Van Aert: «Provo a vincere tutto»

di Francesca Monzone

Wout Van Aert quest’anno non vuole sbagliare nulla: per farlo ha deciso di saltare il Mondiale di ciclocross, pur con la consapevolezza che sarebbe stato lui il più forte sul fango americano. Il campione fiammingo è maturato e, dopo un anno ricco di successi, i suoi obiettivi si sono concentrati tutti sulla strada: nel suo mirino ci sono la maglia verde della classifica a punti del Tour de France e la vittoria in una Classica Monumento.
Il suo esordio avverrà alla Omloop Het Nieuwsblad (26 febbraio) e poi lo ve­dremo sfrecciare alla Parigi-Nizza (6-13 marzo) in vista della Milano-San­re­mo (19 marzo). Chiuderà la primavera fiamminga con il trittico Giro delle Fiandre, Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix.
Purtroppo non lo vedremo a Strade Bianche (5 marzo), gara che ha vinto nel 2020, quando a causa del Covid, venne disputata a inizio agosto.
«Voglio vincere una Classica Mo­nu­mento, questo sarà l'obiettivo principale. Ho ottenuto molte vittorie importanti negli ultimi anni, ma alcune mi sono sfuggite. Voglio fare in modo che non accada più, quindi modificherò il mio programma. Sarà difficile essere al top dalla Sanremo a Roubaix ma sono convinto di poterlo fare».
Il 2021per lui si è concluso con il se­condo posto nel ranking mondiale alle spalle di Tadej Pogacar. Sono state 12 le vittorie in stagione, a partire dalla Tirreno-Adriatico in cui ha conquistato la prima e ultima tappa, oltre alla ma­glia della classifica a punti. Alla San­­remo si è dovuto accontentare di un terzo posto, alle spalle di Stuyven e Ewan. Poi sono arrivate le vittorie alla Gent-Wevelgem e alla Amstel Gold Race, prima del periodo di fermo che lo ha riportato a vincere il 20 giugno i campionati nazionali prima di andare a dare spettacolo al Tour de France
Per affrontare la nuova stagione i tecnici della Jumbo-Visma hanno deciso di rinforzare la squadra con elementi che aiuteranno non solo il fiammingo, ma anche Primoz Roglic a conquistare il Tour de France.
«Siamo molto più forti rispetto agli ul­timi anni, soprattutto grazie ai nuovi elementi entrati in squadra. Non vediamo l’ora che arrivi la primavera e sia­mo molto fiduciosi: mi aspetto qualcosa non solo dai nuovi arrivati, ma anche da chi c’era già. Tutti saranno più stimolati a mantenere il loro posto nel gruppo».
Iniziare la stagione con una rinuncia, anche se sei un grande, non è facile. Alla luce dei successi ottenuti e con Van der Poel fuori dai giochi, Van Aert sarebbe stato sicuramente il favorito numero uno dei mondiali di cross, ma con il team ha deciso di saltare questo appuntamento. Troppo lungo il viaggio per raggiungere Fayetteville negli Stati Uniti, troppi problemi con il viaggio, il fuso orario e soprattutto il Covid.
Spesso si è parlato del famoso piano B, ovvero di cosa avrebbe fatto un corridore in caso di positività tra gennaio e febbraio, nel periodo chiave di preparazione alle Classiche. Certamente il Covid preso in questo periodo rovinerebbe la prima parte della stagione: an­che per questo la Jumbo-Visma e Van Aert non hanno voluto correre rischi, dopo aver dovuto interrompere il ritiro collegiale in Spagna a causa di un caso di positività.
«Mi sarebbe piaciuto correre il Mon­diale, ma già il fatto che fosse negli Sta­ti Uniti ci aveva fatto sorgere dei dub­bi. Per fortuna l’anno prossimo sarà a Hoogerheide, più vicino a casa, e sarà più facile prenderlo in considerazione».
Il fiammingo ha conquistato nel ciclocross un Mondiale nella categoria un­der 23 e poi 3 di seguito tra il 2016 e il 2018 nella categoria elite. Negli ultimi due anni è arrivato secondo, battuto da un inarrivabile Van der Poel, il campione olandese che con Van Aert, ha regalato al pubblico straordinarie battaglie.
«Nel mio armadio ho già 4 maglie di campione del mondo nel ciclocross, non posso dire che mi manchino... Il ci­clocross mi piace, mi diverto a farlo e continuerò, ma subentrano dei meccanismi che ti portano a fare delle scelte ed è giusto concentrarsi su altri obiettivi, cercando di vincere quello che manca».
Il campione belga ha stregato il mondo dimostrando di essere un corridore capace di vincere in diversi modi. Lo abbiamo visto al Tour de France, quando la sua Jumbo-Visma, rimasta orfana di Primoz Roglic, si è dovuta reinventare. Van Aert è stato protagonista as­so­luto conquistando la tappa di montagna da Sorgues a Malaucène, la tappa del Ventoux. Ha sorpreso tutti gli scalatori in quell’undicesima frazione, mettendo in luce qualità che comunque aveva già fatto vedere nel Tour 2020, quando lavorava a sostegno di Primoz Roglic. Nella doppia scalata al Ven­toux, Van Aert è riuscito a far saltare tanti scalatori, tra cui Egan Bernal: quel giorno il belga non era partito per essere protagonista, ma poi ha saputo in­ter­pretare perfettamente quel ruolo.
«Non mi aspettavo di vincere quella tappa, il mio intento era quello di en­trare in fuga. Probabilmente quella sul Ventoux resterà una delle mie vittorie più belle, perché mi sono imposto su una delle salite più storiche del Tour de France. Con questa vittoria ho capito che se ci credi, tutto è possibile. Per me arrivare al Tour in una condizione buona non era stato facile e poi eravamo stati tutti scossi dai ritiri forzati di Robert Gesink, Primoz Roglic eTony Martin. Noi abbiamo deciso di reagire e abbiamo trovato le motivazioni per fare un grande Tour de France».
