DENNIS:«PIANO DI 4 ANNI PER VINCERE UN GIRO». AUDIO

PROFESSIONISTI | 06/05/2018 | 18:17
Rohan Dennis ha un piano di quattro anni per diventare un campione vero, un uomo da classifica di grandi giri e questa edizione della corsa rosa sarà fondamentale per capire le proprie debolezze e come correggerle.

Il leader della classifica generale del Giro d'Italia 2018, alfiere della BMC, ha raccontato le sue sensazioni dopo la terza tappa con arrivo ad Eilat. Qui sotto le sue risposte, a fondo pagina il file audio da ascoltare.

Come ti senti?
«È la prima volta tengo maglia da leader per più di un giorno ed è speciale perché la posso riportare in Italia sulle mie spalle. Ed era il nostro obiettivo, sinceramente. Ora che è raggiunto questo primo traguardo ora proverò a difenderla giorno per giorno».

Come era oggi la condizione di gara?
«Davvero stressante, soprattutto negli ultimi 20 km. C’era tanto vento ma la mia squadra è stata molto brava a tenermi davanti. Ero un pochino nervoso e un po’ spaventato ai -5km, credevo che non avrei mantenuto la maglia rosa per via dei buchi. Ho profuso il massimo sforzo per stare il più avanti possibile e non rimanere tagliato fuori e ci sono riuscito. Faceva meno caldo di quanto aspettassi, forse perché più nuvoloso».

Eri nervoso per te o altri corridori intorno?
«Stiamo stati sempre davanti, ma c’è stato un rallentamento e siamo rimasti indietro perché le squadre dei velocisti stavano portando avanti gli uomini. Si aveva paura delle cadute ma nessuno è andato a terra, per fortuna. Quei momenti lì mettono tutti al limite, per quello che ero nervoso».

Tre giorni in Israele come li hai vissuti? Partire da più lontano?
«Devo ammettere che ne sarei sorpreso. Positiva l’esperienza qui Israele, perché pensavo fosse come in paesi fuori dall’Europa dove c’è poca gente - solo in Australia e negli USA ce ne sono - ma non è stato così. A volte ho avuto addirittura paura perché c’era troppa gente ed erano troppo vicini. Pensavo che magari fossero poco abituati al ciclismo e potesse succedere qualcosa, ma per fortuna è andato tutto bene».

Sei diventato un uomo classifica fino in fondo ora?
«Continuiamo a vivere giorno dopo giorno, ma con il direttore sportivo e la mia squadra correremo come se volessi vincere la generale anche se mi trovassi nella condizione di essere un’ora indietro. Lo faremo per capire quali sono le mie debolezze e dove potrei migliorare. Questo piano è sui quattro anni e questo Giro è fondamentale per fare il punto della situazione».

Cosa ne pensi di queste partenze all’estero? Si parla di USA e Giappone
«Magari partiremo addirittura dall’Australia! Scherzi a parte, c’è un punto in cui dovremmo fermarci perché si va troppo distante e il trasferimento aereo sarebbe troppo lungo. Ci dovrebbe essere una regola di pre massime di volo di trasferimento, ad esempio io credo che questo limite potrebbe essere di cinque ore. Qui va bene perché il volo è solo di due ore e ce n’è una di fuso soltanto».

E se si partisse da Washington?
«Washington si potrebbe anche fare perché ci sono cinque ore di fuso, ma vorrei un giorno in più di riposo. Questa è una mia idea, naturalmente. Per i corridori il punto chiave sono i giorni di ambientamento, che sono molto importanti».

Sapete qualcosa sull’eventuale sponsor del prossimo anno dopo la scomparsa drammatica del magnate svizzero Andy Rihs?
«In questo momento non sappiamo niente, stiamo ancora aspettando. Speriamo di sapere a breve su un nuovo sponsor, sarebbe davvero un grande peccato se ci sciogliessimo a fine anno, ma sono speranzoso»

Da Eilat, Diego Barbera

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