L'ORA DEL PASTO. BOTESCIÀ & GREG

STORIA | 12/05/2018 | 07:14
Bottecchia, che si chiamava Ottavio perché era l’ottavo di otto tra fratelli e sorelle. Bottecchia, che i francesi pronunciavano Botescià. Bottecchia, che a Parigi era arrivato in treno, con una valigia di cartone e un manubrio, e il berretto da corridore di sghimbescio. Bottecchia, che al Tour de France era stato inserito al posto di Brunero in una squadra francese. Bottecchia, che quelli dell’Automoto accolsero con freddezza e diffidenza, sospirando “faremo tardi, la sera, ad aspettarlo”. E invece.

C’era Bottecchia, c’era il ciclismo, c’era la letteratura, c’era Claudio Gregori con il suo “Il corno di Orlando” (66thand2nd) giovedì sera a Genova, ospite della libreria Falso Demetrio nel ristorante-pub Kowalski. C’erano storie eterne di quasi cento anni fa. C’era Erwin Rommel, tenente dell’esercito tedesco, che nella Prima guerra mondiale tagliò in due le truppe italiane piombando su Longarone dalla Forcella Clautana, lui a cavallo, i suoi soldati in bicicletta. C’era Aldo Borella, corrispondente della “Gazzetta dello Sport” dalla Francia, poi anche membro dell’Ovra, la polizia segreta dell’Italia fascista, che raccomandò Bottecchia ai francesi, e Bottecchia, già alla seconda tappa del Tour del 1923, da ultimo gregario diventò maglia gialla. E c’era Bottecchia, che in maglia gialla non resistette alla tentazione e durante una tappa sui Pirenei si tuffò in un fiume e Eberardo Pavesi, l’Avocatt, esterrefatto, che gli domandava che cosa stesse facendo.

“Neoclassico” e “immaginifico”, è stato definito Gregori. Intanto “Greg” raccontava di come fosse nata l’idea del libro: “Idea di Michele Martino, redattore di ‘Il figlio del tuono’, il mio libro su Eddy Merckx. Bella idea. Conoscevo già luoghi e storie di Bottecchia, conoscevo i precedenti libri, ho aggiunto una ricerca nelle fonti francesi, perché Bottecchia fu un eroe francese: secondo nel Tour del 1923, primo nei Tour del 1924 e 1925. E a parità di Tour vinti, Bottecchia indossò la maglia gialla per 34 tappe, Bartali per 23, Coppi per 19”. Intanto “Greg” spiegava le avventure di Bottecchia in guerra: “Tre volte catturato e tre volte fuggito lo stesso giorno della cattura. Una volta chiedendo il permesso di spostare la mitragliatrice, che pesava 92 chili, da una spalla all’altra, approfittando del movimento e precipitando in un burrone di una decina di metri”. Intanto “Greg” precisava che “quando Bottecchia rientrò nei ranghi, gli domandarono perché si fosse trascinato la mitragliatrice e lui rispose che non era sua, ma del governo”.

Così, mentre il Giro d’Italia si accende per Chaves e Yates, per Viviani e Pozzovivo, il Kowalski s’infiammava per Bottecchia: “Bottecchia che baciò una tifosa mentre pedalava, Bottecchia che correva solo contro tutti, anche contro i suoi compagni di squadra, tant’è che fu fatto fuori per una ‘borraccia intelligente’, cioè avvelenata, Bottecchia che godette di una sottoscrizione – di una lira ciascuna – lanciata dalla ‘Gazzetta dello Sport’ e il primo firmatario fu Benito Mussolini, Bottecchia che morì in circostanze misteriose, una dozzina di ipotesi, dal giro delle scommesse a un attentato dei fascisti, da un regolamento di conti per furto di uva o ciliegie o fichi fioroni a un regolamento di conti per questioni amorose”.
Bottecchia e Gregori, due uomini soli al comando.

Marco Pastonesi
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