Van Aert in quel Tour ha voluto stupire ancora e lo ha fatto vincendo altre due tappe, la cronometro a Saint Emilion e il giorno dopo la tappa finale con l’arrivo agli Champs-Elysees sul far del tramonto.
Nella cronometro, Van Aert ha trovato una disciplina su strada vicina al ciclocross: anche se il terreno ovviamente non è lo stesso, il belga è abituato a praticare gli degli sforzi incredibili sot­to la soglia dell'ora ed è per questo che riesce ad esprimersi in modo straordinario in queste due discipline.
Da quando è diventato un professionista Van Aert ha collezionato tante vittorie nelle prove a cronometro, ma quella più desiderata ancora manca. Per due volte è stato campione belga, ha vinto la cronometro del Critérium du Dauphiné 2019 e quella della Tir­re­no-Adriatico nel 2021, questa con 11 secondi di vantaggio sul campione del mondo Filippo Ganna, che lo aveva battuto agli ultimi Mondiali di Imola. Poi ci sono le medaglie d’argento che per lo straordinario fiammingo  non sono certamente il risultato che cercava. Per due volte è arrivato secondo al mondiale e sempre dietro al no­stro Filippo Ganna e secondo è stato anche alle Olimpiadi dietro al suo compagno di squadra Primoz Roglic.
«Quando a Imola sono arrivato secondo alle spalle di Ganna, ho dovuto metabolizzare quello che era successo, perché io non avevo vinto una medaglia d’argento ma avevo perso la medaglia d’oro. Dopo ho capito, invece, che avevo fatto una grande prestazione, perché in due giorni avevo conquistato due medaglie d’argento. Per il Mon­dia­le in Belgio ovviamente mi è dispiaciuto non vincere, perché una vittoria sul­le strade di casa fa sempre la differenza, ma ha vinto il più forte».
A proposito di Mondiali in Belgio, tante sono state le polemiche nella nazionale di casa, in particolare sui rap­porti con Remco Evenepoel, riguardo al quale lo stesso Eddy Merckx ave­va evidenziato le sue perplessità.
«Per quanto riguarda la prova a cronometro certo che quel risultato brucia ancora, ma ho sbagliato io perché avrei dovuto pensare ad una sola gara. Invece è successo che, mentre correvo la cronometro, stavo già pensando alla prova su strada».
Nella prova contro il tempo Van Aert è arrivato ad appena 6 secondi da Ganna e questo per lui è stato più frustrante rispetto all’undicesimo posto nella gara su strada.
«Penso che abbiamo reso la corsa troppo dura e non era necessario. Quando un corridore come Remco va davanti, è normale che nelle altre squadre scattino dei campanelli d’allarme, penso che questo sia stato un errore. Con Remco ci siamo parlati e abbiamo deciso che ci incontreremo nuovamente e parleremo seduti, ma non siamo in cattivi rapporti e tutto è stato chiarito. La nostra nazionale ha un ottimo potenziale con grandi elementi e la vittoria, con una formazione come la nostra, arriverà si­curamente».
La stagione sta per iniziare e le idee sono molto chiare, così come i cambiamenti che dovranno andare a migliorare le carenze dell’anno precedente, cercando di non commettere gli stessi er­rori.
« Sono pagato e trattato come un leader ed è così che devo comportarmi. La squadra non mi crea pressioni e ha deciso di offrirmi tutto il supporto per poter correre al meglio. Sono sempre stato convinto che dovevamo lavorare di più sul gruppo che avrebbe fatto le gare in primavera. Non voglio dire nulla di negativo sui corridori che era­no già qui, tutti hanno sempre dimostrato un impegno al cento per cento, ma la preparazione per le Classiche non è stata allo stesso livello di quella per il Tour. Non è qualcosa che mi ha frustrato, ma ne abbiamo discusso. È bello vedere che ora è stato fatto qualcosa che non abbiamo fatto negli anni precedenti».
La Jumbo-Visma negli ultimi anni è stata protagonista indiscussa della Gran­de Boucle, ma ha anche tutte le carte per conquistare le grandi Clas­siche di Primavera.
«Al Tour la filosofia era: tutta la squadra in quota, altrimenti non abbiamo una buona preparazione. Per le classiche di primavera andava solo il leader e questo in qualche modo non era giusto. Naturalmente, una squadra ha dei vincoli di budget, ma questo non è più un problema e quindi siamo riusciti a cambiare il sistema di preparazione».
Van Aert vuole vincere una Classica Monumento, ma anche essere competitivo nel gruppo che andrà al Tour de France, dove correrà in supporto di Roglic per la maglia gialla, ma anche per se stesso, cercando di conquistare la maglia della classifica a punti.
«Tutto dipende dalle circostanze, da co­me si va avanti nella stagione, perché le incognite nel nostro sport sono tan­te. Anche nel 2021 volevo vincere una Classica Monumento, non è successo ma non si può parlare di una brutta stagione. In definitiva, stiamo parlando di pochi giorni di gara in un intero anno nei quali tutto deve andare per il verso giusto. Io farò come sempre del mio meglio e adesso aspetto solo di po­ter iniziare con la prima gara».

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