PROFESSIONISTI | 13/05/2016 | 08:54 53 Ha un record: è l’unico corridore del Giro d’Italia che, fino a 14 anni, non solo non era mai andato in bici, ma non l’aveva neanche mai vista. “Sapevo che c’era qualcosa chiamata bicicletta, ma non sapevo neppure come fosse fatta”.
Songezo di nome, Jim di cognome, dorsale 53, è nato a Umtata, nella parte orientale del Capo, in Sudafrica. La vita gli è cominciata in salita: a 12 anni ha perso la mamma, a 14 il papà, e allora subito mille chilometri di viaggio per essere affidato alla zia, Nomfundo Nonjojo. Giocava a calcio e – dice – bene. Poi la folgorazione a due ruote. “La Cape Argus Cycle Tour, una breve corsa a tappe per professionisti, ma l’ultimo giorno, partenza e arrivo a Città del Capo, aperta a tutti. Trenta-trentacinquemila partecipanti. Un’esplosione, una processione, uno sfarfallio di colori. Corsa, corridori, ciclismo: me ne sono innamorato a prima vista. E da quel preciso istante ho avuto solo il desiderio di saltare su una bicicletta e volare. Sono stato fortunato: ho trovato un club, mi è stata data una bmx, e un amico mi ha insegnato a stare in equilibrio”. E un anno più tardi Songezo era al via del Cape Argus.
Ma le prime pedalate sono state rovinose: “Continuavo a cadere. Tanto che volevano impedirmi di continuare. Se mi fossi fatto male, non avrei più potuto lavare, cucinare, insomma, occuparmi delle faccende domestiche. La difficoltà maggiore stava proprio nei pedali: mi dimenticavo di sfilare i piedi e, quando mi fermavo, finivo a terra. Mi sembrava più facile andare forte che andare piano”.
Poi la prima corsa, la prima emozione, la prima soddisfazione, e finalmente la prima vittoria, a 17 anni, fra gli juniores, a Khayelitsha, Velokhaya, ed è stato a quel punto che in famiglia, invece di ostacolarlo, hanno cominciato a sostenerlo. “Così ho cominciato a sognare di diventare un corridore e di partecipare al Giro d’Italia e al Tour de France”. Il primo posto fra i dilettanti in una cronoscalata al Giro del Capo gli è valso la convocazione nella squadra nazionale sudafricana Under 23 per la Coppa delle nazioni, ma prima ancora, come rodaggio, ha disputato un criterium in Belgio: “Strade strette, gruppo folto, velocità folle. Una grande scuola di ciclismo, anche se la prima sensazione è stata quella di un videogioco”. Infine il professionismo, nell’attuale Dimension Data, base logistica a Lucca. E una consapevolezza: “Ciascuno di noi ha un potere e deve usare il talento che Dio ci ha regalato”. Marco Pastonesi
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