Gatti & Misfatti
Strategia

di Cristiano Gatti

Ricordo benissimo: l’an­no scorso, di questi tem­pi, ci stavamo a chiedere inebetiti che cosa ne fosse del ciclismo azzurro, a digiuno per mesi interi, con quell’odioso zero di vittorie im­portanti. Soprattutto, ci stavamo tutti a chiedere quando mai, se mai, saremmo riusciti a ritrovare qualche campione completo, in grado di rivincere i grandi Giri.

Evidentemente lo sforzo di cervici era del tutto superfluo. Chia­mia­molo eccesso d’ansia. Un anno do­po, ci ritroviamo qui a trastullarci con due dei tre grandi Giri in saccoccia. Casual­men­te, se li gode la nostra squadra più forte, la Liquigas. Ma al di là dell’esultanza aziendale, è l’Italia intera, come movimento, che dovrebbe pesare bene questa grande doppietta. Invece, dopo un primo festeggiamento, col passare del tem­po proprio questa doppietta pare quasi diventare un problema. In­cre­di­bile: Basso-Ni­bali non sono una fortuna, ma una grana.

Sono incredibili, i pensatori del ciclismo. Parlo di tanti tecnici e anche di parecchi opinionisti quotati. Sostengono che l’anno scorso la coesistenza era facile, perché il ra­gazzino si ac­contentava di crescere all’ombra del capitano, ma dopo il trionfo alla Vuelta tutto cambierà: col cavolo che Nibali, nel 2011, accetterà ancora di stare in secondo piano. Voglio proprio vedere, preannunciano i beccamorti, come fa adesso la Liquigas: si ritrova con due galli nel pollaio, vediamo quanto sarà ancora squa­dra compatta…

Io, che sarò un maledetto tifoso e uno schifoso su­per­ficiale, fatico a capire. Voglio dire una colossale fesseria: se fossi un tecnico, vorrei avere mille di questi grattacapi. Di più: masochista al massimo, non vorrei avere due galli nel pollaio, ma una mezza dozzina. Di più ancora: mi farebbe mol­ta più impressione un’altra situazione, quella che sembrano preferire tanti osservatori, cioè un pollaio senza galli. Di sole galline.

Sai che problemone. Sai l’angoscia. Basso e Ni­ba­li insieme. I no­stri mi­gliori uomini per le grandi corse a tappe in lotta per gli stessi trofei. Oddio, come si farà mai? Finisce a dispetti e a coltellate. C’è il rischio di buttare tutto all’aria. E come no. Finirà in un colossale di­sastro…

Ma per favore, non facciamola lunga. Se parla l’invidia, tutto si spiega. Chi ha il pollaio pie­no di galline, e anche di troppi pulcini, cer­to deve aggrapparsi a qualcosa. Ma chiunque parli nel più totale disinteresse non può minimamente pensare che la coppia Basso-Nibali sia un problema. C’è tutto un inverno per parlarne e per parlarsi. Soprattutto, ci sono margini enormi per trovare la soluzione più equilibrata, con piena soddisfazione di tutti: i due campioni, la squadra, e se per­mettono an­che l’Italia che li ama.

Non voglio insegnare il me­stiere a nessuno, an­che perché già è fatica im­parare il mio, ma il gusto sportivo di azzardare un’idea non me lo voglio perdere. Non capita tutti gli inverni di potersi dedicare a simili rompicapi. Ecco, farei così. Pren­de­rei Basso e gli direi: Ivan, hai già vinto due Giri d’I­ta­lia, da una vita so­gni di vincere anche il Tour. Ormai, sei nel pieno della maturità. Sen­za offesa, non ti restano nemmeno mille occasioni per tentare. Ti pro­pongo questo: cor­ri il Giro, per non perdere il contatto con la tua gente, ma nel più totale di­sim­pegno. Di­ciamo per cercare la condizione. Già che sei lì, assisti il ra­gazzo. Ov­via­men­te, prenderei il ragazzo, Vincenzo Vincente Nibali, e gli direi: hai solo 26 anni, per assaltare il Tour hai tut­ta una vita davanti. Co­mincia con il Giro, dove già sei arrivato terzo facendo il maggiordomo a Basso, e poi, se vuoi, vai pure in Francia come viaggio di studio, per ag­giungere esperienza. Già che sei lì, dai una mano a Bas­so, ricambiando la mano che ti darà in Italia.

Geniale? Sono una stra­tega? Conosco la risposta, me la dò da solo: ho espresso l’idea più scontata e più banale. Però chiedo in­dulgenza: è talmente banale, come soluzione, che difatti gli autorevoli osservatori ne stanno discutendo da settimane. E tutto l’inverno andranno avanti. Cerchiamo di essere giusti: se io sono banale e scontato, loro sono un po’ di coccio.
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