PROFESSIONISTI | 10/05/2017 | 08:34 Il primo successo della Uae Emirates in un grande Giro, con Jan Polanc a braccia alte sull'Etna, è un po' come la chiusura del cerchio. Quattro decenni di passione e di gare che disegnano una vita tra i pedali e che, soprattutto, aprono oggi al futuro. Aldo Colombo non l'avrebbe mai detto, in quel 1977, che un giorno gli avrebbero chiesto di parlare in arabo. Lui, del resto, era partito da Buscate, periferia orientale del Milanese, credendo in un ragazzino di belle speranze che di nome faceva Giuseppe. E che grazie anche a lui sarebbe arrivato a primeggiare sotto gli striscioni d'arrivo più prestigiosi del ciclismo mondiale.
«Ho conosciuto Saronni da ragazzino, lo portavo alle gare, ho vissuto accanto a lui il passaggio dai dilettanti al professionismo. Quando Beppe correva al Fiandre o alla Roubaix, mi prendevo giorni di ferie dal lavoro per seguirlo. Ero direttore generale della Concerie Buscatese, ma il mio pensiero era sempre per Beppe. Già dagli Esordienti era così: io e Abramo Merlotti, proprio alla Buscatese, sapevamo che avrebbe fatto tanta strada nel ciclismo. Non l'ho mai lasciato, anche una volta smesso di gareggiare. Gli sono sempre stato vicino, negli anni della Lampre. E ora nella nuova avventura con la Uae Emirates».
Da appassionato, e da amico, Colombo vive un passo accanto a Beppe. Respira ciclismo e, con discrezione, vede comporsi davanti agli occhi pagine di storia. «Ho conosciuto tanti corridori, con molti ho avuto dei bei rapporti. Penso a Gibo Simoni, a Michele Scarponi. Ho avuto un buon rapporto con la famiglia Galbusera, ho conosciuto Ernesto Colnago e a casa ho 6 sue biciclette. Ma se devo scegliere un momento particolare di questi 40 anni, dico la prima vittoria di Beppe. Ricordo di aver suonato la sirena, a Buscate, per far festa con tutto il paese. Oggi il ciclismo è cambiato, prima era già tanto avere un'auto da ammiraglia, adesso ci sono bus e tanti mezzi a disposizione. Sono partito da Buscate e oggi mi sento parte di un team arabo. Se mi servisse un interprete, potrei sempre chiedere a Zhao Haoyang - responsabile dello sviluppo social per il team emiratino, sorride Colombo -. Parla cinese e italiano, ma ancor di più è un ragazzo simpatico. In ogni caso non credo ce ne sia bisogno. Ho 80 anni, sono solo un appassionato. E poi, in fondo, ho sempre anche la mia Ceramiche Lemer, squadra di ciclamatori, a cui dedicare energie...».
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