemente onesto. Lo sguardo sempre diritto negli occhi. Come non ammirarlo, su e giù dalla bici, come non rispettarlo? E infatti: un’ammirazione e un rispetto, nel gruppo, compatti.

Fino a quel 22 gennaio 2016, lui non ha neanche 28 anni, dalla vita anche da corridore dovrebbe ancora arrivare il meglio, e invece: Tour de San Luis, in Argentina, buca, volo, buio. Adriano, dal groviglio laocoontico di manubri e tibie, ruote e avambracci, stavolta non si rialza da solo com’era successo al Tour. Torna cosciente “un giorno di febbraio”, il primo pensiero è “quando è la prossima gara?”, ma “le mie giornate sono lunghe, lunghissime”, però “anche se sono messo così, una specie di rottame, io continuo a guardare la strada davanti a me”. Su quella strada avrebbero dovuto esserci Olimpiade a Rio e Mondiali in Qatar, invece ci saranno mesi di fisioterapia e cyclette, pianti e giuramenti, riabilitazione e logopedia, progressi e verifiche, rulli e pedalate, desideri e traguardi. Anche episodi sconosciuti, come la visita di Michele Scarponi e Eros Capecchi in ospedale. Respinti, perché l’accesso è autorizzato solo ai compagni di squadra, Michele (l’idea è sua) e Eros escono, si fanno prestare due maglie della Movistar e, indenni, entrano.

Me lo ricordo, Malori, nella prima corsa italiana dopo l’incidente. In Toscana. Cammina male, ma pedala bene. Parla a fatica, ma guarda sempre diritto negli occhi. Trasmette forza, coraggio, rigore, grinta, fede e fiducia anche a chi gli fa domande cercando di trovare un varco, indovinare uno spiffero, immaginare una fessura in quella sua granitica potenza ferroviaria e umana. E’ invece un’altra corsa in Italia, la Milano-Torino, a gettarlo ancora a terra: una caduta in cui rimane, inevitabilmente, coinvolto. Non per una buca, ma per un altro corridore scivolato davanti a lui. Ci rimette una clavicola: un classico. Solo che stavolta Adriano non ritrova la stessa forza d’animo. E quando torna in bici, ad allenarsi e a correre, si stacca. “Non ho le forze per recuperare. Vedo la coda del plotone lì a cinquanta, quaranta metri, ma non riesco a rientrare”. Ci riprova. “Spingo al massimo, uno sforzo incredibile e, alla fine, ce la faccio”. Ma dura poco. “Basta, Adriano! Ma che cosa stai qui a fare? Pedalo, vado su in scioltezza ma lento lento, e in cima mi fermo”. Torna in albergo. “Mi stendo sul letto e guardo il soffitto... Adesso, invece, sono rilassato. Sorprendentemente rilassato. Vedo questa situazione, questa resa, come la fine del mio calvario”. E come l’inizio di una nuova vita: preparatore di corridori e triatleti, amatori e principianti, 58x11 by Adriano Malori. Punto e a capo.

“Rialzati” – si legge d’un fiato, come un Trofeo Baracchi, due ore di cronocoppie, lettore e Malori, insieme - è, se non un imperativo, certo un invito, un’esortazione, un aiuto per chi inciampa e cade, per chi stenta e fatica, per chi si sente solo e perduto, per chi si crede sgambettato e segato. Basta prendere la bici e andare. “L’importante è avere la determinazione di farlo, rubare il tempo e tenerselo stretto, tutto per sé, e quel tempo utilizzarlo per fare passi in avanti, per migliorare, per guarire”. In tre parole: “Se vuoi, puoi”.

 

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Ci sono problemi al Tour de France: una petizione potrebbe mettere a repentaglio la tappa regina della Grande Boucle. Non si tratta di una tappa qualsiasi, ma della ventesima da Le Bourg-d'Oisans e l'Alpe d'Huez attraverso la salita del Col...


L'eccezionale viaggio di Biniam Girmay con l'Intermarché-Wanty giunge al termine dopo quattro anni e mezzo costellati di successi straordinari. Il velocista eritreo ha raggiunto traguardi decisivi e si è affermato ai vertici del ciclismo mondiale, supportato dalla guida professionale del...


Dopo nove anni ricchi di risultati ai massimi livelli del WorldTour, la partnership tra Merida e il Team Bahrain Victorious giunge al termine. Una scelta condivisa da entrambe le parti, e per l’azienda taiwanese l’occasione per ridefinire e sviluppare nuove...


Non facciamone un mistero,  la guarnitura Powerbox K-Force Team Edition di FSA è un vero gioiello in cui la leggerezza del carbonio incontra le rilevazioni precise offerte da uno spider Power2Max, il tutto incorniciato da corone in lega lavorate al CNC....


Oggi al Principe di Savoia a Milano verrà incoronato Giulio Ciccone come premio Oscar tuttoBICI 2025, grazie a un'annata che l'ha visto in gran forma sulle Ardenne e protagonista di un paio di bei successi spagnoli in estate. Alla vigilia...


Trent’anni di vita, trentuno edizioni dell’Oscar tuttoBICI. Quello che nacque nel 1995 con il nostro giornale era un pre­mio piccolo, inizialmente pensato per valorizzare una delle categorie più importanti per i giovani, quella degli juniores. Bene quel premio, la cui...


In una recente intervista alla televisione francese, il direttore del Tour de France Christian Prudhomme è tornato a parlare delle caratteristiche che deve avere una corsa speciale come la Grande Boucle, per continuare a mantenere alto l’interesse. Il Tour de...


“Allenarsi e vincere in bici con 6 ore alla settimana”: 103 tabelle, grafici, disegni e programmi di allenamento e nutrizione, per il ciclista tempo-limitato… “La Bibbia dell’allenamento ciclistico”… “Allenarsi e gareggiare con il misuratore di potenza”… “Cycling anatomy”, 74 esercizi...


Le luci della ribalta tornano a brillare sul tradizionale galà di fine stagione In Fuga verso il 2026 a Porto Sant’Elpidio, in occasione della consegna del Premio Ferro di Cavallo. Come ogni anno, nel mese di dicembre, si celebra il grande...


Solo alle 16 di domenica scorsa, quando quasi si allungavano le ombre dell’oscurità all’interno del velodromo “Francone”, Carlotta Borello ha avuto piena contezza del weekend campale che l’ha vista protagonista assoluta. Prima dell’esterno giorno, valso un doppio acuto da profeta...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024