Giro U23. Piganzoli: «Miglior italiano, risultato che vale»

di Carlo Malvestio

Davide Piganzoli aveva chiuso 10° il Giro d’Italia U23 nel 2021 e ha chiuso 10° nel 2022. Se l’anno scorso, però, tra gli italiani avevano fatto meglio di lui Ales­sandro Verre, sesto, e Omar El Gouzi, nono, quest’anno il suo decimo posto rappresenta il miglior piazzamento finale per un atleta azzurro. In questa edizione, poi, l’organizzazione aveva previsto una maglia speciale, rosa-nero, per il miglior italiano in classifica, motivo per cui a partire dalla seconda tappa di Santa Caterina Val­furva, Piganzoli è sempre salito sul podio post tappa per festeggiare con la sua maglia distintiva. Il corridore della Eolo Kometa è al secondo anno della categoria e ha già dimostrato una certa costanza di rendimento sulle grandi salite, rimanendo sempre non troppo lontano dai migliori scalatori e non incappando quasi mai in giornate storte.
«È stata una settimana veramente in­tensa, abbiamo dovuto faticare non po­co e non c’è stato praticamente mai un attimo di respiro, siamo andati forte tutti i giorni - ha spiegato Piganzoli -. Ho fatto di tutto per arrivare più in al­to possibile in classifica generale e nel complesso sono felice di aver ripetuto il piazzamento del 2021. Quest’anno, pe­rò, sono anche il primo italiano in classifica e questo rende tutto più speciale, visto che mi porto anche a casa la maglia rosa-nero. Salire sul podio è sempre una bella soddisfazione, anche se so che c’è ancora da lavorare per ar­rivare al top».
Nella tappa di Santa Caterina Valfurva, il classe 2002 di Morbegno, che quel giorno correva in casa, si era ottimamente difeso sul Passo di Guspessa verso il Mortirolo, scollinando a pochi secondi dai primi 10, salvo poi perdere diverso terreno nel falsopiano seguente che, di fatto, ha mandato in frantumi le speranze anche di tanti altri atleti.
«La distanza e il dislivello hanno fatto sì che uscisse una tappa durissima - ha detto Piganzoli, che aveva chiuso 14° di tappa -. Contando il trasferimento è stata una tappa di 190 km, cioè una distanza a cui non siamo abituati. Io e il mio compagno Fer­nan­do Tercero  ab­biamo approcciato il Mortirolo un po’ troppo indietro e alla fine abbiamo pagato qualcosa. I Groupama-FDJ avevano i corridori e la squadra più forte, ma a mio parere hanno voluto far esplodere la corsa un po’ troppo presto, e alla fine sono stati beffati da Hayter che ha fatto qualcosa di straordinario. Sul falsopiano, con il vento contrario, chi aveva fatto un fuorigiri in salita l’ha pagato a caro prezzo».
Sul Fauniera, poi, il valtellinese è rimasto agganciato il più a lungo possibile al gruppetto dei migliori, staccandosi nel finale ma riuscendo comunque a risalire fino alla Top 10 in generale: «Tappa durissima anche quella, la Groupama-FDJ ha fatto un ritmo altissimo fin dall’inizio perché c’era Van Eetvelt davanti. In salita siamo presto rimasti una dozzina di corridori, ho provato a tenere duro il più a lungo possibile ma ad un certo punto ho dovuto mollare».
La sensazione è co­munque quella di avere fatto uno passo in avanti ri­spetto al 2021: «Non ho dubbi su questo, perché quest’anno il livello era de­ci­samente più al­to rispetto all’edizione passata. Per questo mi ritengo soddisfatto di quello che sono riuscito a fare in questa settimana». La conferma della buona condizione è arrivata qualche giorno dopo, a San Giovanni al Natisone, dove Piganzoli si è laureato Campione Italiano a cronometro: «Non sapevo cosa aspettarmi, perché dopo il Giro la fatica era molta, però ho riposato bene e sono andato forte. Sono uno scalatore, ma mi è sempre piaciuto mettermi alla prova a cronometro e fin da giovanissimo ho ottenuto buoni risultati nella disciplina. Sono veramente contento, indossare la ma­glia tricolore è sempre speciale».
Per la Eolo-Kometa, in generale, è stato un Giro d’Italia U23 corso da protagonisti, visto che oltre al 10° po­sto finale di Piganzoli spicca l’8° dello spagnolo Fernando Tercero.
«Siamo contenti di come abbiamo portato a termine il nostro Giro d’Italia U23 - ha detto il direttore sportivo Rafa Diaz Justo -. Onestamente, arrivavamo con la volontà e il desiderio di lottare per il podio finale, ma le circostanze non ci hanno permesso di essere competitivi fino in fondo. In ogni caso abbiamo concluso con i nostri due migliori scalatori in Top 10, lottando con alcuni dei corridori più forti della categoria, due o tre dei quali, a mio parere, so­no di un livello superiore. Da­vi­de si è ripetuto, cosa mai semplice, e Ter­cero ha vissuto una settimana in crescendo dopo qual­che problema iniziale, terminando ottavo. Niente male di­rei».

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