NIBALI NO

TUTTOBICI | 24/11/2019 | 08:04
di Cristiano Gatti

Una delle battute migliori di quest’anno l’ho sentita lo scorso ottobre, al Giro di Lombardia: il solerte telecronista di Stato, con voce convinta e compiaciuta, sosteneva che “quella di Ni­bali è un’altra annata eccellente” (o aggettivo equivalente, mi scuso se non ricordo alla lettera). Comunque rimarcava enfatico come Nibali ci abbia regalato ancora una stagione con i fiocchi. Buona questa, molto buona. Come tutte le battute migliori, era una frase seria.


Magari mi sbaglio, ma il primo a non avere nessuna voglia d’essere d’accordo col violinista pa­rastatale è proprio Nibali. Uno come lui, campione che chiede sempre più e sempre meglio a se stesso, non può essere felice del suo 2019. Se lo è, confesso di non conoscerlo abbastanza. O di non riconoscerlo più. Se ne può parlare? Serenamente, lealmente, spassionatamente, senza i timori servili di bestemmiare in chiesa?


Ricordo troppo bene le grandi stagioni di Ni­bali, tutte le sue vittorie e anche tante sfortunate mu­sate, per considerare anche solo accettabile il suo 2019. Per me, senza farla tanto lunga, è una stagione-no. Punto. I coristi adulatori si aggrappano al secondo posto del Giro, soprattutto, ma proprio quello a me sembra il fallimento più cocente. Non tanto perché abbia per­so, ma per come l’ha perso. Per come l’ha buttato via, con la sesquipedale asinata di Cour­ma­yeur, quando per giocare ai dispetti con Roglic si lasciò infinocchiare la seconda volta consecutiva (il giorno prima, almeno, era una sorpresa) dall’astuto Carapaz. Uno come lui, un campione come Nibali, quel giorno inseguiva a morte e ri­prendeva Carapaz (era arrivato a 20’’, pro-memoria), o quanto meno limitava il distacco nei termini buoni per vincere alla fine.

Inutile rivangare, si dice. Ma sinceramente questo mi sembra proprio il caso di rivangare: a maggio, Nibali ha sciupato scioccamente l’opportunità storica di rimpolpare alla grande il suo curriculum, ag­giungendoci la perla di un Gi­ro come più anziano vincitore di sempre. Non una cosa da ridere. Invece. Invece tutto s’è fermato lì. Già odo in lontananza il fracasso dei coristi adulatori, che berciano perché quel rimbambito del Gatti s’è scordata la vittoria del Tour. Avviso questi signori: sono rimbambito, ma non l’ho scordata. Per carità di patria, per la grande considerazione che ho di Ni­bali, l’ho velocemente rimossa. Un Nibali fuori classifica che vince la tappa farsa, brutalmente tagliata, per me non esiste, in un curriculum come il suo.

Abbiamo già finito. La grande stagione di Ni­bali, il nostro numero uno, è tutta qui. E siccome sprecare parole annoia chi le spreca e chi le ascolta, meglio chiuderla qui. Tra quelle che ri­cordo io, quella del 2019 è anzi la peggiore, comunque tra le peggiori.

Caso mai, conviene prenderci un po’ di tempo per capire le cause, se cause ci sono. Certo l’età, nessuno può negarlo. Prima o poi dovremo farcene una ragione, davanti al deserto che rimarrà: Nibali non è eterno, per quanto abbia durata e resistenza da pri­ma repubblica, inevitabilmente calerà. Ha già cominciato quest’anno? Lo scopriremo presto, dopo le ferie invernali. Intanto mi preme rimarcare che nel 2019, più ancora degli eventuali guasti dell’età, sicuramente hanno pesato le condizioni am­bientali. E non intendo per una volta il surriscaldamento climatico. Parlo del divorzio - prima di fatto, quindi dichiarato - con la squadra delle ultime stagioni. Per quanto professionale lui, per quanto professionale il team, Nibali ha chiaramente di­mostrato di non essere sereno e tranquillo. Già il polverone sollevato dall’inchiesta doping tedesco-austro-slovena, che ha investito alcuni vertici e alcuni compagni del team, non è servito a rendere il clima euforico. Quindi, i problemi contrattuali. Fortunatamente, alla fine è arrivata la firma con la Trek-Segafredo, che comunque come effetto immediato ha proposto nella seconda parte della stagione un Nibali in uscita, precario, con le valigie sul pianerottolo e la testa svagata nel futuro altrove.

