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GIRO D'ITALIA | 10/05/2018 | 07:25
Missione compiuta per il vicentino di Marostica Enrico Battaglin che ritrova la vittoria di tappa al Giro d’Italia dopo quattro anni. E’ il suo terzo successo nella corsa rosa dopo quello a Serra San Bruno nel 2013 e, nel 2014, al santuario di Oropa mettendo a frutto, con tempismo e forza, le sue doti di scattista soprattutto sugli strappi.

Alle sue spalle è pregevole la piazza d’onore per Giovanni Visconti, nella sua terra, interpretando al meglio l’impegnativo finale verso Santa Ninfa dopo avere validamente aiutato il coèquipier Pozzovivo in un rientro in fase oltremodo delicata vicino all’arrivo.

E’ stato anche quello di Santa Ninfa un finale impegnativo con cadute e scivolate assortite. Il colombiano Lopez dell’Astana ha pagato 43” per un “fuoristrada” in discesa tutto suo.

Oggi è atteso il verdetto importante della lunga scalata finale all’Etna da un versante inedito dopo avere percorso strade impegnative, segmentate con discontinuità altimetriche anche sensibili e con sviluppo caratterizzato da curve continue in successione. Saranno diversi i tratti di pavimentazione, in special modo negli abitati, con lastroni in pietra con forte componente lavica che non è il massimo per l’aderenza, soprattutto se umida.

La classifica è ancora corta, cortissima ma questa sera sarà maggiormente definita e foriera d’interpretazioni per le ambizioni dei pretendenti al successo finale.

Caltanissetta ospita la partenza della 6^ tappa, la terza e ultima nell’isola di Sicilia, del Giro d’Italia 2018. L’unica volta che la corsa rosa ha fatto tappa in questo capoluogo di provincia fu nel 1976. Era la 2^ frazione, la Siracusa-Caltanissetta di km. 210 e il fiammingo Roger De Vlaeminck, gran cacciatore di tappe e classiche, anticipò allo sprint Piermattia Gavazzi e Francesco Moser mentre il suo amicone e compagno di squadra nella Brooklyn, Patrick Sercu, velocista di classe, conservò la maglia rosa prima di cedergliela due tappe dopo.

E’ una città d’aspetto moderno, nel cuore dell’isola, a m. 570 d’altitudine, disposta ad arco su tre rilievi alle pendici meridionali del monte San Giuliano, l’antica Nissa, nella valle percorsa dal fiume Salso, si è sviluppata nella seconda metà dell’anno 1000 e nel tempo si è estesa in quattro quartieri, oltre le mura medievali.

L’economia della zona conobbe una particolare vivacità dopo l’unità d’Italia con l’industria mineraria dell’estrazione dello zolfo testimoniata dalla fondazione nel 1862 del primo istituto minerale d’Italia, affiancato, in tempi assai più recenti, da un museo mineralogico entrambi intitolati a Sebastiano Mottura (1831-1897), ingegnere piemontese, geologo, cittadino onorario di Caltanissetta, che ricorda la dura attività mineraria per l’estrazione dello zolfo. Una risorsa che aveva portato Caltanissetta a essere riconosciuta quale “capitale mondiale dello zolfo”. E’ stata una risorsa che ha contribuito anche allo sviluppo cittadino con la costruzione di nuovi palazzi in stile che si richiamava al classico.

La Cattedrale che affaccia su piazza Garibaldi, centro della vita cittadina con Corso Umberto I, presenta diverse opere di varie epoche al suo interno, unitamente ad altri edifici monumentali, quali l’antica abbazia di Santo Spirito.
La tappa, seppur breve, presenta un’altimetria mossa e pone nel finale l’impegnativo traguardo sull’Etna, all’Osservatorio Astrofisico, GPM di 1^ categoria.

ENNA. Dopo il passaggio dal Villaggio Santa Barbara, l’itinerario prevede subito il passaggio nella provincia di Enna, con la strada che sale e conduce al capoluogo di provincia più alto d’Italia, Enna appunto, a quota variabile fra i 900 e i 990 metri. E’ città con secolare storia che era chiamata Castrogiovanni – di derivazione araba - fino al 1927 quando riassunse il suo antico nome di Enna. E’ conosciuta anche come il “belvedere di Sicilia” perché consente una vastissima vista sull’esteso altopiano con distese di uliveti, di grano e la veduta di varie località circostanti. Si passa poi da Pergusa, sempre nel comune di Enna, nota per il lago naturale e le particolari valenze paesaggistiche, geologiche e faunistiche e un circuito motoristico che si sviluppa lungo il suo perimetro, lungo km. 4,950 e che ospita, dal 1951, manifestazioni motoristiche di rilievo, anche internazionali.

PIAZZA ARMERINA. La tabella di marcia prevede il passaggio da Piazza Armerina, bella cittadina d’impianto medievale nel centro con richiami al barocco e al normanno. Sorge in un territorio ricco di boschi e fertili campagne e di pregevoli motivi monumentali come la Villa romana del Casale, ritenuta la maggiore testimonianza della civiltà romana nell’isola con i suoi famosi mosaici, dal 1997 patrimonio umanità mondiale UNESCO. Esercita un forte richiamo turistico anche per i suoi costumi e le sue tradizioni, dove spicca il Palio dei Normanni, rievocazione storica in costume che si svolge a metà agosto. Di notevole valore è anche la Cattedrale in stile misto gotico manierista e barocco, dedicata a Maria Santissima delle Vittorie. Era nativo di Piazza Armerina (1930), il commissario capo della squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, assassinato il 21luglio 1979, dalla criminalità organizzata mafiosa.

