DEKKER. «La mia vita di doping, sesso e droga»

LIBRI | 15/11/2016 | 13:31
Thomas Dekker torna alla ribalta e lo fa in maniera clamorosa, raccontandosi in un libro scritto da Thijs Zonneveld.
«Dieci anni fa era un talento straordinario - spiega l'autore - ma una vita di dissolutezza e l'uso di droga e sostanze dopanti lo hanno spinto ai margini del ciclismo. Prima di scrivere questo libro ho detto a Thomas che volevo sapere tutto di doping, alcool, droghe, le donne e della sua vita privata. Thomas è sconcertante in quanto a onestà e penso che questo libro sia stato importante per lui dal punto di vista terapeutico ma che possa servire a tutti i potenziali Dekker del futuro».

E ancora: «Un paio di volte, durante il suo racconto, sono rimasto a bocca aperta. Sono stato anch'io un ciclista e ho visto anch'io l'abuso di alcol e sonniferi, ma quello che Thomas ha fatto va oltre ogni immaginazione. Mi ha raccontato che il giorno prima della tappa più importante della Challenge Mallora si è fatto di GHB, uno stupefacente, e il giorno dopo ha vinto».

Tra le pagine de La mia battaglia presentate in anteprima, le più pruriginose sono quelle dedicate al Tour del 2007, quello del caso Rasmussen.
Esordiente alla Grande Boucle, Dekker aveva allora 22 anni e condivideva la camera con Michael Boogerd, anche lui reo confesso a fine carriera.

Dekker ricorda come alla vigilia della partenza di Londra, Boogerd fosse proprio al limite del 50 per cento di ematocrito e come i medici della Rabobank gli avessero praticato una infusione salina alle 6 del mattino per diluire il sangue e abbassare il suo ematocrito al di sotto del limite prima dei canonici esami del sangue. Ma prima di quella infusione, la notte era stata movimentata...

Dekker racconta come lui e Boogerd si annoiassero in loro hotel in attesa della corsa: hanno deciso così di organizzare un po’ di intrattenimento. «Abbiamo stappato una bottiglia di vino, ma non era abbastanza, le donne sono più divertenti. E così su internet ho trovato un paio di escort. All'una di notte sono arrivate due prostitute dell'est europeo, eravamo delusi perché erano molto meno belle di quelle che avevamo visto. Alla fine ne abbiamo scelta una a testa, poi abbiamo dormito tre ore e alle sei è suonata la sveglia per la flebo di Michael».

Dekker passa poi a raccontare la riunione della squadra nella quale Rasmussen dice di voler correre per la classifica generale. «Ci ha sorpreso ma ha fatto un grande discorso. Non sapevamo ancora che avesse mentito su dove si trovasse, né che fosse pieno di doping, anche ne se avevamo il sospetto. Nella prima tappa di vera montagna del Tour Michael ha attaccato già a sessanta chilometri dal traguardo e lo abbiamo ritrovato dopo l'arrivo a Tignes, in maglia gialla. E la sera, champagne per tutti. Poi pochi giorni dopo il team manager Theo de Rooij, spinto dalla pressione mediatica che circondava il danese dopo che il suo bluff sulla localizzazione era stato scoperto, lo ha cacciato».

«Rasmussen ha mentito? - racconta Dekker - ma tutti lo abbiamo fatto cose non consentite. I medici del team erano coinvolti: non ho mai parlato di doping con De Rooij, ma non riesco a immaginare che lui pensasse che Rasmussen potesse il Tour senza doping. Lui non è stupido. La politica che De Rooij ed Erik Breukink portavano avanti era quella di una sorta di tolleranza. Ci chiedevano di essere competitivi, senza voler sapere come lo eravamo».

«E alla fine di quel Tour nessuno ci ha mai chiesto niente. Non De Rooij o Breukink, nemmeno lo sponsor. Semplicemente non ne abbiamo più parlato».
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COMMENTI
Mah
15 novembre 2016 14:35 Ruggero
L'ho già detto e lo ripeterò sempre con orgoglio, come siamo stati fortunati noi italiani, di tutti i nostri "campioni" di quegli anni, neppure un reo confesso, nessun indagato, niente di niente, e oltretutto noi si vinceva tutto, volate classiche e quant'altro, mentre questi furfantelli mangiavano veleno e oltretutto le prendevano di brutto.

15 novembre 2016 14:53 BARRUSCOTTO
UN ALTRO DOPATO CHE SCRIVE UN LIBRO PER FARE SOLDI IL BENE NON FA NOTIZIA IL MALE SI POVERI EDITORI

x ruggero
15 novembre 2016 15:15 siluro1946
Quindi, a ragion di logica, doparsi non basta per vincere. Forse non si dovrebbe dare fiducia ai "pentiti" a scoppio ritardato.

X siluro1946
15 novembre 2016 16:08 Ruggero
Purtroppo la mia era una battuta ironica..............

X Ruggero
15 novembre 2016 16:24 lele
Purtroppo non mi trovi d'accordo....o meglio parzialmente.
Un sacco di indagati, un sacco di indagini, un sacco di colpevoli ma ahimè nessun reo confesso.
A distanza di anni tutti rivalutati, passano dalla bici all'ammiraglia.
Il "nostro ciclismo italico" ne è la conferma.
Agonizzante lentamente ed inesorabilmente destinato ad autodistruggersi.
P.S. Avrei pagato per essere nelle case di QUELLI che han visto "The Program"

X Lele
15 novembre 2016 17:27 Ruggero
Hai ragione mi sono spiegato male, nessun reo confesso, anche di fronte a prove abbastanza imbarazzanti, in compenso sempre presenti nei salotti buoni, come dici tu sulle ammiraglie e a preparare giovani corridori.
Sul "rivalutati" mah.....agli occhi di chi ?
Chi segue il ciclismo seriamente non dimentica.
Certo i giornalisti seguono l'onda, se però hai la possibilità di leggere gli articoli di Marco Bonarrigo sulle pagine di Cycling Pro beh lui un bel pò di attributi li ha !!!

X Ruggero
15 novembre 2016 21:26 lele
La censura di questo blog ne è la conferma....

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