È tutto a posto, adesso. Ni­bali viaggia verso nuo­vi stimoli e nuovi so­gni, soprattutto il sogno di un’ultima età alla grande. Non una sfida leggera. Ma ha indubbiamente una grande fortuna: nonostante quello che dicono i telecronisti di Stato, basterà po­co per fare meglio del 2019. Aspettando gli ordini d’arrivo, sicuramente il 2020 e il 2021 serviranno quanto meno a chiarire un dubbio: se la lotteria l’abbia vinta la Trek, o se invece non l’abbia vinta proprio Ni­bali, centrando - questo sì - il colpo migliore del 2019.

da tuttoBICI di novembre

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Bruno Cenghialta, Fabio Baldato e Gianluca Brambilla, tre vicentini passati dal manubrio della bici al volante delle ammiraglie senza mai perdere la rotta del grande ciclismo. Ha cominciato Bruno Cenghialta, 63 anni, ormai da dieci all’Astana. Prima di fare il...


Jonas Vingegaard è l’uomo enigmatico del gruppo. Spesso capace di nascondere le sue emozioni, con gli occhi celati dietro ai suoi occhiali specchiati anche a fine corsa, raramente lascia intravedere ciò che pensa e come si sente. Nelle interviste le...


A soli 16 anni, Luca Gugnino si sta affermando come uno dei giovani più interessanti del panorama ciclistico italiano. E pensare che appena quattro anni fa il ragazzo di Boves, classe 2009, impugnava la racchetta da tennis, sport in cui...


Pavia, Collegio Borromeo. Studenti universitari, matricole (quelli del primo anno), colonne (secondo), fagioli (terzo). Goliardia, sport. Libri, furti, scherzi, partite, amori. Paolo il Pasta, Uomo, Morry, Gian, Stiva, Pesce Palla: sono loro i protagonisti. Già gli anni Ottanta, ma ancora...


Il futuro è dalla parte di Giada Martinoli: prima ha pensato al diploma, poi a vincere importanti trofei in sella alla mountain bike. Giada, 19enne del Gruppo Sportivo Carabinieri-Olympia, vive a Bedero Valcuvia con mamma Alessandra, papà Adriano e il fratello...


Xevent è lieta di annunciare il lancio di The Wild Woods,  un progetto sportivo di livello nazionale e internazionale composto da tre eventi agonistici dedicati al ciclismo fuoristrada, che si svolgeranno tra febbraio e marzo 2026 nel suggestivo contesto naturale del Parco...


Una vera e propria raffica di gare per atlete e atleti dell’Ale Colnago Team in Belgio. Tante competizioni e tante soddisfazioni per i buoni risultati ottenuti nel “regno” del ciclocross. Cominciamo dalla 7a tappa della Coppa del Mondo a Gavere...


Come vi abbiamo anticipato e rivelato nel giorno di Natale, per chiudere in bellezza il 2025 di BlaBlaBike (puntata numero 303) abbiamo intervistato Axel Merckx. E per chiudere ancor più in bellezza, l'ultimo argomento toccato è stato suo papà, il...


Mikel Landa non vuole assolutamente darla vinta alla malasorte e a 36 anni, dopo una lunghissima sequela di incidenti che l’hanno obbligato ad altrettanti faticosi recuperi, è pronto a riagganciare il pedale per disputare con rinnovata passione la sua...


È un investimento importante quello fatto dalla EF Education-EasyPost su Archie Ryan. La formazione statunitense (forte ancora di uno slot libero nel proprio organico per il 2026) ha infatti deciso di estendere il contratto del classe 2001 irlandese fino...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024