
Non è stato affatto un finale di stagione dei più semplici quello vissuto dai membri della Israel-Premier Tech. Finita nell’occhio del ciclone e su tutte le pagine dei media del settore (e non solo) per quanto accaduto alla Vuelta e poi alle corse italiane (disertate per motivi di sicurezza), la compagine israeliana si è trovata da settembre in avanti a percorrere una strada disseminata di ostacoli, dubbi e timori che però, stando agli annunci fatti di recente, sembra siano quasi tutti stati superati.
Il passo indietro del proprietario Sylvan Adams e il rebranding, richiesto e ottenuto, da parte del fornitore di bici Factor e del main sponsor Premier Tech dovrebbero infatti aver indirizzato la formazione di Marco Frigo e compagni verso un futuro più solido e indubbiamente più tranquillo, una buona notizia questa che di sicuro sarà stata accolta con sollievo sia dai corridori che dai componenti dello staff, entrambi messi alla prova da settimane, specialmente dal punto di vista nervoso, molto esigenti.
Fra coloro che più da vicino hanno vissuto il momento della Israel vi è Francesco Frassi, direttore sportivo della compagine israeliana che, dopo aver visto tramontare la partecipazione alle gare italiane di fine stagione, è volato alla volta del Tour of Guangxi per guidare i suoi ragazzi verso gli ultimi risultati di peso di un 2025 che, a prescindere dal suo complicato epilogo, si è rivelato per loro non avaro di soddisfazioni vista la conquista del pass triennale per il World Tour 2026-2028.
È a lui, dunque, che ci siamo rivolti per farci raccontare come la squadra abbia affrontato l’ultimo scampolo di stagione e commentare l’ingaggio di quello che sarà il secondo corridore azzurro in seno al team l’anno prossimo, ovvero Alessandro Pinarello.
Francesco, come hai vissuto le ultime settimane di questa stagione?
“Essendo il direttore sportivo italiano di questo team, le ultime settimane mi hanno coinvolto molto da vicino perché, in questo periodo, sono io che ho tenuto i contatti con gli organizzatori ed è me che questi hanno chiamato per discutere della situazione. Su questo fronte, posso dire di aver visto tanta solidarietà da parte degli organizzatori italiani e questo mi ha fatto molto piacere: tutti sono stati molto dispiaciuti di non averci al via ma, ragionando in termini di sicurezza generale, come squadra abbiamo capito che non era il caso di presentarci alle loro gare perché rischiavamo realmente di mettere a rischio l'incolumità di corridori e staff per cui abbiamo preferito rinunciare a queste corse. Voglio però ringraziare Adriano Amici, Renzo Oldani ma anche RCS e gli organizzatori della Coppa Bernocchi perché si sono tutti rapportati veramente in maniera giusta nei nostri confronti e ci hanno dimostrato rispetto. Questo è importante perché, essendo il ciclismo una grande famiglia, alla fine ci si conosce e ci si continua comunque a vedere tutti quanti alle gare e in questo contesto il loro è assolutamente un comportamento da apprezzare”.
I corridori, invece, come hanno reagito a questo periodo con tutte le relative incertezze sul loro calendario di gare?
“Devo dire che nei miei molti anni di esperienza difficilmente mi era capitato di trovare dei corridori con un livello di intelligenza e un modo di fare come quelli che ho riscontrato quest’anno. Alcune volte non mi capacito come i ragazzi siano riusciti a rimanere sempre tranquilli, senza fare polemiche o creare discussioni nelle situazioni di stress che ci siamo trovati a fronteggiare. Hanno affrontato questo momento davvero bene e lo dimostra il fatto che, nonostante una Vuelta come quella che la squadra ha vissuto, siano venuti fuori la top 5 in generale con Riccitello e i podi con Frigo e Vernon: questo certifica come i nostri corridori sappiano gestire determinate situazioni e per questo vanno davvero fatti loro i complimenti”.
In qualche modo avete sentito la pressione nel momento in cui gli sponsor, Factor e Premier Tech, hanno richiesto un rebranding della squadra?
“Sinceramente, dal mio punto di vista, non più di tanto perché il nostro management ci ha sempre tenuto tranquilli, ci ha sempre parlato in maniera chiara e aperta senza mai trasmetterci stress. Questo, alla fine, ci dato tranquillità anche se non sapevamo cosa potesse succedere però poi tutto sembra stia procedendo al meglio”.
Per l'anno prossimo vi aspettate dunque, con l'ingresso nel World Tour, di vivere una stagione più tranquilla dal punto di vista del calendario e della vostra organizzazione?
“Quello sicuramente sì e, per via tanto del rebranding quanto dell’ingresso nel World Tour, saremo ancora più motivati perché, pur lavorando già con una struttura World Tour, quando vedi la scritta che riporta quello status la spinta è ancora maggiore”.
Cambiando argomento invece, per chiudere, qual è la tua opinione su Pinarello?
“Sono felice per il suo arrivo. Non lo conosco personalmente, ma l'ho sempre seguito fin dalle categorie giovanili. Già ai tempi, infatti, era uno dei migliori della sua categoria a livello mondiale, poi si è trasferito alla VF Group - Bardiani CSF - Faizanè dove è potuto crescere con calma riportando comunque dei buoni risultati. Ricordo, ad esempio, il secondo posto dietro a Piganzoli ad Antalya che sarà anche una breve a corsa a tappe ma ti dà comunque l’idea di come un corridore sappia muoversi su determinati tipi di salite. Quest'anno ha avuto un po' di sfortuna al Giro dove si è fratturato lo scafoide ed è stato costretto a fermarsi, ma aveva comunque già fatto intravedere buone cose alla Tirreno confermate poi nel finale di stagione dove è andato ugualmente bene. Al Giro della Toscana, che fra l'altro arrivava sotto casa mia, sul Monte Serra si è difeso ottimamente in salita pur trovandosi al fianco di corridori come Del Toro e Carapaz. È un ragazzo giovane che, con il nostro metodo di lavoro e la nostra realtà molto ben strutturata per quanto riguarda la cura della performance, potrà esplorare i propri margini di miglioramento, tirar fuori le sue qualità e crescere molto”.
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