Europei, l'anno magico di Sonny

di Carlo Malvestio

Sonny Colbrelli è uno dei corridori più forti del mon­do, senza se e senza ma. Al Benelux Tour avevamo avu­to le prime indicazioni in tal senso, confermate alla grande all’Europeo di Trento, ma an­che al Mondiale di Lovanio, sebbene il risultato non sia stato quello che avrebbe voluto.
Ma andiamo con ordine: già dal Cam­pionato Italiano di Imola avevamo avu­to l’impressione che in questo 2021 Sonny avesse compiuto un balzo in avanti, so­prattutto dal punto di vista mentale, perché il percorso era duro e si sfioravano i 35°, ma il corridore della Bahrain Victorious era stato l’unico a re­sistere alle sfuriate di Fausto Ma­snada, arrivando a giocarsi la vittoria e la maglia Tricolore, poi ottenuta, allo sprint. Da Campione Italiano ave­va corso un buon Tour de France, ma non eccellente, con due podi di tappa, a Tignes e Saint-Gaudens, e con una vittoria parziale in terra transalpina che restava ancora un sogno irrealizzato. All’inizio di settembre, però, si è presentato al Benelux Tour più performante che mai, facendo un capolavoro nella tappa di Houffalize: un attacco in solitaria portato avanti di forza, staccando corridori come Tim Wellens, Marc Hirschi e Tom Du­mou­lin a 25 km con arrivo a braccia alzate e 42” sul primo gruppo inseguitore.
«Una delle gare più dure della mia carriera - aveva ammesso Sonny -. Con Matej Mohoric avevamo deciso di attaccare per prendere i secondi del “Chilometro d’Oro”, ma poi mi sono ritrovato da solo e ho provato a tirare dritto. Non avevo mai fatto un numero così».
Quell’assolo gli ha permesso anche di vincere la classifica generale… mica male visto che si tratta di una corsa WorldTour. La prestazione monstre sulle strade del Benelux, però, lo ha caricato di tantissime pressioni in vista dell’Europeo di Trento della settimana seguente, dove si è presentato co­me capitano dell’Italia padrone di casa e uno dei grandi favoriti.
La risposta, però, è stata da grande cam­pione; spalleggiato da una Na­zionale eccezionale, in particolare da un Matteo Trentin in versione regista e ultimo uomo di lusso, Colbrelli si è laureato campione europeo. Per chi aveva potuto assistere al Campionato Italia­no, è stato un remake di livello continentale, solo che al posto di Masnada c’era uno dei talenti più cristallini del ciclismo mondiale. Dopo una corsa pazza, scatenatasi già sul Monte Bon­done, Trentin e il bresciano sono riusciti ad inserirsi nell’azione buona che è giunta all’arrivo. Sonny però ha dovuto vedersela con Tadej Pogacar e, so­prattutto con Remco Evenepoel, che ha attaccato a più riprese sulla salita di Povo, staccando tutti tranne, appunto, un grande Colbrelli. A quel punto il ragazzo cresciuto nella Bardiani non ha dovuto fare altro che attendere lo sprint a due e infilzare il fenomeno bel­ga, mandando in delirio la folla giunta a Trento: «Sentivo la pressione, anche perché correvamo in casa e volevo davvero far bene - ha detto Sonny, che non è riuscito a trattenere le lacrime sia  su­bito dopo il traguardo che sul podio durante l’inno nazionale -. Quando ho visto che i miei compagni stavano bene e giravano alla perfezione mi sono caricato e avevo voglia di ripagare i loro sforzi. Una gara tiratissima, che già sul Bondone e nella discesa seguente si è scatenata. Sono cominciati gli attacchi e Trentin mi ha detto di stare attaccato a Remco, perché lo vedeva pedalare fa­cile».
Evenepoel, si sa, non ama perdere, e quando ha visto che la vittoria gli stava sfuggendo di mano chilometro dopo chilometro, ha cominciato platealmente a lamentarsi con Sonny per la sua condotta di gara “conservativa”, mandandolo anche a quel paese un paio di volte. Dal canto suo Sonny ha saputo mantenere i nervi saldi, e lo stesso Remco a fine gara, a freddo, ha saputo riconoscere la superiorità dell’italiano, giustificando i suoi atteggiamenti come “giochi mentali” e la frustrazione per non essere riuscito a staccare il corridore più veloce.
