Rapporti&Relazioni
Celebration

di Gian Paolo Ormezzano

Passate le feste ci si ap­presta ai festini. Il 2009 del ciclismo italiano sembra destinato a es­sere un festino continuo, an­che se talora contenuto nei modi: ricorrenze, celebrazioni, commemorazioni, rievocazioni. Cent’anni del Giro d’Italia. Avvicinamento forte e necassariamente precoce ai cinquant’anni da che (2 gennaio 1960) non c’è più Fau­sto Coppi. Dieci anni da che (5 maggio 2000, il solito 5 maggio che ricorre nella storia, che si tratti di Na­po­leo­ne o di Inter, non c’è più Gi­no Bartali). E all’interno del Giro del Centenario altre ri­correnze: i sessant’anni della Cuneo-Pinerolo del Cam­pio­nis­simo, forse la più grande impresa di tutti i tempi per un uomo pedalante. Varie ed eventuali. Promessa, minaccia, garanzia di sollecitazioni verso i residui testimoni, i su­perstiti dell’«io c’ero». Esercitazioni di buona me­moria. Letture, rivisitazioni, revisioni. Quante nuove storie tutte ovviamente vere ci aspettano per la faccenda della borraccia che si scambiarono quei due, Bartali e Coppi? O non si deve dire Cop­pi e Bartali?
Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, diceva Brecht, tedesco e dunque ignaro di grandi tematiche ciclistiche. Noi abbiamo bi­sogno di mummie di eroi,di scheletri di eroi, di eroi im­balsamati dal ricordo che è anche venerazione. O, nel caso di episodi, imbalsamati dal senso della loro irripetibilità. Mia nonna anche quando si batteva i denti per il grande freddo diceva che dovevamo vergognarci con i nostri brividi, che noi che non avevamo patito l’in­verno del 1929. Se al prossimo Giro Armstrong va in fuga per 200 chilometri e dà a tutti, lui quasi quarantenne, mezz’ora di distacco, noi secchioni diciamo che è niente rispetto alla Cuneo-Pinerolo di Coppi.

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Già, Armstrong. Dicia­mo che viene da noi a vincere finalmente il Giro, poi si rilassa al Tour. Per i francesi viene ad usare il Giro per allenarsi bene a vincere il Tour.
Riusciremo con questa polemica già all’orizzonte a perderci le problematiche affascinanti di un ritorno così lontano dall’addio, di un fisico così sollecitato alla faccia dell’usura temporale, del co­raggio dell’incoscienza o del­la protervia di chi sfida un antidoping assai più sofisticato di quello dei suoi tem­pi?
Ogni pedalata di Armstrong 2009, che non sia pedalata al rallentatore, meriterebbe at­tenzione speciale, studio, va­lutazione eccetera. Ma al Gi­ro lo interpreteremo in chiave di Tour, al Tour in chiave (residua) del Giro. Lui deve avere pensato a tutto questo: o è così forte da fregarsene, o è così debole da arrendersi subito, alle prime avvisaglie del “non si può”.
Un pronostico che è anche un’ipotesi, e viceversa. Se per avventura o miracolo li fi­nirà, li texano li vincerà en­trambi. Il bello è che lui sa già come le cose andranno a finire, noi no, assolutamente no. E lui mica celo dice.

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Chiaro che rievocando alla grande scomoderemo soprattutto i morti. Ma il più importante personaggio dell’anno,dopo si ca­pisce Armstrong, rischia di es­ser non un morto, ma un re­suscitato.
Diciamo di Ivan Basso. Sen­nò, chi? Altri non possono resuscitare non perché non sono morti, ma semplicemente perché sinora hanno vis­suto basso (minuscola, please) poco, promettendo e non mantenendo, vincendo e non confermando.
Sono fantasmi che magari un successo inamiderà, così che siano storicamente meno leggeri e fluttuanti. Non zombi, no, gli zombi hanno vissuto.
Mettete voi i nomi, è facile: quasi tutti, con un solo sbarramento, cioè non i nomi di Armstrong e Basso.

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Altro pronostico. La Cu­­neo-Pinerolo sarà una mezza delusione. E non per via della residua neve nemica eventuale del percorso classico. Per via dell’attesa preventiva. Nello sport quando si teme il peggio arriva, se non il meglio, l’ottimo, almeno il buono. E quando si auspica il meglio, arriva la fregatura.
Al posto di Zomegnan che di­segna e realizza il Giro d’Italia del Centenario proporremmo anche una ricorrenza di riserva, un accostamento minore. Tipo: su quel cavalcavia che ci aspetta al chilometro cento della tappa numero dieci nel 1932 un cer­to De Piripacchis fece pipì, fu staccato e andò fuori tempo massimo; cosa accadrà questa volta?

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Per il 2009 proponiamo anche un grande convegno sul doping, vo­luto dal ciclismo con invito a tutti gli altri sport.
Pronostico facile: pochi ac­coglieranno l’invito. Se al congresso dei timidi non si presentò nessuno, a quello dei troppo furbi sporchi si presenteranno soltanto i po­chi fessi puliti.
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