Si sale ancora, leggermente, verso Aidone, centro nel cui territorio sono compresi il sito siculo-greco-ellenistico di Morgantina e il castello arabo-romano di Pietratagliata. Sono qui nati il costituzionalista Augusto Barbera (1939) e il politico Enzo Bianco.
Poco prima del bivio di Raddusa si entra nella provincia di Catania incontrando Giumarra, frazione del comune di Castel di Iudica, nel comprensorio conosciuto come “calatino” che distingue, a grandi linee, il territorio della diocesi di Caltagirone, e poi passando per la contrada di Ponte Barca, tributario del nome a un antico ponte romano, è un’oasi naturale con anse e isolette del fiume Simeto che alimenta un invaso artificiale, con varie specie volatili.

PATERNO'. Si raggiunge Paternò, nell’area etnea, alle primi pendici sud-occidentali del vulcano, in una zona con vastissime distese di piante d’arancio (ha avuto sede qui un’azienda considerata la più estesa al mondo in ambito agrumario fino a qualche decennio fa) e variate coltivazioni, sovrastata da una grande rupe dove sorge il Castello che domina l’abitato. Fu fatto costruire da Ruggero il Normanno nel 1072 e rinnovato nella prima metà del 1300. Offre, nella parte superiore, uno spettacolare panorama dell’Etna, della piana di Catania e della valle del fiume Simeto. La Chiesa Madre, detta pure S. Maria dell’Alto, unitamente a altri edifici di culto e palazzi civili, come il museo civico Gaetano Savasta, la Galleria d’Arte Moderna, il Palazzo delle Arti, la biblioteca comunale istituita nel 1853 e intitolata al geografo Giovan Battista Nicolosi (Paternò 1610-Roma 1670), offrono molteplici motivi d’interesse specifico. Paternò ha conosciuto un incremento demografico e abitativo con attività commerciali e produttive che hanno affiancato le tradizionali coltivazioni.

Un piccolo inciso è per la travagliata storia che caratterizza un tentativo di velodromo, ricavato attorno a un campo di calcio, in località Salinelle dove ci sono i caratteristici vulcanelli di fango della zona. Risale al 1993 la riconversione in velodromo per 4.500 spettatori, pista con curve sopraelevate mai omologata, comunque, lasciata al degrado e all’incuria per rimbalzi di competenze, chiamato Salinelle. E pare non prospettarsi alcuna via, almeno ora, per rendere operativo l’impianto che rischia l’abbattimento.

Da qui la strada inizia a salire verso Ragalna, comune autonomo dal 1985 (prima era frazione di Paternò), con buona pendenza. A quota m. 813, Ragalna fruisce dell’appellativo di “balcone dell’Etna” per il vasto panorama che offre, dalla valle del Simeto, al golfo di Augusta fino alla città di Etna.
Alla tradizionale attività agricola favorita dal particolare e fertile terreno lavico è andata abbinandosi una crescente vocazione turistica, soprattutto di tipo naturalistico-ambientale, nella peculiarità del territorio.

ETNA. La salita vera e propria al traguardo dell’Etna inizia da qui. I numeri riferiscono: lunghezza km. 14,100 che supera un dislivello di m. 918, la percentuale media è del 6,5% con punta massima del 15% poco prima di metà salita. E’ un versante dell’Etna affrontato per la prima volta dal Giro d’Italia con la strada, a carreggiata ristretta, che si snoda fra la vegetazione e vistosi segni delle colate laviche. L’Osservatorio Astrofisico, in località Serra la Nave, quota m. 1736, è intitolato a Mario Girolamo Fracastoro (Firenze 1914-Torino 1994), docente universitario e astronomo, che ha operato a lungo a Catania creando una locale “scuola” nel settore. L’Osservatorio Astrofisico dista circa tre chilometri prima del Rifugio Sapienza, dove si è conclusa lo scorso anno la Cefalù-Etna, 4^ tappa del GiroCento e, pure allora, primo arrivo in salita, con la vittoria dello sloveno Jan Polanc al termine di una fuga partita da lontano. A ritroso, nel 2011, fu Alberto Contador il primo al traguardo del Rifugio Sapienza, a quota m.1892, poi, però la vittoria fu attribuita, a tavolino, al venezuelano Josè Rujano, secondo all’arrivo, per la squalifica retroattiva, di due anni - a partire dal 25 gennaio 2011 - di Contador per la positività riscontrata al Tour de France 2010. Nel 1989 il successo fu del portoghese Acacio Da Silva, primo a Piano Bottaro, quota m. 1350. A inaugurare il traguardo dell’Etna, al Rifugio Sapienza, fu nel 1967 l’eclettico toscano Franco Bitossi.
L’Etna è la vetta più alta della Sicilia con il cratere a quota m. 3250 circa, secondo le eruzioni ed è il vulcano attivo più alto della placca euro-asiatica. Dal 2013 è stato inserito fra i beni patrimonio dell’umanità Unesco per le sue valenze paesaggistiche e scientifiche.
Il Giro dell’Etna, corsa in linea con la prima edizione nel 1980 e poi, ogni anno, fino al 2010 – con qualche interruzione – promosso dalla passione di Turi D’Agostino e organizzato soprattutto dal G.S. Forze Sportive Romane di Franco Mealli, nel suo percorso effettuava una sorta di circumnavigazione del Mongibello. L’albo d’oro, in special  modo nella prima metà, propone nomi d’eccellenza delle due ruote.

Giuseppe Figini
(dal Tv Roadbook del Giro d'Italia)

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