«I cambi semplicemente non riuscivo a darglieli - continua Colbrelli -. Si era staccato perfino Cosnefroy, che in salita sa andare forte, ero al limite e avevo un accenno di crampi. Ognuno si è giocato le sue carte. L’unico mio obiettivo era restargli attaccato. Se Remco mi ha tirato la volata? In effetti sì, io al suo posto mi sarei mosso diversamente, invece mettendosi in testa a fare quel ritmo è come se mi avesse fatto un lungo leadout fino a Trento. All’ultima curva volevo entrare per primo, ero concentrato, ma ho sentito il boato del pubblico, che emozione!».
Così come l’anno scorso con Giacomo Nizzolo, quindi, il Campione Italiano diventa anche Campione Europeo. Fi­no a giugno 2022, di conseguenza, non vedremo il Tricolore in gruppo, anche se Sonny ha fatto in tempo a vincere il Benelux Tour vestito di verde-bianco-rosso, a differenza di Nizzolo che invece nel 2020 vinse le due maglie a di­stanza di 5 giorni.
«Ovviamente mi dispiace non indossare il Tricolore, ma cercherò comunque di inserirlo da qualche parte nel mio outfit» assicura ancora Colbrelli.
L’Europeo di Trento ha rappresentato il quarto successo consecutivo di un atleta italiano nella rassegna europea: dopo Trentin a Glasgow, sono arrivati Elia Viviani ad Alkmaar, Nizzolo a Plouay e ora Colbrelli sulle strade di casa. Quattro corridori diversi e quattro formazioni diverse, con un unico comun denominatore: Davide Cassani. Non a caso, la dedica del 31enne di De­senzano del Garda dopo la vittoria è andata proprio al CT, che ha lasciato l’incarico dopo il Mondiale di Lovanio, in attesa di capire cosa ne sarà del suo futuro: «Voglio dedicare questa vittoria al CT Cassani, che ha sempre creduto in me e in noi. Se ne va da vincitore e se lo merita» ha detto Col­brelli.
Dopo aver sostituito il Tricolore con la maglia di campione europeo, Sonny avrebbe fatto volentieri un altro cambio con quella arcobaleno. Purtroppo, però, a Lovanio il Cobra non è riuscito ad andare oltre il 10° posto, nonostante le gambe e la condizione fisica gli avrebbero probabilmente permesso di lottare quantomeno per una me­daglia. Tolta la distrazione iniziale, l’Italia ha corso bene, trovandosi con Nizzolo e Bagioli nel gruppo buono per giocarsi la vittoria. Julian Ala­philippe si è rivelato più furbo e più forte, mentre Sonny è rimasto invischiato nei tatticismi di Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel, con il risultato che nessuno è arrivato nemmeno a giocarsi le medaglie. Colbrelli è apparso piuttosto ab­battuto dopo il traguardo: «Abbiamo dormito all’inizio, poi siamo stati bravi a chiudere - ha ammesso -. Peccato per la caduta di Trentin e Ballerini, perché po­tevano essere molto utili nel finale, anche se mi sono ritrovato con Bagioli e Nizzolo. Negli ultimi chilometri do­vevo tenere tutti sotto controllo, quindi prima guardi uno e poi guardi l’altro, ma alla fine ci hanno messo in mezzo. Io avevo deciso di seguire Van Aert e Van der Poel, però poi sono andati via Alaphilippe e dopo di lui altri corridori. Sin­ceramente mi girano le scatole perché avevo grandi gambe, mi sarebbe piaciuto chiudere la stagione in un mo­do diverso, davanti a questo pubblico incredibile (stimate un milione e mez­zo di persone sulle strade, ndr). Poi ovviamente bisogna fare i complimenti ad Alaphilippe che ha fatto un numero straordinario, e purtroppo in questo sport non si può sempre vincere. Esco però dal mondiale con la convinzione di poter lottare con tutti».
L’occasione per riscattarsi arriverà pe­rò subito, alla Parigi-Roubaix di domenica 3 ottobre, il primo grande appuntamento di Sonny in maglia europea, anche se la prima vittoria l’ha già ottenuta al Memorial Pantani.
«Voglio sfruttare la condizione, mi piacerebbe fare bene alla Roubaix e riscattare il Mondiale. Sarà l’ultima corsa dell’anno prima di un po’ di meritato riposo».
Dopo il trionfo di Trento gli avevamo chiesto se si sentisse uno dei corridori più forti del mondo. Lui aveva risposto che «voleva tenere i piedi per terra e pen­sare gara dopo gara». Ma dopo que­sto mese magico, carta canta: Son­ny è tra i top al mondo.

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