| 26/06/2007 | 00:00 Il ciclismo deve prendere esempio dal calcio per liberarsi dalla "associazione a delinquere" che lo ha "intrappolato". È quanto afferma il presidente della Commissione Antidoping della Federcalcio, Giuseppe Capua, in un'intervista concessa ad Apcom. Capua concorda con l'allarme lanciato dal presidente del Coni Petrucci sul numero consistente di esenzioni a scopo terapeutico concesse ai ciclisti.
"Sono felice per il fatto che il presidente Petrucci abbia sollevato il problema perché l'istituzione sportiva deve ribellarsi agli atteggiamenti inconsueti dei medici, i quali devono capire che il problema del doping non riguarda solamente le gare ma soprattutto la salute dell'atleta. Noi come calcio lavoriamo sulla prevenzione e successivamente sulla possibile e giusta sanzione, ma senza trascurare certi atteggiamenti negativi dei medici, che per difendere il loro settore trasmettono messaggi sbagliati".
Capua ha appoggiato le perplessità emerse da più parti in merito alla quantità di certificazioni mediche concesse nel ciclismo al fine di assumere farmaci contenenti sostanze altrimenti proibite dai regolamenti internazionali. "Io credo che si esageri, ma penso anche qualcosa di più grave. Ho l'impressione che il ciclismo, sport meraviglioso, sia intrappolato da una vera e propria associazione a delinquere. Il caso del medico spagnolo Eufemiano Fuentes dà la sensazione precisa che ci sia un'organizzazione che permette di dopare gli atleti, che sono intrappolati da questa associazione a delinquere. Anche il ritorno sui propri passi di Ivan Basso mi fa pensare che l'atleta abbia ricevuto qualche tipo di minaccia".
Lo scorso anno dopo il Tour de France i vertici dell'antidoping transalpina annunciarono con preoccupazione di avere registrato un 60% di esenzioni a scopo terapeutico sugli oltre 100 ciclisti controllati in occasione della Grande Boucle.
Il calcio ha problemi simili? Capua dice di no e parla di un numero di certificazioni in linea con la normale statistica di infortuni o patologie. "Noi riceviamo le esenzioni e le trasmettiamo al Comitato Esenzione a Fini Terapeutici del Coni, che decide se approvarle. Il nostro ufficio lavora a stretto contatto con Coverciano, ma i numeri sono assolutamente minori: sono cifre compatibili con la normalità".
Una normalità raggiunta "attraverso un'opera di rigore, che negli ultimi anni ha portato ad avere solamente casi di cocaina o altre droghe da abuso": "Il doping vero e proporio nel calcio non esiste più da tanto tempo. Esiste un problema cocaina che è enorme, ma è un problema sociale. Il calcio deve intervenire per prevenire con sanzioni modulate. Io sono d'accordo con la sanzione dura, ma non sul fatto che questi atleti vengano abbandonati dal mondo dello sport". Capua, riferendosi al caso dell'ex calciatore dell'Udinese Jonathan Bachini, squalificato a vita per recidività alla cocaina, ha spiegato che in vicende simili gli atleti "dovrebbero scontare la pena facendo da testimonial": "Altrimenti giocatori come Bachini non vengono controllati più e possono fare la fine di Pantani. Non bisogna abbandonarli".
Capua ha quindi espresso soddisfazione per la diffusione dei controlli ematici sottolineando l'impegno suo e della Figc nell'introduzione di questo tipo di analisi. "Anni fa avevamo casi di nandrolone, più che altro causati dall'abitudine ad utilizzare inconsapevolmente integratori contaminati. Ma al contempo non c'era il rigore che portammo noi nel 2001", ha concluso Capua, "c'era un lassismo culturale. Il calcio italiano ha deciso di fare prelievi del sangue nel 2002-2003 e all'inizio incontrammo qualche difficoltà. Ma ora tutti sono consapevoli di questa necessità e per noi è una grande soddisfazione il fatto che ad Euro 2008 verranno effettuati test ematici in occasione di tutte le 31 partite del torneo".
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