| 29/06/2007 | 00:00 Non so bene se iniziare con il classico “Egr Sig. Direttore” o con un più amichevole “ Caro Pier” ma di certo so che dopo aver letto il tuo articolo che parlava di ciclismo su “Il Giornale” di oggi 27-06.-07 ho pensato al titolo del libro della grandissima Oriana Fallaci : «La rabbia e l’orgoglio».
Sono in questo sport da ormai più di trent’anni e come tutti noi posso dire di avere visto momenti buoni e momenti meno buoni ma non posso accettare assolutamente quello che ha affermato il Commissario della Commissione Antidoping della Federcalcio Giuseppe Di Capua.
«Per uscire dalla crisi attuale il Ciclismo deve seguire l’esempio del calcio e liberarsi dalla associazione a delinquere che ha intrappolato il mondo del pedale».
Egregio Dottor Di Capua niente di personale nei Suoi confronti ma penso sia importante parlare qualche volta anche con orgoglio del nostro sport , di chi lo pratica e di chi, come me, lo vive anche come professione. Sono sempre stato contrario a confrontare due mondi completamente diversi come quelli del calcio e del Ciclismo perché non ha senso, troppo diversi e distanti. Ho sempre affermato che dobbiamo cercare di risolvere i nostri problemi con grande senso critico, senza ipocrisia e con molta concretezza. Certamente fino ad ora i risultati non ci danno ragione e certamente noi del mondo del Ciclismo abbiamo tanto da imparare per migliorare molte componenti del nostro mondo ma certo il calcio non si è dimostrato grande maestro.
E’ importante ricordare che da più di dieci anni i nostri atleti hanno dato il loro consenso al prelievo di sangue per i test di tutela della salute. Il calcio quando ha dato il suo assenso al test incrociato sangue urine ? Vorrei ricordare che spesso i prelievi pre-gara di sangue vengono effettuati in camere d’albergo mentre alcuni atleti del calcio si sono rifiutati di sottomettersi al prelievo nell’infermeria dello stadio asserendo di non essere delle bestie.
Vorrei ricordare lo scandalo delle provette di urina gettate nei lavandini invece di essere analizzate che ha portato alla temporanea chiusura di un grande laboratorio antidoping.Vorrei ricordare lo scandalo scommesse. Vorrei ricordare alcune società fallite e richieste di decreti “spalmadebiti”. Problemi di falso in bilancio o fatti delle plusvalenze fittizie. Per tutto questo è stato conato il termine “doping amministrativo”.
Lo scandalo passaporti falsi non è certo del mondo ciclistico.
“Moggiopoli” non era certo riferita a gare di ciclismo ma ha coinvolto arbitri e personaggi del calcio. Una società di calcio e non di Ciclismo è stata assolta dall’accusa di doping di squadra perché… «la legge non era ancora in vigore nel momento del reato».
Sarebbe meglio non dover parlare del grave problema della violenza negli stadi. Ho ancora negli occhi la gente che scende festosa nei campi dopo la tappa dello Zoncolan al Giro d’Italia e per contro provo ancora dolore pensando alla famiglia dell’Ispettore Rasciti.
Dobbiamo vedere in base alle statistiche Federali quanti Atleti del calcio e del Ciclismo sono risultati positivi negli ultimi anni.
Caro Pier sappiamo purtroppo che pressoché tutto lo sport è stato colpito dal quel cancro che si chiama EPO e torno ad affermare che abbiamo il dovere di lottare per dare un futuro prossimo migliore ai nostri Atleti.
Sono certo che questa è la motivazione che spinge il Dott. Di Capua a svolgere al meglio il Suo incarico ma desidero ricordare che recentemente i nostri Atleti hanno anche dato la disponibilità al test del DNA e che molti hanno già aderito alla nuova proposta dell’Unione Ciclistica Internazionale che tra le altre cose richiede una reperibilità pressoché totale per i test a sorpresa e che se trovati positivi gli Atleti del Ciclismo dovranno rinunciare ad un anno del loro stipendio destinato a favore della lotta al doping.
Nella tristemente famosa “Operation puerto” sono implicati circa duecento atleti di cui una cinquantina ciclisti e gli altri?
Quali sono le Federazioni che hanno cercato di far luce su questa vicenda? E’ stato dato ampiamente risalto dalla stampa a nomi e sport coinvolti in questo scandalo ma fino ad ora chi ha pagato? Per ora solo il ciclismo ed alcuni suoi atleti.
Facciamo pulizia, molto bene, ma non gettiamo parte della polvere sotto il tappeto. Così non si pulisce che una piccola parte dello sport con un buon effetto propagandistico.
Come gli atleti e tutto il personale delle squadre io sono un semplice lavoratore di questo sport che ancora mi appassiona e sono assolutamente d’accordo nell’individuare e allontanare dal nostro mondo i delinquenti e le mele marce ma il mio grande orgoglio mi fa anche pensare che quando un calciatore, uno solo, firmerà per dare il suo assenso al controllo del proprio DNA , alla reperibilità totale ed a dare un anno di stipendio in caso di positività allora, forse, avremmo qualcosa da imparare anche dal calcio. O forse non abbiamo imparato abbastanza?
Ho provato tanta rabbia ed un sussulto di orgoglio nel leggere le dichiarazioni del Dott. Di Capua e quello che ho scritto non vuol essere una attacco al mondo del calcio e tanto meno o a chi lo rappresenta ma penso che il nostro ciclismo debba essere migliorato e questo è un nostro preciso dovere che viene ancora prima della ricerca del risultato e delle vittorie ma la nostra cara bicicletta ha anche il diritto della difesa se no, come si dice a Napoli, rischiamo di essere “cornuti e pure mazziati».
Damiani Roberto, direttore sportivo della Predictor Lotto
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