Scripta manent
Presidente, ho un'idea per il ciclismos enza Sud

di Gian Paolo Porreca

Caro Presidente, mi permetto di scriverle, dallo spazio della mia rubrica mensile di un giornale tanto amato, per testimoniarle la mia amarezza, ed un conseguente tentativo di proposta, relativa allo stato del ciclismo professionistico targato Sud.
E mi rivolgo a Lei in scia a due considerazioni di assoluta attualità.
La prima è il dato di fatto imprescindibile della quota Sud, anzi insulare, quasi maggioritaria nell’anagrafe della Nazionale azzurra che mentre scrivo sta correndo in Spagna. Vincenzo Nibali, Damiano Caruso, Giam­pao­lo Caruso sono siciliani, di province per di più differenti, Fabio Aru, sardo. 4 atleti sui 9 in corsa, prescelti da Davide Cassani sono l’espressione autentica di un ciclismo maggiore nato senza equivoci al Sud. (Pur non considerando, per non spostare la bilancia, Giovanni Visconti, che è nato a To­ri­no, ma di famiglia anch' egli sicula).

La seconda, di segno clamorosamente opposto, è invece la lettura del calendario ciclistico UCI, appena reso noto, tanto per il World Tour quanto per l’Europa Tour, ed il constatare la totale as­senza di una qualsivoglia prova di ciclismo di prima fa­scia al di sotto di Roma. Roma Maxima. E vorremmo tanto sbagliarci, e sorridere, per celia, che Larciano e Ca­maiore abbiano mutato re­gionalità...

Nessuna prova di ciclismo professionistico maggiore - nothing - da Roma in giù, in Italia peninsulare ed insulare, pur attendendo il bonus formale di una tappa, chissà, a Be­ne­vento, o nel Sannio, nel Giro prossimo da ultimare. Op­pu­re, con molto minore fiducia, qualche pensiero pio dalla Tirreno-Adriatico.
Così è, caro Presidente, e lìabolizione nel tempo di “Campania”, “Puglia”, “Ca­la­bria”, “Sicilia”, “Sarde­gna” nuovamente dopo un timido remake, appare una dolorosa e stridente evidenza della distanza del Ciclismo come struttura e organizzazione, non come passione, mi creda, dal nostro Sud. Rilevato senza acrimonie, come Lei sa non sono affatto un “sudista”, e senza pietismi. E senza elemosinare in­vestimenti industriali o scommesse societarie e politiche che al momento sembrano un Eldorado utopico, e non solo da noi per vero.

Quello che Le propongo, invece, è un input di segno federale, una apertura al Sud in chiave “az”urra“, di im­magine Nazionale.
Lei, prima con Paolo Bettini, poi con Davide Cassani, ha ribadito con lucidità l’importanza che i ragazzi in orbita nazionale si incontrino pe­rio­dicamente in stages, allenamenti, riunioni, al di fuori dell’ambito propriamente agoinistico.

Ed allora perché la Fe­de­ra­zione non prova a suggerire UFFICIALMENTE un sito, due siti del nostro Meridione che ospitino, a rotazione, un raduno della Nazionale ? Ci pensa all’impatto favorevole per gli appassionati del territorio, e al ritorno in emulazione dei giovani in bici, a fianco di altri giovani?

Un sito, due siti, per la prossima stagione. Ed uno, senza raccomandazioni speciali, glielo suggerisco, a ragion ve­duta, io. In un’epoca di Italia del pedale così insulare - da Sicilia e Sardegna, isole maggiori -, le consigliamo un nome solo. Magico, per il ciclismo, dal Giro 2013 alle Gran Fondo. Diciamo un' isola minore. Diciamo Ischia.

Gian Paolo Porreca,
napoletano,
docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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