L'ORA DEL PASTO. IL COLLO LUNGO DI TRAPE'

STORIA | 21/11/2018 | 07:36
di Marco Pastonesi

Trapè, che prima era Ardelio: del 1919, come Fausto Coppi, durante la guerra fu mandato in Africa, come Fausto Coppi, però in prima linea, a Tobruk nel 1941 e a El Alamein nel 1942, “le pallottole che gli fischiavano sopra la testa”, dopo la guerra tornò a casa, come Fausto Coppi, non da corridore ma da ciabattino, finché ricominciò non solo a vivere ma anche a correre, e a vincere, lo chiamavano “il Bartali dei dilettanti”, “perché fra i dilettanti era già vecchio però non mollava mai”.


Trapè, che poi era Livio: del 1937, fu Ardelio a ordinargli di irrobustirsi – a piedi, a correre, o nei campi, a lavorare – prima di salire su una bicicletta, perché lo vedeva gracile, fragile, smilzo, finché nel 1956 gareggiavano insieme nella Lazio (foto da Laziowiki) e nel 1957 nella Roma, “e tutti ci chiamavano ‘il vecchio’ e ‘il giovane’”.


Trapè, Livio, che stava a Meo Venturelli come Bartali stava a Coppi: in bici si facevano la guerra, giù dalla bici si facevano anche i complimenti, in bici si dividevano i tifosi e gli sportivi, giù dalla bici si dividevano le camere e i pasti, “ma se io posso dire di aver aiutato Meo a vincere qualche corsa, lui non ha mai potuto dirlo perché se ne dimenticava o fingeva di dimenticarsene. Ma gli ho voluto bene, e lui sapeva quanto”.

Trapè, Livio, che fu olimpico e olimpionico: olimpico quando venne convocato per rappresentare l’Italia ai Giochi di Roma, quasi la sua Roma, perché lui è di Montefiascone, Lago di Bolsena, provincia di Viterbo, sulla Cassia, olimpionico quando conquistò la medaglia d’oro nel quartetto della 100 chilometri con Giacomo Fornoni, Ottavio Cogliati e Toni Bailetti, tre giorni dopo prese l’argento nella prova su strada, “una quadrupla truffa”, ricorda lui, “la prima truffa per un pignone rotto, che mi costrinse a passare dal 14 al 18, la seconda truffa perché Pinella De Grandi, il meccanico della Nazionale, e anche di Coppi, non aveva una ruota adatta per me e così decisi di tenermi quella, la terza truffa una borraccia all’ultimo rifornimento, conteneva tè zuccherato e non glucosio e un complesso vitaminico, per la rabbia dopo una cinquantina di metri la gettai a terra e rimasi senza liquidi e senza energie, la quarta truffa – la ciliegina sulla torta - per un consiglio sbagliato nella volata finale a due con il sovietico Viktor Kapitonov, quello del giornalista Lillo Pietropaoli che stava sull’ammiraglia, mi gridò di scattare perché da dietro stavano rientrando, e non era vero, io partii lungo e fui saltato a 10 metri dal secondo oro, e ancora non mi do pace”.

Trapè, Livio, che fu professionista: sei anni, nel 1961 e nel 1962 con la Ghigi, nel 1963 con la Salvarani e nel 1964 con la Springoil, più il 1965 tesserato con la Libertas di Enrico Uccellini e il 1966 con il gruppo sportivo delle Panteraie di Montecatini, totale due vittorie, al Giro di Campania e alla Coppa Cicogna nel 1961, più tre secondi posti, al Giro di Lombardia, quando passò per primo – e senza spinte – sul Muro di Sormano, nel Gran premio di Alghero e nella Sassari-Cagliari nel 1962, più – fra l’altro – un terzo di tappa al Giro d’Italia nel 1964 e un terzo alla Vuelta nel 1966 (anche se gli annali riportano quarto: “Ventidue tappe in 18 giorni, a Santander, in volata fui superato dall’olandese Gerben Kartsens, smisi di pedalare e mi saltò anche lo spagnolo Ramon Saez, uno spilungone”), più il campionato italiano a squadre con la Ghigi nel 1962. Tanto, tantissimo, per qualsiasi corridore, poco, pochissimo, per un corridore come lui.

