STORIA | 06/09/2017 | 07:43 C’era una Vuelta un mappamondo. Faremmo meglio a dire il mappamondo, perché non ce n’era mai stato un altro prima. Ma andiamo con ordine, e cominciamo dal principio. Che, tanto per facilitarci il lavoro, non si sa neanche quando sia.
Era all’incirca il 1450, forse cinque anni dopo, magari dieci. Non oltre il 1460, comunque. Juan de la Cosa era un figlio della Cantabria, ed era nato con la fissazione del mare. Da ragazzo si imbarcava dai porti del nord della Spagna e viaggiava verso le Canarie e l’Africa occidentale, imparando il mestiere e la vita. Le prime tracce di Juan nella storia con la s maiuscola risalgono al 1488, quando doveva avere fra i ventotto e i trentotto anni. Lo troviamo a Lisbona, agli arresti: sta facendo la spia sulle scoperte degli esploratori al soldo dei portoghesi, e i diplomatici dei re cattolici di Spagna hanno il loro daffare a liberarlo, ma sono anche obbligati a farlo, visto che Juan sta spiando per loro.
All’inizio degli anni 90 lo ritroviamo a El Puerto Santa Maria, proprietario di una nave che si chiama Marigalante e probabilmente è stata il prezzo del lavoro sporco. Il 3 agosto 1492 si imbarca da Palos de la Frontera con Cristoforo Colombo, un genovese che è riuscito a farsi finanziare dai reali di Spagna per andare alla scoperta dell’Asia, o almeno così crede. Alla spedizione Juan porta la sua nave, ribattezzata per l’occasione Santa Maria: in cambio Colombo lo nomina pilota della flotta, composta di altre due navi più piccole, la Pinta e la Niña. Il 12 ottobre toccano terra su un’isola, che sarà chiamata San Salvador: sono tutti convinti che si tratti della parte orientale delle Indie. Nella notte di Natale la Santa Maria, sembra per un errore di Juan de la Cosa, fa naufragio davanti alle coste di Haiti, che Colombo crede il Giappone. Il pilota cantabrico sarà comunque indennizzato, visto il successo della spedizione.
Non sarà il suo ultimo viaggio alla scoperta di nuovi mondi: seguirà ancora Colombo, ma anche Amerigo Vespucci, Alonso de Ojeda, Rodrigo de Bastidas e Juan Diaz de Solìs. Morirà in un’imboscata in quella che oggi chiamiamo Colombia, nel febbraio 1510. Ha cinquant’anni, o forse sessanta. Ne aveva quaranta, o magari cinquanta quando completò la Carta del marear de las Indias, che lui presenta semplicemente con il nome di mapa mundi. Una pergamena rettangolare, alta 96 centimetri e larga 183: l’Asia è piuttosto confusa (e si capisce), in compenso il profilo delle coste dell’Africa appare per la prima volta in modo corretto, grazie alle conoscenze dei portoghesi. L’Europa e il Mediterraneo sono dettagliati, e l’errore di Colombo è per la prima volta superato.
Ogni anno, in agosto, il Real Club Nautico di El Puerto Santa Maria organizza una regata nelle acque della bella Cadice per ricordare il cantabrico che ci ha lasciato il primo mappamondo.
Diciassettesima tappa, Villadiego-Los Machucos, km 180,5; al km 107 la corsa entra in Cantabria. Se siete lì, fatevi portare dei pinchos: tutto quello che può essere tenuto assieme da uno stuzzicadenti ci sarà.
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