Gatti & Misfatti
Spazzatura sara’ lei
di Cristiano Gatti

Allora, malaria o veleno? Zanzara o stregone? Chi e che cosa hanno prematuramente ammazzato Fausto Coppi, togliendolo al suo pubblico nel fiore degli anni e collocandolo tra i miti del Novecento? Il dibattito s’è aperto improvvisamente con l’apertura del nuovo anno. In un’altra parte di tuttoBICI, gli estremi del caso. Qui, adesso, non è della questione in sè che vorrei parlare. Per quella, trovo sempre salutare un sano atteggiamento di scetticismo, inteso come elemento positivo della ragione, che riesce a volare più alta delle beghe di religione e dei partiti presi. Coppi assassinato? Può essere. Coppi morto di malaria? Così dice la storia ufficiale. Nessuno, purtroppo, riuscirà mai - a mezzo secolo di distanza - nell’unica operazione in grado di spazzare via il dubbio, cioè fornire la prova certa certissima di una cosa o dell’altra. Nemmeno della malaria, sissignori: perché già da subito un margine di mistero e di indeterminatezza era rimasto anche su questa versione. Dunque, ciascuno è libero di credere a ciò che più lo convince. L’unica cosa certa è che nessuno ha ragione. Ma questo, in fondo, è il meno: il bello della discussione non è avere ragione, ma semplicemente discutere.

Detto questo, verrei a un altro risvolto della grande polemica coppiana. A una cosa che bisogna assolutamente dire, a una cosa che pochi hanno detto, o che forse proprio nessuno ha detto: il ruolo del giornalista. Nel caso specifico, di Pietro Cabras. Ancora lontano dai quarant’anni, cioè in tutto e per tutto esponente di quella leva che gli anziani dipingono come smidollata e fricchettona, Cabras ha impartito una simpatica lezioncina. Tutti noi, se fossimo capaci di liberarci - una buona volta - di quella cancrena che è l’invidia, dovremmo fare soltanto una cosa: alzarci in piedi e battergli le mani.

E’ovvio che qui non interessa proprio il risultato del suo lavoro: che Coppi sia morto così o cosà, abbiamo detto, nessuno potrà mai provarlo al centouno per cento. Qui, del suo lavoro, interessa la qualità. È a questa che mi riferisco, quando parlo di doveroso applauso. Un tassello dopo l’altro, con metodica e indefessa applicazione, Cabras ha composto un complicato puzzle: che sarà vero o soltanto verosimile, ma comunque è serio. Parliamoci chiaro: la sua inchiesta non è una pagliacciata. Non è un sentito dire sgangherato e approssimativo. Al contrario, è tutto logico e rigoroso. Un lavoro che manda direttamente a quel paese i beccamorti di questa professione, gli ignavi e accidiosi maestrini che si sciacquano sempre la bocca con le battute ad effetto, da reducisti della domenica, del tipo «questo mestiere è morto», «non esiste più il giornalismo d’inchiesta». Signori, facciamocene una ragione: Cabras, il mestiere, l’ha tenuto in vita. L’ha onorato. L’ha esaltato. Che ci piaccia o no, ha esercitato un esemplare giornalismo d’inchiesta. Che abbia ragione o torto, chi se ne frega. Piuttosto, gli chiedano scusa quelli che hanno parlato di giornalismo-spazzatura. Non si permettano. Nella spazzatura, caso mai, si tuffino loro con un doppio carpiato. E poi spariscano, perché hanno definitivamente rotto i santissimi.

Sì, in giro per l’Italia si sta diffondendo un nuovo sport nazionale: dare dei deficienti e dei mentecatti ai giornalisti. Tutti magnoni, tutti venduti, tutti contaballe. Sia chiaro: alcuni, nella categoria, si battono alacremente per sostenere questa bella reputazione. Però andiamoci piano, con gli sfregi e gli insulti generali. Soprattutto, ci vadano piano quelli che i giornali non li aprono mai, se non per avvolgerci il pesce. Guarda caso, i più feroci sono proprio loro, gli ignari: parlano di cose che non conoscono. I giornalisti? Brutta gente. I giornali? Tutta palta. Poi scopri regolarmente che il più alto grado di lettura l’hanno raggiunto col libretto d’istruzioni del telefonino. Via, è ora di finirla: non si può più dare retta a questo genere di intellettuali...

