Sbocciata la primavera, sono ricomparsi come le margherite. Saltano fuori da tutte le parti. Se ne vedono di tutti i colori. Famiglie in mountain-bike lungo i fiumi, manipoli di tardoni già pronti per la salita lunga, rigorosamente su titanio e carbonio (l’alluminio, a questa gente, ormai fa schifo). E soprattutto tante donne. È la bella gente del ciclismo praticato e militante. Sempre più bella, sempre più numerosa. Purtroppo, si segnala solo un preoccupante vuoto di ragazzini, nettissima minoranza sul numero generale: anche a loro la bici piace sempre, ma non si trova più in giro un genitore sano di mente che si assuma il rischio suicida di mandarli sulle nostre strade, sovraffollate di mezzi killer. Da qui, un mio vecchio credo: il ciclismo soffre molto più di traffico che di doping. E non vedo come le demagogiche campagne per le piste ciclabili, sventolate soprattutto in campagna elettorale, possano realmente tamponare la crisi di vocazioni giovanili. Il problema delle piste ciclabili è uno solo: le disegnano cervelloni che non sono mai saliti su una bicicletta. Basta percorrerle, per comprenderlo. Aggiungici che solitamente questi stessi cervelloni non progettano tenendo presente le esigenze del ciclista, ma l’affare da concludere, ed ecco spiegato perché la politica delle piste ciclabili in Italia è attualmente una comica nazionale.
Torniamo però a questa moltitudine di attivisti ciclisti che sta nuovamente invadendo il Paese, al Nord e ultimamente sempre di più anche al Sud. L’età media è sempre sopra i trent’anni, l’età in cui si lasciano i giochi e gli sport di destrezza per pensare a qualcosa di più salutare e di più profondo, come il benessere fisico, il silenzio, gli spazi liberi. L’età - anche - in cui si ha l’età per affrontare i rischi della strada, magari lasciando a casa due righe di testamento.
Il fenomeno si rafforza ogni anno di più: la pratica dello sport ciclismo è in pauroso aumento. Paradossalmente aumenta in modo inversamente proporzionale alla popolarità del ciclismo professionistico, inteso come spettacolo popolare. Mi chiedo come sia possibile una simile contraddizione. Mi chiedo e mi rispondo subito: è possibile, perché l’uso della bicicletta è talmente antico, naturale, spontaneo, divertente, da potersi permettere di non farsi trainare dai grandi campioni. La mia paura è una sola: che lentamente il ciclismo diventi come la pallavolo.
Come la pallavolo? Esattamente: come la pallavolo. Non c’è bisogno di entrare in un palazzetto con le bici e tirarsi la palla oltre la rete. Il ciclismo può diventare affine al volley in un modo molto più preoccupante: cioè diventare uno sport molto praticato, a livello capillare, ma poco seguito e tifato. La pallavolo, in Italia, è questa: viene giocata ovunque, persino a scuola e sulle spiagge, da giovani e anziani, uomini e donne, ma smuove cifre esigue come movimento professionistico. Cifre nettamente sproporzionate, in negativo, rispetto alla base della pratica diretta. Fanno eccezione i periodi dei boom olimpici, quando mezzo Paese tifa per i vari Zorzi delle varie epoche. Ma sono fenomeni che non fanno testo: ogni quattro anni, diventiamo persino scamiciati ultrà della vela. Per dire come in questi casi non sia la sincera passione a prevalere, ma solo il bieco tifo di bandiera.
La strada che abbiamo intrapreso appare chiara: è boom di ciclisti per strada, è diffidenza e sospetto per il grande ciclismo su strada (per la pista, resta solo un bel funerale, alla faccia di Silvio Martinello che in modo anche un po’ spocchioso mi aveva garantito la rinascita entro Pechino: Pechino ormai è qui, la pista non so dove sia). Irreversibile, questo fenomeno? Che ne so. Ricompare sempre il solito discorso: perché il grande ciclismo torni ad essere amato, deve tornare a farsi amare. Con facce pulite e gare divertenti. Con regole chiare. Con almeno due stagioni consecutive senza scandali e senza torte in faccia (al momento, non riusciamo a durare neanche due giorni). In altre parole, con quella grande riscossa morale che da dieci anni stiamo sognando, ma che ancora nemmeno si intravede. Però mi fermo subito. Non ho la minima intenzione di far ripartire il solito disco. Per una volta, per un mese, per un “Misfatti”, mi sono preso una vacanza. Una pausa di serenità. Una boccata d’ossigeno. Contemplando dalla mia bicicletta, mentre pedalo in una placida valle di montagna, quanta bella gente ancora ami questo strano arnese. Nonostante.
Un amore mai sbocciato compiutamente, un rapporto difficile e teso tra Federciclismo e Lega del ciclismo Professionistico, tra il presidente Cordiano Dagnoni e il presidente della Lega Roberto Pella. Silvano Antonelli, uomo misurato e di pensiero, che del ciclismo ha...
Santini Cycling e la squadra World Tour Lidl-Trek annunciano il lancio ufficiale del nuovo kit da gara per il 2026, un progetto che rinnova l’identità visiva della squadra mantenendo salde le sue radici. I colori iconici di Lidl - blu,...
Veronica Ewers ha deciso di dire addio al ciclismo e lo ha fatto pubblicando una lettera intensa e drammatica sul suo profilo Instagram. «Alcune settimane fa, ho ricevuto i risultati degli esami del sangue che mostravano che i miei livelli...
Protagonista di una importante campagna acquisti che ha portato ad un profondo rinnovamento dell'organico, la Decathlon CMA CGM (la CMA CMG è una compagnia francese di trasporto e spedizione di container. È una delle più grandi compagnie navali a livello mondiale,...
Paolo Savoldelli sarà in studio questa sera a Radiocorsa, in onda alle 20 su Raisport. Con il campione bergamasco si parlerà dei primi ritiri in Spagna, della stagione 2025, di Jonathan Milan, di Giulio Pellizzari, di ‘Regala un Sogno’,...
Tante tappe, un po’ come accade nei Grandi Giri che tanto appassionano noi amanti del ciclismo. La Torcia Olimpica di Milano Cortina sta viaggiando verso il capoluogo lombardo dove il 6 febbraio prossimo è in programma la cerimonia di apertura...
Oggi, giovedì 11 dicembre, viene presentata in tutto il mondo la nuova Factor One, un modello che ha fatto ampiamente discutere già nel giorno del suo debutto nelle corse al Criterium du Dauphiné 2025, giornata chiusa con uno splendido primo posto...
Nella splendida cornice del Ristorante La Brace di Forcola, sponsor storico della società, si è svolto il tradizionale pranzo sociale del Pedale Senaghese conclusosi con l’attesa lotteria sempre ricca di premi; un appuntamento ormai attesissimo che quest’anno ha assunto un...
Dopo due stagioni in cui ha indossato la maglia iridata, Lotte Kopecky tornerà a correre con i colori sociali e la – rinnovata - maglia della SD Worx Protime. È stata proprio la trentenne belga a presentare la divisa con...
Johan Museeuw parla da un letto d’ospedale, ma il messaggio che ha scelto di affidare ai propri social serve per tranquillizzare i suoi tifosi e gli appassionati di ciclismo e spiegare ciò che gli è successo. Il sessantenne belga, che...