Di Luca furioso: «Stanno annullando il mio diritto alla difesa»

| 26/09/2007 | 00:00
Di Luca non ci sta. Si sente circondato, soprattutto accerchiato da fatti tutt'altro che chiari. Il comportamento della procura antidoping del Coni è "un vero e proprio attacco" personale, legato a "moventi estranei", che attraverso "notifiche a mezzo stampa", "annullano di fatto il diritto alla difesa" ed espongono l'atleta "alla gogna mediatica". E' una dichiarazione durissima quella che Danilo Di Luca affida alla Federazione ciclistica italiana in merito al procedimento in corso da parte della procura antidoping del Coni per il suo coinvolgimento nell'inchiesta Oil for drug e i rapporti col medico Carlo Santuccione. Dopo le notizie riportate oggi da molti quotidiani, secondo cui il deferimento e la sospensione per il vincitore del Giro d'Italia sarebbero ormai imminenti, Di Luca si è sfogato nell'immediata vigilia dei Mondiali di Stoccarda. "Danilo Di Luca - si legge nella nota - stigmatizza il comportamento osservato dalla Procura Antidoping del Coni a poche ore dall'inizio della competizione Campionato del Mondo su strada, da considerarsi ormai quale vero e proprio attacco alla propria persona. I fatti oggetto di contestazione da parte della Procura Antidoping erano stati attentamente valutati dalla medesima mesi addietro ed erano stati alla base di due distinti procedimenti penali pendenti presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Pescara, per i quali si è avuta formale archiviazione e richiesta di archiviazione". Di Luca, che non è stato ancora formalmente deferito e che oggi ha autorizzato l'Uci a fornire al Coni i prelievi effettuati durante il Giro d'Italia, "ritiene che non sia in linea con la sobrietà che dovrebbe caratterizzare l'azione di qualsiasi Organismo inquirente, per la delicatezza delle questioni coinvolte e per i devastanti e irreparabili effetti che possono prodursi sull'immagine degli atleti interessati dai relativi procedimenti, effettuare notifiche 'a mezzo stampa', al di fuori dei rigorosi canoni procedimentali, che annullano di fatto il diritto di difesa dell'atleta e lo espongono esclusivamente alla gogna mediatica". Di Luca giudica "abnorme" e "giustificato dalla sola volontà di utilizzare quale cassa di risonanza la competizione di rilievo internazionale, il fatto che la Procura Antidoping abbia atteso proprio tale evento per manifestare la propria decisione, evento cui, in forza dei risultati sportivi raggiunti, l'atleta Di Luca ha merito di partecipare con concrete possibilità di vittoria". Il corridore della Liquigas, attribuisce il comportamento dell'organo inquirente del Coni a "moventi estranei" e minaccia un'azione legale. "Il signor Di Luca sta sin da ora valutando la esperibilità di azioni risarcitorie e reintegrative per il grave danno di immagine che gli è stato arrecato, oltre che per quello economico legato alla stipula del contratto professionistico per le prossime annualità".
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