STORIA | 15/03/2018 | 09:04 Concerti, ma a pedali. Spettacoli, ma a due ruote. Incontri, ma rotondi. Letture, ma rotanti. E lezioni, ma ciclistiche. C’è una città che pensa, crede, ragiona sulla bicicletta. C’è una città che progetta, programma, pianifica sulla bicicletta. C’è una città che si impegna, che si affida, che investe sulla bicicletta.
Feltre – 20mila abitanti, in provincia di Belluno – ospiterà il festival “W la bici viva” dal 5 al 15 aprile: concerti, spettacoli, incontri, letture, lezioni e pedalate, tutto quello ch si possa immaginare, e anche sperare, perché la bicicletta non sia considerata solo un mezzo di trasporto, seppure il più agile, svelto, pulito, silenzioso, economico, ma anche un movimento di idee, uno stile di vita, un patrimonio di storia e storie, di educazione e cultura, di identità e umanità.
Feltre ha un’anima ciclistica perché è la patria di una tappa del Giro d’Italia del 1964 conclusa a Pedavena con la vittoria di Marcello Mugnaini e di una tappa del Giro d’Italia del 2000 conclusa proprio a Feltre con la vittoria di Enrico Cassani, perché è la patria del Passo Croce d’Aune dove Tullio Campagnolo si ispirò per inventare lo sgancio rapido della ruota posteriore per cambiare rapporto, perché è la patria di un versante del Passo Rolle e di uno del Monte Grappa, perché è la patria della Granfondo Sportful (un appuntamento ormai classico del calendario internazionale) e della 24 ore delle mura sponsorizzata dalla Castelli (un evento sportivo che ha anche una sua tradizione e una sua originalità), perché è la patria industriale della Sportful e della Castelli aziende leader nel settore.
La prima edizione di “W la bici viva” è stata fortemente voluta dal Comune di Feltre, organizzata dall’associazione Ti con Zero di Fernanda Pessolano, con il sostegno e la collaborazione delle forze del territorio, non solo quelle ciclistiche, ma anche scolastiche e assistenziali. Perché la bicicletta non è solo ciclismo, ma infinitamente di più – solo per dirne tre -: con la sua missione solidale, con la sua grammatica geografica, con la sua vocazione letteraria.
La bicicletta non è mai stata così desiderata, promossa, cavalcata come succede oggi. Da anni anche in Italia le vendite delle bicicletta hanno superato quelle delle auto. Da anni ogni città (anche Feltre con il suo “C’entro in bici”) si è munita di un sistema di biciclette pubbliche a noleggio. Da anni la bici è diventata anche di moda, da quelle a scatto fisso come all’inizio del Novecento a quelle “gravel” che sono la versione Duemila del ciclocross. Da anni si è riscoperto il fascino dello sterrato e della pista, e non si è mai perso quello del Giro d’Italia o della Milano-Sanremo. Da anni la bicicletta è giudicata come il modo per cambiare il mondo, e salvarlo. La bici salverà anche Feltre, con un concerto dei Tetes de Bois, le testimonianze di Maria Canins e Sandro Donati, i libri di Claudio Gregori e Marco Ballestracci, i teatrini di carta della stessa Pessolano e gli album delle fotografie di famiglie locali. Ed è per questo che quegli appuntamenti con gli studenti e gli anziani, in sella o su una sedia, a suon di pedali o anche di pianoforte, saranno – allo stesso tempo - una dichiarazione di fede e un giuramento di amore.
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