NIBALI: «Non ci credevo nemmeno io, che bello!». AUDIO

GIRO D'ITALIA | 28/05/2016 | 17:35
Vincenzo Nibali commenta a caldo la sua seconda vittoria al Giro d’Italia, prima di vestire la maglia rosa sua di diritto: «Sono davvero felice. Oggi è stata una giornata spettacolare, tutta la squadra è stata grandiosa, a Scarponi devo fare un monumento. Non ci credevo neanche io che ci saremmo riusciti, ma grazie a un grandissimo gioco di squadra siamo riusciti a ribaltare qualunque pronostico. Stavo bene e nel finale ho chiesto a Michele di forzare. Senza di lui, Tanel, Jakob e tutti gli altri miei compagni non sarei riuscito in questa impresa. Ieri ho capito di stare davvero bene in quota, ero fiducioso per oggi, sul Colle della Lombarda abbiamo scatenato il forcing. Davvero è stata una giornata stupenda e ricca di emozioni».

In conferenza, ha approfondito tutte le questioni, ecco le domande e le risposte.

Era previsto l’attacco di oggi così? Hai visto Chaves andare male?

«Conoscevo bene la tappa, avevo scalato la Bonette al Tour e sapevo che è lunga e difficile, però penso che il punto chiave sia stato il Lombarda: con me avevo Fulsang e Scarponi, nella prima parte siamo rimasti sotto controllo, non abbiamo preso in mano la corsa, poi dopo i primi 6km abbiamo alzato il ritmo con Jacob e con Michele. Sapevamo che gli ultimi 5km erano queli più impegnativi, quando sono partito non mi sono mai girato indietro, io stavo molto bene, anche perché dopo la tappa di ieri ero molto fiducioso e sapevo che superati i 1800-2000 metri di altitudine ero quello che stava meglio».

Hai mai pensato nei giorni scorsi che il Giro fosse finito, che magari ti saresti ritirato?

«Il momento no è stato in occasione della cronoscalata, una giornata davvero terribile, però poi sapevo dentro di me che l’ultima settimana sarebbe stata a favore mio: non nascondo che molti corridori in gruppo e molti amici mi hanno spronato, dicendomi che tutto poteva ancora succedere, anche guardando come pedalavo. Non ho desistito e infatti l’ultima settimana mi è stata favorevole».

Rivincere molto più difficile che vincere?

«Sì, assolutamente. Questo Giro è stato molto difficile perché partito da favorito, non era semplice correre con tutti i fari puntati addosso e da punto di riferimento per avversari, forse ho sbagliato a prendere la corsa di petto in troppe occasioni, allora ho corso in modo diverso. L’affetto del pubblico e dei tifosi nei miei confronti è stato eccezionale, quasi da brividi e da pelle d’oca».

Venivi aggiornato in tempo reale dall’ammiraglia oggi?

«Sì, subito dopo le prime progressioni mi hanno informato. Quando ho visto Chaves che ha ceduto ho continuato a spingere a fondo e sapevo che Kangert era lì davanti e che poteva essere di grande aiuto. Solo all’arrivo ho capito che ce l’avevo fatta, quando ho sentito lo speaker che contava i secondi ho percepito l’impresa che avevo realizzato».

Chaves ha detto che la vita più importante e che oggi ha solo perso una corsa in bici

«Sì, alla fine dopo tutto siamo persone si vince e si perde, però come ho sempre detto in 21 giorni di Giro può succedere tutto. Esteban sta crescendo bene sta diventando sempre più forte. Come avversario non l’ho incontrato molte volte questa è stata la prima, ma già alla scorsa Vuelta è stato protagonista. Nell’ultima settimana ho pensato che per me perdere o vincere non cambiava niente, così ho corso più leggero».

Cosa hai imparato con l’esperienza

«Ho imparato a crederci fino alla fine»

Quali emozioni differenti hai provato rispetto al tuo primo Giro vinto?

«Al primo Giro vinto ho conquistato la maglia dopo la crono poi ho gestito vantaggio e ho corso attaccando. Questo è stato più logorante e difficile, in più partivo da favorito e tutti correvano su di me. Ma l’ultima settimana è stata determinante».

Ieri hai detto che è stata la più bella giornata che avevi vissuto? Oggi cosa dici?

«Oggi è persino meglio»

E ora il Tour?

«Dopo il Giro devo recuperare e allora penserò al Tour, ma c’è Aru che lo sta preparando al meglio e ha una squadra che lavora con lui da tempo. Quello del 2017? C’è ancora troppo tempo davanti».

È più bello vincerlo così un Giro?

«È la prima volta che mi capita di vincere così. Ho sempre cercato di difendermi e gestire nelle ultime tappe, invece questo Giro è stato conquistato proprio alla fine».

Riesci a spiegarti ora il momento difficile che hai vissuto?

«Non è stato semplice, dopo la cronoscalata andata male ho cercato di riscattarmi, ma quest’anno le montagne più difficili erano concentrate tutte l’ultima settimana, solo alla fine, era diverso dagli altri giri e per un corridore come me che si trova molto meglio su salite lunghe, è stato più complicato. Anche il morale è stato fondamentale, ma la squadra ci ha sempre creduto e pure io».

Come può un corridore con il tuo palmares e fresco vincitore del Giro andare a correre da gregario per Aru?

«(Ride NDR) Di sicuro sarà importante recuperare le energie, poi è tutto da vedere. Al giorno d’oggi cercare di essere competitivo in due grandi corse non è semplice. Guardate ad esempio Contador, che ci ha provato senza riuscirci. Il Tour ha un percorso molto impegnativo, ma Fabio si sta concentrando al meglio da tempo, saremo lì e cercheremo di fare una grande corsa»

Ora ti preparerai per le Olimpiadi?

«Correrò il Tour in ottica Olimpiadi, per me è un evento molto importante, quindi in Francia sarà una fase determinante in avvicinamento».

Tu e Contador siete i corridori più vincenti in attività nei Grandi Giri, chi è più forte?

«Contador ha fatto grandi imprese e tutti abbiamo punti di forza differenti, è difficile dire chi è più forte da una parte o l’altra. Quel che so è che ieri ho vissuto una svolta quando ho scollinato dal Colle dell’Agnello perché ho capito che potevo giocarmi il Giro con Valverde che si era staccato e la maglia rosa che era in difficoltà. Ho attaccato e in discesa, che per me è un terreno importante quanto la salita. Kruijswijk si sapeva non fosse così brillante in discesa, ha sbagliato e si è giocato il Giro».

Da Sant'Anna di Vinadio, Diego Barbera

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