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PROFESSIONISTI | 12/05/2016 | 07:35
E’ questa sesta tappa che propone il primo arrivo in salita del 99° Giro d’Italia. La partenza è una “new entry” nella geografia della corsa rosa. E’ il comune di Ponte, località assai prossima a Benevento, il capoluogo di provincia che ha visto ieri la vittoria imperiosa e imperiale di un altro tedesco, il risorto André Greipel, che ha inflitto ben più di “una macchina” di distacco ai piazzati. Parlano sempre tedesco, finora, le volate della corsa rosa. A proposito di rosa non c’è stato alcun problema per Tom Dumoulin per conservare l'insegna del comando.

E’ una frazione relativamente corta, 157 chilometri, che si svolge dalla Campania, attraversa il Molise e si conclude in Abruzzo, a Roccaraso, anzi sopra Roccaraso, in località Aremogna, che è stata già il traguardo di una tappa del Giro d’Italia. Era il 1976 e fu una giornata di gloria per il pistoiese Fabrizio Fabbri, in maglia Bianchi, gregario di Felice Gimondi che era in maglia rosa. L’allora rossocrinito toscano, non propriamente un modello di stile in bici, ma tosto, molto tosto e sempre allegro con la sua camminata alla cow-boy, prevalse sul compagno di fuga, il varesino Caverzasi. Fu, sull’Aremogna, una giornata fredda con pioggia, vento e spruzzi di neve gelata che si succedevano.

La distanza della tappa è abbastanza breve ma il profilo altimetrico è assai vivace e mosso, notevolmente impegnativo.
Il via è da Ponte, un centro con sviluppata economia agricola che, nel territorio, presenta varie testimonianze architettoniche legate al suo passato. Dopo un breve tratto iniziale in pianura, l’andamento altimetrico, dopo il noto centro di Telese Terme, presenta un lungo tratto in ascesa con variazioni altimetriche indicabili in percentuali assai relative e non impegnative passando per Cerreto Sannita e Cusano Mutri dove, in località Molino del Titerno, inizia la salita verso il GPM di 2a cat. di Bocca della Selva, quota m. 1393. Questi i dati distintivi: lunghezza km. 18 per superare un dislivello di m. 1006, pendenza media del 5,6% con la massima del 10%.

E’ un tracciato che non appartiene a quelli abituali della corsa rosa. C’è un breve passaggio in provincia di Caserta per Sella del Perone per trovare quindi il Molise e la provincia di Campobasso. La discesa è definita dai più recenti comunicati organizzativi, per la prima parte, “impegnativa e con strada dissestata”. Si supera Guardiaregia, sede di un’importante oasi del WWF e si giunge a Bojano, importante centro con la sagoma del massiccio del Matese che sovrasta la zona e la prima parte della frazione. Il percorso impegna ora una strada a scorrimento veloce e, dopo il bivio di Campitello Matese – altro riferimento per varie tappe del Giro – la corsa entra nella provincia di Isernia superando il dentello di Castelpetroso, sede di un famoso santuario dedicato a Maria Addolorata, patrona della regione. Segue Isernia, antica città con pregevoli monumenti, per proseguire verso lo svincolo di Forlì del Sannio e quello di Rionero Sannitico e quindi c’è il passaggio in Abruzzo, provincia dell’Aquila, trovando Castel di Sangro, il centro di riferimento della zona dell’Alto Sangro e dell’Altopiano delle Cinquemiglia.

E’ da qui che inizia il finale in salita lungo 17 km. e con una percentuale media vicina al 5% e una punta, ma proprio una punta, del 12% prima di giungere nell’abitato di Roccaraso, caratterizzato da un falsopiano con i bivi verso le belle località di Pescocostanzo e Rivisondoli che sorgono nella conca del noto centro turistico. Mancano circa 7 km. al traguardo quando riprende la salita finale con pendenze comprese fra il 7% e il 4%. L’ultimo chilometro è al 7% con un breve rettilineo di 120 metri.

Roccaraso, oltre all’arrivo dell’Aremogna del 1976 con il successo di Fabrizio Fabbri, ha già ospitato tappe della corsa rosa: la prima volta nel 1952 con la vittoria di Giorgio Albani, personaggio scomparso lo scorso anno, corridore, d.s. e quindi direttore di corsa di peculiare spessore, un “maestro” che ricordiamo con affetto, Fausto Coppi nel 1953, nel 1964 il belga Walter Bocquet, Bernard Hinault nel 1980 e nel 1987 Moreno Argentin con i colori dell’iride.  Bei nomi, alcuni d’assoluto prestigio, si trovano fra i vincitori di tappe del Giro a Roccaraso.

Giuseppe Figini

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