Basso: «L'idea Veronesi è bellissima, ma io non ne so nulla»

| 24/07/2007 | 00:00
Sta pedalando, Ivan Basso. Come tutte le mattine, come tutti i santi giorni, come se il suo prossimo obiettivo fosse dietro l’angolo. «E’ l’unico modo che ho per alleviare il mio distacco dal mondo del ciclismo – dice il campione varesino a tuttobiciweb.it – è l’unico modo che conosco per stare in pace con me stesso: in sella alla mia bicicletta. In verità ne ho anche un altro, la mia famiglia. La mia giornata è scandita da queste due certezze: bicicletta e famiglia. Bicicletta e la quiete di casa mia con mia moglie Micaela e i miei due bimbi. Se c’è un aspetto positivo in questo momento molto difficile e duro è quello di stare con loro, vederli crescerli, godermeli il più possibile, anche se non vi nascondo che ogni tanto devono anche sopportare un papà piuttosto nervoso e depresso. Se guardo il Tour? Lo guardo, lo guardo, e a forza di guardarlo non ho più nemmeno le unghie». Tuttobiciweb.it ha contattato il campione di Cassano Magnago in seguito al progetto Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità, che ha lanciato l’idea di creare una squadra professionistica che si identifichi con la sua Fondazione (FUV, Fondazione Umberto Veronesi). Un progetto lanciato sulle colonne de «La Gazzetta dello Sport», sposato già da diversi industriali (vedi Colnago) e uomini di sport (vedi Fiorenzo Magni) e, per quanto si legge oggi sulla “rosea”, avrebbe in Basso il suo uomo di riferimento. «Ho letto anch’io questa mattina la notizia, ma io non ne so assolutamente niente e non ho mai sentito nessuno – assicura il vincitore del Giro 2006 -. Non dico che non sia un buon progetto, tutt’altro, dico semplicemente che io non ne so nulla. Poi non vi nascondo che in questo momento molto difficile per me non voglio pensare a quello che sarà, non voglio fare progetti a lunga scadenza, vivo alla giornata, facendo un passettino per volta, una pedalata dietro l’altra. Se ho avuto contatti? Persone che mi vogliono bene ne ho anch’io, grazie a Dio, ma con nessuno ho parlato di squadre e futuro. Ripeto, non è il momento e trovo per certi versi di cattivo gusto farlo. Oggi voglio solo pensare a pedalare e a star vicino alla mia famiglia, con la quale tra l’altro sto condividendo un’esperienza molto bella. A me e a Micaela piacciono i bambini, e proprio per questo ci stiamo adoperando per dare una mano ad una associazione “no-profit” che lavora per le adozioni a distanza. Diciamo che per il momento questa è davvero la mia unica attività la mia priorità più grande. Mi fa sentire utile alla causa di tanti bimbi che soffrono e non hanno le fortune che abbiamo noi, che ho io».
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