Sia chiaro: ben venga la censura, la critica, persino l’insulto del lettore attento. Ce ne fossero tutti i giorni: sono il cicchetto giusto per lavorare ogni volta con scrupolo e serietà. Ma basta, una volta per tutte basta, con i luoghi comuni degli zotici, quelli che davanti al durissimo lavoro dei Cabras, senza nemmeno preoccuparsi di esaminarlo, escono col loro saccente «tutte belinate, tutta spazzatura». Sappiano, questi beoti, che per questo genere di «belinate» i Cabras perdono il sonno e trascurano i figli. Senza guadagnare nemmeno la quarta parte di una Velina cerebrolesa che sculetta in tivù. Come minimo, ci vorrebbe del rispetto.

Cristiano Gatti, bergamasco, inviato de “Il Giornale”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Colpaccio di Timo De Jong (VolkerWessels) nella quarta tappa del Tour of Holland, da 158.3 chilometri con partenza da Emmen e arrivo in cima al Col du Vam, alla dodicesima scalata dello stesso strappo degli Europei due anni fa. All'epoca...


Sabato 18 ottobre è il giorno di un nuovo prestigioso traguardo nella storia del Team Technipes #inEmiliaRomagna, che conquista il titolo nazionale cronosquadre Under 23, coronando una stagione già importante dal punto di vista della crescita collettiva. A firmare l'impresa...


“Don’t race, have fun”: non una semplice frase, ma la filosofia che contraddistingue la VENEtoGO, la social ride ideata da Filippo Pozzato e inserito all’interno della “Settimana Veneta” di Ride the Dreamland. Una manifestazione che si distingue per la sua...


Primo podio internazionale per Sara Casasola. La friulana della Crelan Corendon oggi si è classificata al secondo posto nella gara di Essen (Belgio) prova valida per la Challenge Exact Cross per donne elite. La venticinquenne udinese di Maiano seconda anche...


La Top Girls Fassa Bortolo si è laureata campione d'Italia cronosquadre della categoria donne elite a San Biagio di Callalta nel Trevigiano. La regazze Chiara Reghini, Marta Pavesi, Irma Siri e Sara Luccon guidate da Rigato, hanno chiuso il math...


Sono i friulani del Team Tiepolo Udine i nuovi campioni d'Italia della cronosquadra juniores maschile. Il quartetto composto da Simone Granzotto, Tomaz Lover Medeot, Christian Pighin e Davide Frigo ha impiegato 34'35".86 per coprire i 29, 4 chilometri del percorso...


La Biesse Carrera Zambelli bissa il successo dello scorso anno e si laurea per la seconda volta campione d'Italia cronosquadre della categoria donne juniores. La formazione bresciana, composta da Erja Giulia Bianchi, Giulia Zambelli, Alessia Locatelli e Maria Acuti ha conquistato il...


Non ci sono più dubbi circa il fatto che per Paul Double il 2025 rappresenti la stagione della svolta. A 29 anni compiuti e alla prima stagione in una squadra World Tour, il corridore britannico infatti non solo ha...


Si è spento nella notte Nunzio Pellicciari, ex professionista reggiano, classe 1935. Aveva corso nella massima categoria dal 1959 al 1963 vestendo le maglie della San Pellegrino, della Molteni, della Torpado e della San Pellegrino - Firte. Chiusa la carriera...


Paul Seixas è il nuovo simbolo del ciclismo francese. A 19 anni è arrivato settimo al Giro di Lombardia, un evento straordinario perché è il più giovane corridore nella storia, ad essere entrato nei primi 10 alla sua prima Classica...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024