Trapè, Livio, abbonato alla malasorte: quella volta che, Giro d’Italia 1961, ventesima e penultima tappa, la Trento-Bormio di 275 chilometri con Pennes, Giovo e Stelvio (“Era in programma il Gavia, ma la notte aveva nevicato”), “stavo rientrando da solo su Rik Van Looy, Hans Junkermann e Carletto Brugnami, a Merano, ero nella scia delle ammiraglie, doppia curva, non segnalata, nella prima mi salvai, nella seconda mi schiantai, frattura del femore”, e addio.

Trapè, Livio, eroe di casa alla Carrareccia, “le mie strade, anche se preferisco quelle asfaltate”, eroe anche l’altra settimana, a Forlì, alla festa di Ercole Baldini, “fra tanti amici”. Ma su una cosa non è d’accordo: “Ma quale eroe, sono soltanto uno che va in bicicletta”.

Trapè, Livio, che a 81 anni (“Quasi 82”) giura che “la bici è la mia vita”, tant’è che ci va ancora, tre volte la settimana (“Una settantina di chilometri a uscita”) e la domenica il lungo (“Fino a un centinaio di chilometri”), totale “15 mila chilometri l’anno, ma senza tirarmi più il collo, ormai è già lungo abbastanza”.

Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Settimana scorsa Giorgia Monguzzi ha raccontato sul sito un evento speciale che ha visto protagonista Lorenzo Fortunato con la sua maglia azzurra al Museo del Ghisallo. Nell'occasione, la nostra inviata ha intervistato lo scalatore bolognese della XDS Astana per approfondire...


Mirko Bozzola ha tagliato il traguardo di Cantù praticamente incredulo, un terzo posto che vale d’oro e soprattutto gli dà una carica incredibile. Ad aspettarlo dopo l’arrivo, insieme allo staff della S.C. Padovani ci sono Paolo ed Alessandro Guerciotti pieni...


Parla italiano la seconda tappa del Tour de Suisse, la Aarau - Schwarzsee di 177 km: a cogliere il successo è stato Vincenzo Albanese che ha regolato l’elvetico Fabio Christen della Q36.5 e il britannico Lewsi Askey della Groupama FDJ....


130 km di fuga, di cui oltre 60 in solitaria, oggi nella seconda tappa del Giro Next Gen Jonathan Vervenne ha fatto quella che può essere definita una piccola impresa. Il suo obiettivo era quello di vincere la cronometro individuale...


A partire dal 2026, il Critérium du Dauphiné assumerà un nuovo nome e diventerà Tour Auvergne-Rhône-Alpes, riflettendo il sostegno sempre crescente della Regione ospitante. La vibrante tavolozza di paesaggi della regione Auvergne-Rhône-Alpes ha portato la gara a un livello completamente...


Con il trionfo ottenuto nell’edizione 2025, Tadej Pogacar è diventato il 52° ciclista a scrivere il proprio nome nell'albo d'oro del Giro del Delfinato, il terzo capace di firmare il massimo risultato vestendo la maglia iridata dopo i francesi Louison...


Nella seconda tappa del Giro Next Gen, la Rho Fiera / Cantù di 146 chilometri, fa festa il belga Jonathan Vervenne. Il 22enne della Soudal Quick-Step Devo Team ha tagliato il traguado della cittadina brianzola con 30" di vantaggio su Aubin...


È sembrato quasi (ma è solo una suggestione, certo!) che, lassù tra i cieli, qualcuno seguisse il pedalare di Fabio, ne ascoltasse i battiti cardiaci, si preoccupasse per la sua fatica… E riempisse quindi d’aria i polmoni per soffiare via...


Al termine del Giro del Delfinato Jonas Vingegaard torna a casa con una medaglia d’argento al collo. Non era questo il risultato che voleva, ma al momento, il campione danese si sente soddisfatto. «Non è una cosa di cui essere particolarmente...


E ci frega di brutto, al primo squillo del telefono, noi che volevamo uscirgli di ruota sulla destra per batterlo allo sprint e rimembrare soavi dell'epopea sua e dei radiosi 80 anni da compiere il 17 giugno, Eddy Merckx. «Complimenti...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024