CIMOLAI VERSO IL RITIRO: «SONO SERENO, AVREI CONTINUATO SOLO IN MOVISTAR»

INTERVISTA | 07/11/2025 | 08:21
di Carlo Malvestio

«Tra giardinaggio, casa e bambine, sono più impegnato ora che durante la stagione». Tranquillo e sereno, Davide Cimolai non sembra certo un corridore senza contratto per la stagione 2026. Anche perché quel contratto, in realtà, non lo sta nemmeno cercando. Il 2025, infatti, è stata con ottime probabilità la sua ultima stagione da corridore professionista. Una carriera invidiabile con le maglie di Liquigas, Lampre, FDJ, Israel, Cofidis e Movistar, condita da 9 vittorie personali e tante altre a supporto dei compagni. Non a caso è stato una delle colonne portanti della Nazionale di Davide Cassani in grado di vincere 4 Europei di fila. 


«Ad inizio anno mi ero posto l’obiettivo di correre anche nel 2026, ma sono andato incontro ad un’annata molto esigente, fisicamente e mentalmente - ha detto Cimo a tuttobiciweb -. Per divertirmi e lavorare al meglio ho bisogno di essere al 100%, perché non sono un fenomeno e ho ormai una certa età, ma quest’anno non sono mai arrivato al livello che volevo».


Lontano dai riflettori, la sua stagione è stata molto simile ad un calvario: «Mi son preso una mega influenza in Oman ma sono dovuto rimanere lì perché poi correvo in UAE, non sono mai riuscito a riposare, ho fatto da tappa buchi qua e là, facendo tanto pavé e anche la Strade Bianche, alla quale la squadra mi ha chiamato il giorno prima per raggiungere il numero minimo di partecipanti, dopo una settimana in cui non avevo toccato la bici - racconta ancora l’atleta friulano -. Ad aprile-maggio sono stato fermato da un’infezione al braccio scaturita da non si sa cosa, che avevo sottovalutato e invece per poco dovevano amputarmi il braccio. L’intervento non è stato nulla di complicato, ma sono rimasto ricoverato una settimana e dopo diversi giorni di antibiotici per endovena le mie difese immunitarie erano a zero. Mi son preso 3 otiti in due mesi, e non ne avevo mai presa una prima. Ho cominciato a stare meglio a luglio, ma al Giro di Polonia mi son pigliato il covid come metà del gruppo. Mi hanno comunque fatto correre il Renewi Tour, la corsa più stressante dell’anno, e mi sono impegnato come non mai solamente per finirla. Insomma, un’annata difficile in cui non sono mai realmente stato me stesso. So che in un eventuale prossimo anno le cose non potrebbero andare peggio, ma mi sono anche chiesto se ne valga davvero la pena».

A questo punto, l’unica possibilità di rivederlo ancora in sella pare essere un ripensamento della Movistar. «Un altro anno con loro lo avrei fatto volentieri, ma pensare di dover ricominciare in un nuovo ambiente, sinceramente, non mi fa voglia - ammette ancora -. Le gare sono sempre più logoranti, gli allenamenti sempre più specifici. Mi sono fatto i miei bei 16 anni di professionismo, sono arrivato a 36 anni, sono sereno, in pace con me stesso, non ho più nulla da chiedere».

Per quanto non voglia sbilanciarsi, l’impressione è che Cimolai qualche idea per il suo futuro ce l’abbia già in mente, tra il desiderio di lanciarsi in qualcosa di nuovo e quello di far fruttare i tanti anni in sella alla bici. «Sto valutando qualche proposta dell’ambiente, ma ora come ora direi che il 2025 è stato il mio ultimo anno da professionista. Ho la fortuna di non avere l’esigenza di trovare subito un’occupazione, quindi voglio ponderare bene le mie scelte. Rimanere nel ciclismo è sicuramente una possibilità, mi piacerebbe mettere a disposizione dei giovani i miei 16 anni da professionista, ma col tempo ho sviluppato anche un certo interesse per l’agricoltura, vivo nella terra del Prosecco (a Villa di Villa, dove si corre il Giro del Belvedere, ndr) quindi vorrei provare a mettere le mani in pasta in qualche modo. Alla fine sono praticamente nato e cresciuto in bicicletta, ma fuori c’è un’altra vita».

La fatica, però, non l’abbandonerà in qualsiasi caso: «Mi è sempre piaciuto correre a piedi, mi piacerebbe cominciare presto a fare qualche mezza maratona, con il sogno ultimo di andare, un giorno, alla maratona di New York». Gli obiettivi non mancano mai. 


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