C'ERA UNA VUELTA. I BOIA DEL POETA

STORIA | 03/09/2017 | 07:42
C’era una Vuelta una mattina di agosto, all’alba. I boia erano sei, viaggiavano su due macchine dirette da qualche parte fra Viznar e Alfacar, nella campagna di Granada. Non sappiamo ancora esattamente dove, e dire che sono trascorsi ottantuno anni. Però oggi i corridori passeranno di lì.

Il poeta l’avevano caricato di una Buick decapottabile rossa
, faceva molto freddo, perché il sole non era ancora sorto. Loro erano Mariano Ajenjo Moreno, il capo: nato male e povero in una casa di undici figli, cinque dei quali morti bambini, e dunque spietato, si era arruolato nell’esercito per scappare dalla miseria; visse a Granada fino alla sua morte, nel 1951. Salvador Varo: a lui chissà perché non diedero neanche la promozione, e dopo l'impresa si trasferì in città a vendere proprietà immobiliari. Fernando Correa Carrasco: suo padre era stato ucciso dalla sua seconda moglie e dal fratellastro, la violenza l’aveva imparata in casa sua e poi l’aveva esportata, era stato un eroe nella guerra del Marocco, nel 1921; è morto a Malaga non si sa esattamente quando, pare che nel 1977 fosse ancora vivo. Antonio Hernandez Jimenez: quattro anni più tardi fu radiato dalla Guardia Civil, finì i suoi giorni a giocare a carte in un bar. Antonio Benavides Benavides: violento, sempre ubriaco, parente alla lontana del poeta, e cioè nipote della sorella della prima moglie di suo padre, aveva trentasei anni e zero soldi, gli avevano promesso trecento monete e una promozione, fu quello che ci guadagnò di più; finì i suoi giorni a Malaga nel 1962. Juan Jimenez Cascales era un tiratore scelto: per lui doveva essere un gioco da ragazzi, invece il rimorso di quello che aveva fatto quella mattina di agosto in una radura di campagna lo fece diventare pazzo.

Si erano portati dietro pistole Astra, modello 902, calibro 7,65 millimetri, e fucili Mauser, modello 1893. Con quelli spararono al poeta credendo di uccidere lo spirito della Spagna, e i sogni dei rivoluzionari.

Con Federico Garcia Lorca sono in debito tutti quelli che un giorno o l’altro hanno raccontato il ciclismo
. Prima o dopo, alle cinque della sera è una frase che abbiamo scritto tutti. Se non altro perché di solito le corse finiscono a quell’ora. Minuto più, minuto meno.
   
Quindicesima tappa: Alcalà la Real-Sierra Nevada, km 129,4; al km 100 la tappa passa da Monachil, a 20 chilometri da Fuente Vaqueras, il paese natale di Garcìa Lorca.

Se siete lì, oggi provate la cazuela de habas: fave con prosciutto.
In attesa della tappa, leggete una poesia di Garcìa Lorca. Un consiglio: Vorrei stare sopra le tue labbra.

Alessandra Giardini
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