STORIA | 28/03/2018 | 08:36 Era il 1959 quando Gaul vinse il Giro d’Italia e Bahamontes il Tour de France, quando Bartali dirigeva la San Pellegrino e Coppi gli promise che l’anno successivo avrebbe corso per lui, quando nacque la festa della mamma, venne emanato il testo unico del codice della strada e cominciò lo Zecchino d’oro. Era il 1959 quando a Foen, comune di Feltre, provincia di Belluno, un gruppo di amici fondò l’Unione ciclistica Foen con l’obiettivo di tenere occupati i ragazzi del paese.
Cinquantanove anni dopo, l’Unione ciclistica Foen custodisce lo stesso obiettivo: una cinquantina di tesserati, dai giovanissimi su fino agli allievi, più qualche junior che non può o non vuole trasferirsi altrove e preferisce rimanere lì, a condividere quel clima familiare, quelle strade territoriali, quell’accento veneto, quei silenzi visibili, quei valori antichi. E spetterà proprio all’Unione ciclistica Foen inaugurare sulla strada “W la bici viva”, il festival della bicicletta di Feltre attraverso libri e foto, spettacoli e pedalate. Giovedì 5 aprile, in largo Castaldi, dalle 9, con un percorso di giochi e ostacoli, fra imbuti e sottopassi, fra slalom e gimkane, dedicato ai bambini delle scuole elementari.
“Per noi è più bicicletta che ciclismo, è più educazione che agonismo – spiega Alfonso Scopel, che nel 1962 arrivò a Foen, che nel 1965 si tesserò come esordiente, che nel 1969 era direttore sportivo, che nel 1980 era presidente, che da allora non ha più smesso di predicare (e di moltiplicare) pane e due ruote -. I miei comandamenti: rispetto, educazione, sacrificio. La mia filosofia: prendi la bici e vai, vai dove vuoi, vai quanto puoi. Il mio traguardo: se sai andare in bici, sai anche stare al mondo”.
L’Unione ciclistica Foen fa i salti mortali tenendo i piedi a terra: “Quest’anno organizziamo il campionato veneto allievi, una corsa per i giovanissimi, una per esordienti e allieve, una per esordienti maschile e femminile, una per donne juniores e elite, e alla fine di agosto il Giro della vallata feltrina per juniores, ormai una classica del calendario italiano, con 180-200 partenti. Eppure quello che più ci interessa, che più ci preme e che più ci preoccupa è la promozione nelle scuole e nelle piazze: spiegare come si usa la bici, come ci si veste, che cosa si mangia e si beve, soprattutto che cosa bisogna fare per non mettere in pericolo gli altri e se stessi”. Poi, magari, così si vince: “Un campionato italiano esordienti, e altri regionali”. Poi, magari, così può anche nascere un professionista: “Come Luigi Della Bianca negli anni Novanta, come Alberto Cecchin fino allo scorso anno nella Wilier Triestina-Selle Italia, come Alex Turrin che fa ancora parte di quella squadra”.
Anche Scopel ci aveva provato: “Su strada solo piazzamenti, nel cross l’unica vittoria. Ma da tecnico o dirigente, ogni giorno di attività vale una vittoria. Società come la nostra si fondano sul volontariato, e questa è una strada sempre più difficile. Prima da tecnico di istologia all’Ospedale di Feltre, adesso da pensionato, dedico il tempo libero al ciclismo. Fino a qualche anno fa uscivo in bici con i ragazzi, ma a forza di spingerli tornavo a casa con un braccio più lungo dell’altro. Ora mi limito ad accompagnarli in macchina, con tutto quello di cui si può avere bisogno in caso di guai. Qui c’è l’ambiente ideale: circuiti di tre, sei, nove chilometri nella zona di Villapaiera, oppure la riva sinistra del Piave, oppure il Monte Grappa… E alla fine dell’anno, grazie a qualche sponsor e a tante economie, i conti quadrano. Siamo formiche, non cicale. Il nostro motto: nessuno deve avanzare niente. E prima di acquistare, si aggiusta: dalle maglie alle bici”. Maglie giallo-amaranto, bici Sanvido di Cesiomaggiore per i più grandi, Vicini di Cesena per i più piccoli. “La bici è tutto – sospira Scopel -. E’ gioia e fatica, è scuola e divertimento, è pane e salame ma anche libertà”.
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