E come eroi. Nel senso di corridori che sanno andare oltre il dolore. Cogliendo a caso: Visconti che si rompe una costola nelle prime tappe e continua il Giro, andando spesso in fuga; Agnoli che si frattura gomito e polso e, per non abbandonare l’amico Nibali, prova addirittura a prendere il via prima di esser fermato dai medici; Zakarin, che prima di frantumarsi giù dall’Agnello, corre tumefatto per un paio di cadute nella crono sotto l’acqua. Per non parlare di tutti quelli che, da Ciccone in giù, restano in corsa fino all’ultimo combattendo con un virus intestinale. Ultimo della lista Kruijswijk, che si schianta contro una parete di ghiaccio a tremila metri dopo una capriola in aria, batte schiena e ginocchio, arriva al traguardo, va all’ospedale, scopre di avere una piccola frattura alle costole e botte varie, ma di buon mattino è già sui rulli per preparare il tappone decisivo. Magari si fanno multare per traino o per scia dalle ammiraglie, di sicuro ai ciclisti non commetteranno mai un’infrazione: la simulazione.
M come moto. Nel senso di mezzi al seguito della corsa. Le due ruote più temute dai ciclisti, con evidenti ragioni: negli ultimi due anni, hanno provocato incidenti e tragedie, come purtroppo si registra anche in queste ore. Per questo, quando se le trovano nei paraggi, i corridori cominciano a tremare: in cima al colle dell’Agnello, chi batteva i denti non lo faceva per la bassa temperatura e la neve. Anche il Giro non si è fatto mancare le sue belle polemiche sull’argomento: a Pinerolo, l’ex maglia rosa Brambilla ha protestato per esser stato rallentato in discesa da quella del ‘regolatore’ Velo, che anticipa la corsa tracciando le curve. ‘Troppo vicine’, l’accusa, prontamente respinta al mittente. Resta da chiarire se, per arrivare al traguardo col volto tutto nero, come un marines mimetizzato nelle foreste del Vietnam, Brambilla abbia usato lucido da scarpe o fatto tappa da un’estetista. Stessa solfa a Risoul: è stata l’ammiraglia di Valverde a lamentarsi di un ‘blocco’ delle moto che non ha consentito allo spagnolo di rientrare su Nibali. Ormai, fondata o no che sia, ogni scusa è buona: per mettere in moto la polemica.
P come Pozzovivo. Nel senso di Domenico, scalatore lucano della Ag2r. Alla partenza di Guillestre ha chiesto ai giornalisti di spiegargli come mai, pur perdendo sempre in salita, fosse ancora decimo in classifica.
P come previsioni. Nel senso di pronostico. L’ex ct Bettini, presentando l’ultima montagna di giornata, il colle della Lombarda, ha sentenziato: ‘In discesa o si guadagna o si perde tutto’. Come nel basket: il pari non è previsto.
S come Scinto. Nel senso di Luca, impagabile diesse della Wilier (nel senso di inimitabile, non che potrebbe anche non essere pagato). Ogni giorno una lezione tecnica. A Guillestre: «Dobbiamo alzare l’asticella: passiamo sotto».
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