DILETTANTI | 25/02/2017 | 07:33 Il lungo inverno sta per finire anche per i dilettanti: oggi l’intera categoria si rimette in movimento con i primi appuntamenti del calendario italiano (su tutti, le tradizionali Coppa San Geo e Firenze-Empoli), anche se in realtà alcuni dei nostri giovani più interessanti hanno già esordito con la maglia della Nazionale italiana. E sarà una nuova pagina, quella che gli Under 23 si preparano a scrivere, dopo il passaggio di categoria dei migliori talenti che hanno caratterizzato il 2016, vale a dire Ganna, Albanese, Consonni, Minali e compagni. Dopo una stagione che ha regalato successi e risultati prestigiosi, si riparte con la voglia di continuare a dimostrare che la scuola ciclistica italiana continua ad essere la migliore del mondo.
Una nuova pagina anche per Marino Amadori e il Progetto Italia: «Sul taccuino ho annotato già 50 nomi - spiega il commissario tecnico della nazionale Under 23 - e altri sicuramente li scriverò strada facendo. Siamo pronti a ripartire come abbiamo quattro anni fa, con l’intenzione di costruire un gruppo che abbia voglia di lavorare e di crescere: ricordo che allora partimmo con un gruppo guidato da Martinelli e Consonni, l’anno seguente è entrato Moscon, quello dopo ancora c’è stato Ganna... I risultati che hanno raggiunto sono sotto gli occhi di tutti e oggi vediamo questi ragazzi approdati ormai tra i professionisti con merito. Ecco, quella è la strada da seguire».
Quindi riproporrete anche nel 2017 lo stesso progetto in termini di partecipazione alle gare? «Prima di tutto dobbiamo sottolineare come il piano che abbiamo studiato debba ancora essere discusso e approvato dal nuovo Consiglio Federale. I primi impegni sicuri - già autorizzati dalla Federazione - dopo la Vuelta San Juan alla quale ha partecipato la nazionale della pista guidata da Marco Villa, saranno il Gp Costa degli Etruschi e il Trofeo Laigueglia. In Toscana correrà praticamente la stessa formazione che ha gareggiato in Argentina, mentre in Liguria ci sarà l’inserimento di qualche corridore professionista appartenente a formazioni che non saranno schierate al via della corsa».
Non mancheranno, comunque, le occasioni di confronto con i prof, nel corso della stagione. «Il progetto che abbiamo studiato con Cassani ricalca quello degli anni precedenti, quindi prevede la partecipazione ad un certo numero di gare professionistiche in Italia e poi i tradizionali passi che contraddistinguono la nostra categoria, vale a dire le prove di Coppa delle Nazioni, i Campionati Europei e per finire i Campionati del Mondo. Il tutto all’insegna della massima collaborazione tra strada e pista, ma anche con il fuoristrada, perché penso che tutti abbiano ormai capito che quella della multidisciplinarietà è la strada giusta da seguire».
Lo hanno compreso anche le società? «La nostra collaborazione con i team si è intensificata nel corso degli anni. Sappiamo bene che un’intesa perfetta con tutte le realtà è praticamente impossibile, ma dobbiamo dire che siamo soddisfatti del livello che abbiamo raggiunto. E sono sicuro che anche le singole società apprezzano i risultati che i loro ragazzi hanno conquistato in questi anni».
Quanto è utile ai nostri ragazzi misurarsi con i professionisti? «Indubbiamente molto. Lo è vivere con loro alla vigilia degli appuntamenti, pedalare con loro, carpirne i segreti. È utile perché nel professionismo non ti aspetta nessuno, spesso non c’è il tempo per farlo, e quindi arrivare già preparati ai ritmi della nuova categoria è sicuramente un vantaggio importante».
Quest’anno ci sarà il grande ritorno del Giro d’Italia per Under 23. «Dobbiamo dire grazie alla Federazione che ha creduto in questo rilancio, e a Davide Cassani che ha lavorato praticamente per due anni per realizzare questo sogno. C’era davvero bisogno di questo ritorno, che offrirà la possibilità di mettersi in bella evidenza, anche in vista di un salto di categoria, a molti ragazzi che vanno bene in salita, per i quali ormai era rimasto solo il giro della Val d’Aosta oppure il Tour de l’Avenir per i sei che possono trovare spazio in nazionale».
Veniamo ai due appuntamenti clou della stagione. Partiamo dall’Europeo. «Si corre in Danimarca, percorso pianeggiante sia per la crono che per la corsa su strada, quindi spazio per passisti di vaglia e per i velocisti».
E il mondiale? «Il percorso di Bergen, in Norvegia, è decisamente più mosso e le gare saranno impegnative anche per l’inusuale distanza che i ragazzi dovranno affrontare: la crono Under 23 misurerà infatti 37 chilometri e la corsa su strada addirittura 191 chilometri. Distantze importanti, per la categoria, che richiederanno un attento lavoro di preparazione per essere affrontate».
E veniamo ai nomi sul suo taccuino... «Come ho detto, ho una rosa molto ampia di atleti con i quali lavorare. Per fare qualche esempio, ci sono passisti di sicuro affidamento come Seid Lizde, Giovanni Carboni (entrambi del Team Colpack) ed Edoardo Affini, che ha scelto di andare a correre in una Continental olandese; poi Filippo Rocchetti (Zalf Euromobil Désirée Fior) e Francesco Romano della Palazzago, ragazzi del secondo anno come Paolo Baccio (Mastromarco Nibali) e Daniel Savini (passato alla Maltinti), velocisti come Imerio Cima della Viris Maserati e Stefano Moro della Gavardo Biesse, scalatori come Filippo Zaccanti (Team Colpack) e Matteo Fabbro (Cycling Team Friuli) ma anche atleti come Davide Plebani (Beltrami TSA) che ha scelto di impegnarsi molto nel settore della pista. Abbiamo un’ottima base sulla quale lavorare per costruire un nuovo gruppo vincente tanto su strada quanto in pista. Mi permetto di sottolineare una volta di più questo aspetto: la pista oggi è fondamentale nella crescita di un ragazzo che vuol costruirsi una carriera nel ciclismo su strada. Solo la pista può affinare la scaltrezza, il colpo di pedale, il senso della posizione. Campioni come Nizzolo, Consonni e soprattutto Elia Viviani ne sono la dimostrazione più bella».
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