PASTO OLIMPICO. Quelli dell'autofinanziamento

STORIA | 14/08/2016 | 10:43
Quanta strada nei suoi sandali. Felix Carvajal, cubano di Avana, faceva il postino. Il suo forte non era l’altezza - era alto, si fa per dire, un metro e 52 – ma la resistenza: infaticabile. Andava, veniva, tornava, portava. E, soprattutto, correva. Maratoneta.
Per partecipare all’Olimpiade di St. Louis, nel 1904, il postino-maratoneta aveva bisogno di soldi. Quelli che guadagnava da postino non erano sufficienti per pagare il viaggio e il soggiorno, così Felix escogitò un sistema per finanziarsi: girava per Avana indossando una maglietta in cui chiedeva donazioni. E la gente gli dava quello che poteva.

Quando la somma raccolta gli permise di acquistare un biglietto per un traghetto per New Orleans, Carvajal cominciò il suo avventuroso viaggio olimpico. Dilapidato i suoi risparmi giocando a dadi, infine raggiunse St. Louis con l’autostop e si presentò alla partenza della maratona con maglia a maniche lunghe, pantaloni lunghi, pedule e berretto. C’è chi si commosse. Il pronti-via fu ritardato per consentire al discobolo statunitense Martin Sheridan di tagliare i pantaloni di Carvajal all’altezza delle ginocchia. Poi il piccolo postino fu grande. Quarto.

Erano dilettanti, erano poveri, erano disperati. Per sponsorizzarsi e partecipare alle Olimpiadi, i Nibali e i Viviani del primo Novecento s’inventavano di tutto, con il fondato rischio di essere squalificati per professionismo. Il lottatore canadese Aubert Coté ipotecò la sua fattoria nel Québec, ma quando poi tornò dai Giochi di Londra del 1908 con una medaglia di bronzo, il Comitato olimpico canadese decise di rimborsarlo. Fanny Durack e Mina Wylie, nuotatrici australiane, riuscirono ad andare ai Giochi di Stoccolma del 1912 solo grazie a una colletta fra cittadini, parenti e amici, e le due atlete li ricompensarono con oro e argento nei 100 metri stile libero.

Ma tanti sport sono sempre in bolletta. Anche in anni più recenti. L’otto con della Nuova Zelanda si guadagnò i 45 mila dollari per il viaggio ai Giochi di Monaco del 1972 organizzando una serie di tombole. Più spregiudicato un altro neozelandese, Logan Campbell, specialità taekwondo: eliminato al primo turno ai Giochi di Pechino del 2008, per partecipare a quelli di Londra del 2012 avrebbe voluto finanziarsi con i proventi di un bordello, attività legale in Nuova Zelanda dal 2003. Ma l’iniziativa fece scoppiare – come dire – un grande casino.
 
Marco Pastonesi
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