BIZZARRIE. Come nel gioco dell’oca, quando meno te lo aspetti, torni al punto di partenza. Il ciclismo, questo fantastico sport gestito da fantastiche persone, è governato allo stesso modo. Macché classifiche statiche e scontate. Dopo il Lombardia la Saxo Bank è campione del mondo e la Liquigas è battuta di soli 4 punti e mezzo? Tranquilli, ci pensa l’Uci a rimescolare le carte, con una nuova classifica varata quindici giorni dopo: il team numero uno al mondo diventa quello dei fratelli Schleck, il Team Luxembourg, e la Liquigas scivola dalla seconda posizione alla nona, mentre la Saxo in decima. Vale più il virtuale del reale. Sono più pesanti i punti di quei corridori che potrebbero far bene la prossima stagione di chi effettivamente ha fatto bene quest’anno. Come è possibile tutto questo? Basta dare un valore sportivo ai team e un punteggio ai corridori. Il Team Luxembourg ha acquistato i fratellini volanti, Cancellara e Fuglsang, gente che negli ultimi due anni ha fatto incetta di punti. Insomma, viene premiato il team che ha corridori di peso, e chi invece se ne priva viene eccessivamente mortificato. Come se l’Inter campione d’Europa decidesse di vendere Milito, Eto’o, Sneijder e Maicon e l’Uefa, da parte sua, decidesse di estrometterla dalla nuova Champions League. Bizzarrie di uno sport fin troppo bizzarro.
REO CONFESSO. È arrivata nelle librerie l’autobiografia di Bjarne Riis, un libro nel quale il danese parla apertamente di doping. Tra i passi resi noti in anteprima, uno riferito al Tour 1998, dopo lo scandalo della Festina di Richard Virenque, quando Riis racconta di aver avuto sentore di una perquisizione nell'albergo della Deutsche Telekom e decide di gettare Epo nel Wc. Sono in molti a pensare che Riis sia l’immagine dell’impunito, a noi fa però più specie la Aso, che dopo tante parole ed un presunto rigore, lo annovera ineffabile nell’albo d’oro del Tour de France senza nemmeno ricorrere ad un banalissimo asterisco (*) a spiegare: Bjarne Riis, reo confesso.
ISTIGAZIONE AL DOPING. Premetto che Benedetto Roberti, il pm di Padova in prima linea contro il doping, sta svolgendo davvero un gran lavoro, ma qualche settimana fa, interrogato sul tema, si è lasciato andare ad una esternazione discutibile: «Le corse sono troppo impegnative, si dovrebbero ridurre i chilometri». Consiglio: Benedetto Roberti si limiti a fare il piemme. Se proprio vuole, chieda a qualche consulente scientifico di rango e si sentirà rispondere che se si abbassa il livello tecnico in uno sport di resistenza, la tentazione del doping aumenta. In poche parole: se rendi le corse più accessibili, più alla portata di tanti corridori, aumenta in maniera esponenziale la tentazione al doping. Più si eleva la selezione, minore è il ricorso ai sotterfugi. Non facciamo il gioco delle case farmaceutiche. Non istighiamo il movimento al doping.
P.S.: Non ce ne voglia il presidente dell’Uci Pat Mc Quaid, che un valore sportivo al Pro Tour l’ha voluto comunque dare, ma i punti ai corridori ci portano indietro di dieci anni.
Punti = Esasperazione, Esasperazione = Doping.
PROVA DI CIVILTA’. Occhi fissi nel vuoto, volto ceruleo, apparentemente esanime: cade pesante come un tronco cade. Graziano Bertozzi, vicepresidente del Gs Fausto Coppi, organizzatore della Nove Colli, non riesce a concludere il proprio intervento a «Il Giorno della Scorta» e crolla a terra. Su di lui si precipita Roberto Corsetti, medico, presidente di categoria nel ciclismo e responsabile sanitario del team Liquigas. Oltre 150 persone restano ai propri posti in assoluto silenzio. Una persona, con calma e sangue freddo, aiuta Corsetti, sollevando le gambe al povero Bertozzi privo di sensi. Passano pochi minuti di panico e Graziano si riprende. Applausi. Questo per dire che cosa? Che in altre situazioni e in altre circostanze, lo stesso episodio sarebbe stato accompagnato da panico, confusione e gente che si sarebbe precipitata e accalcata sul malcapitato, ostacolando il lavoro di chi era lì per soccorrere un sofferente. In questa occasione, a Faenza, sala del Comune stracolma in ogni ordine di posti, i tanti rappresentanti della Polstrada, della Protezione Civile e i componenti delle motostaffette volontarie, sapevano perfettamente cosa fare e tutti hanno reagito come da manuale: ognuno al proprio posto e spazio a chi è deputato a svolgere la propria professione in tutta tranquillità. Una sala educata, nel senso più profondo e alto del termine. Ah, se questa sala del Comune di Faenza diventasse una città. E la città Provincia. E la Provincia Regione. E la Regione Nazione. Come sarebbe migliore il nostro Paese.
INDOVINELLO. D’Onofrio, Capodacqua e Pat Mc Quaid: cosa hanno in comune? Il professor Giuseppe D’Onofrio, ematologo di fama mondiale, chiama il sottoscritto per smentire la notizia che, nel provvedimento su Pellizotti, lo vede perito di parte sia dell’Uci che della Procura del Coni. Il professore smentisce, poi i fatti confermano tutto. Capodacqua sul suo sito sportpro.it scrive: “Così il passaporto biologico inchioda chi si dopa”. Dati, cifre, curve e tabelle. Ad un certo punto dal suo sito sparisce tutto. L’Uci, a più riprese, annuncia altri sei casi “sospetti”, ma il mondo del ciclismo è ancora in attesa di conoscere quali. Il candidato individui cosa accomuna questi tre soggetti. Risposte. A: la cravatta. B: elevata sudorazione delle ascelle. C: la faccia tosta.
E chi l’ avrebbe detto, l’ora un po’ tarda di un sabato a pranzo, gita fuori porta - o ancora meglio, al tempo d’ oggi, fuori di autostrada A 16 - che avresti incontrato chi di ciclismo ti avrebbe con...
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