Gatti & Misfatti
Opposti estremismi

di Cristiano Gatti

Dal Giro al Tour, portandoci appresso la stessa domanda: meglio percorsi meno duri e più tecnici, o meglio percorsi sempre più massacranti, fino all’estremo? È fin troppo evidente: in definitiva si tratta di confrontare due filosofie già perfettamente rappresentate nella pratica. Del­la prima specie - meno duri, più tecnici - è il Tour, della se­conda - massacranti fino all’estremo - è il nostro Giro d’Ita­lia.

Inutile star qui a disquisire, lo sappiamo tutti che en­trambe le idee hanno ottimi pregi e inevitabili difetti. Che la perfezione sarebbe un equilibrio armonico, fino all’estasi. Ma la perfezione purtroppo non è di questo mondo, men che meno del ciclismo. Quindi, evitiamoci tutti i ma, i se, i pe­rò. Facciamola più spiccia: do­vendo scegliere, cosa scegliamo?

Dopo le ultime esperienze, io non ho più dubbi: scelgo il Giro. Non c’è confronto. Come dimenticare quelle decine di tappe francesi, noiose come le tasse, in attesa della prima salita, neanche tan­to ripida. Come dimenticare che il Tour spaccia ancora per sa­litoni gli Aspin e i Tour­ma­let, che persino le pettinatrici ormai scalerebbero spettegolando sulla regina Elisabetta. No, nessuna remora: tutta la vita il Giro, con le sue pendenze vertiginose, con i suoi Mortiroli e i suoi Zoncolan, con i suoi tapponi dolomitici in rapida successione, sì, persino con le sue stra­de bianche e con i suoi sterrati a Plan de Corones o sul Col­le delle Finestre. Tra l’altro, sono in beata compagnia: i dati televisivi e le folle accatastate sul posto dicono chiaramente che questo vuole il pubblico, che questo adora il pubblico.

Mi rendo conto che il discorso non è così fa­cile. Che nasconde al­cuni rischi enormi. Si fa presto a dire massacro, tapponi epici, pendenze carogna e discese killer. Il rischio di sfociare nella perversione macabra, nella fol­le corsa all’esagerazione, nell’eccesso da circo equeste, è in­negabile e molto alto. Il nostro patron Zomegnan, che decisamente e giustamente ha puntato sul prestigioso marchio della “Corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo”, viaggia spesso sul filo del ra­soio. Ai confini della realtà. La sua sete di spettacolo, meritoria e valorosa, può però portarlo qualche volta al sadismo più sadico. Non a caso, ogni tre per due dal gruppo e dalle ammiraglie si leva il lamento di chi va poi per strada: patron, dobbiamo anche scaricare Tir di mobili e vuotare betoniere nei cantieri?

Noi degustatori di spettacolo siamo in mezzo ai due opposti. Da una par­te il creativo dell’estremo, dall’altra i realisti del palcoscenico. Zomegnan scova strade bian­che e discese del Crostis, inanella colli alpini come patatine all’aperitivo. Corridori e diesse dall’altra parte faticano a subire: questo è un Giro, corsa su strada, se voglio gareggiare nella ghiaia o tra le pietre faccio la “Strade bianche” o la “Roubaix”. E comunque, non è che per divertire la platea mi butti giù dal Crostis senza am­miraglie al seguito: non posso perdere un Giro per uno stupido incidente meccanico, non posso buttare tutto alle ortiche per il tuo insano gusto di trattarci da giullari.

Èdi un’ovvietà sconsolante: si tratta di darci tutti qualche limite. Chi pone questo limite? Naturalmente il buonsenso. Sembra banale, ma non lo è. Ciascuno ha un suo personalissimo coefficiente di buonsenso. Quello di Zome­gnan, deve ammetterlo, è abbastanza estremista. Quello di cor­ridori e diesse, devono am­metterlo, è abbastanza prudenziale e impiegatizio. Come uscirne? L’unica strada possibile è il confronto. Gli Zomegnan devono continuare a inventarsi numeri epici, ma devono avere l’accortezza di prepararli bene, ascoltando prima di tutto gli attori, cercando di rassicurarli con tutti gli accorgimenti necessari. Quanto a loro, agli attori, devono accettare l’idea che il ciclismo non possa più sperare in uno scatto di popolarità con spettacoli banalotti e tendenzialmente fiacchi, anche se perfetti in chiave tecnica. Serve uno sforzo comune, ciascuno deve imparare ad ascoltare, prima ancora di parlare. Però, per pietà, non barcolliamo sulla scelta di fondo. Viva il campionato del mondo di fatica, di coraggio, di spettacolo. Viva il Giro d’Italia. Di grandi giri barbosi ne basta uno, il Tour.
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Una nuova identità per valorizzare storia, tradizione e competenze tecniche. Con questo spirito URSUS presenta il suo rebranding, nato dal desiderio di comunicare in maniera ancora più profonda l’anima industriale dell’azienda fondata da Sergio Ferronato nel 1966 a Rosà (Vicenza). Il nuovo...


Incidente mortale a Taranto. A perdere la vita Stefano Principale, 20 anni, allievo maresciallo della Marina Militare e ciclista della Pro.Gi.T Team. Era alla guida di una moto che si è scontrata con un'automobile: con lui, un altro allievo della Marina,...


Ferve l’attività del ciclocross che entra nella parte cruciale della stagione e propone un ricco programma di competizioni da quelle internazionali a quelle nazionali e regionali. L’Ale Colnago Team, guidato da Milena Cavani ed Eva Lechner, ha in calendario tutta...


Javier Guillen è stato indubbiamente la persona più richiesta e cercata dai media in occasione della presentazione della Vuelta Espana 2026. Reduce da quella che lui stessa ha definito l’edizione “più difficile di sempre per lui”, il direttore della...


Cento chilometri cronometro a squadre, ovvero una specialità magica, elettrizzante. Esaltava le doti dei passisti e soprattutto nei primi Anni ’90 il medagliere ciclistico azzurro. Ai Campionati del Mondo di Stoccarda 1991 vinsero l’oro Flavio Anastasia, Luca Colombo, Gianfranco Contri...


A un anno dall’entrata in vigore della riforma del Codice della Strada, il bilancio è drammatico: 222 ciclisti hanno perso la vita. Una riforma che, nelle intenzioni del legislatore, avrebbe dovuto garantire maggiore sicurezza a chi pedala e che invece si...


Mutuo rispetto, spirito di collaborazione e valorizzazione del mestiere di raccontare lo sport. Nelle stanze della presidenza del Consiglio regionale della Lombardia, ieri mattina il Gruppo Lombardo Giornalisti Sportivi è stato ricevuto dalla Sottosegretaria a Sport e Giovani,  Federica Picchi, per festeggiare...


Un conto aperto con la Grande Boucle da regolare a freddo? Diciamo semmai che Eric Boyer proprio non digeriva l’abbandono a cinque tappe dalla conclusione del Tour 1995. Così, l’oggi sessantunenne che allora gareggiava nella nostra Polti, ha chiuso il...


E’ passato un anno da quando Eddy Merckx è caduto durante una passeggiata in bici e in questo 2025, che lo ha visto festeggiare i suoi 80 anni, sono stati molti i momenti di difficoltà. Tra alti e bassi il...


Maggio 2002. Il Giro d’Italia cominciava nei Paesi Bassi, a Groeningen. Avevo chiesto il permesso di tenere un “diario del gregario”, permesso accordato, purché fosse pubblicato non sul quotidiano cartaceo ma sul sito Internet, meglio - pensai – così rimarrà...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024