Quando vince Ulissi, vince un ciclismo d’alta classe. Vince l’intramontabile figura del finisseur, che deve avere coraggio e intelligenza, forza e cinismo, perché basta sbagliare l’attimo dell’attacco, basta sbagliare la gestione delle ultime energie, basta voltarsi indietro una volta di più, e il capolavoro last-minute si tramuta in patetica velleità.
Ulissi ha nelle vene queste doti da giustiziere. La sua frequentazione al Giro lo dimostra ogni volta di più. Ma in questo momento di grande giubilo italiano e di legittimi festeggiamenti patriottici, vorrei uscire un attimo dal corteo esultante per proporre una domanda irrisolta: questo è il massimo di Ulissi, oppure è il minimo di Ulissi?
Lo chiedo perché è da anni che questo atleta può essere visto come il bicchiere: mezzo pieno e mezzo vuoto. E proprio non c’è verso di capire se la verità stia nel pieno o nel vuoto. Di sicuro Ulissi è il miglior specialista del parco italiano. Ha tutto per esserlo. Qualche volta lo dimostra nei fatti. Come a Praia. Ma poi succede di pensare con rabbia, anche e soprattutto quando vince la tappa del Giro, che ormai sarebbe ora di salire l’ultimo gradino, di lasciare definitivamente l’adolescenza sportiva per entrare nell’età matura, sfoderando lo stesso coraggio e la stessa lucidità, lo stessa spietata efferatezza del killer, anche fuori dall’Italia, fuori dal bozzolo, finalmente nelle grandi classiche internazionali, Mondiale compreso, riempiendo il bicchiere fino all’orlo, una volta per tutte. Potenzialmente avrebbe la forza e la scaltrezza del suo capo Saronni, in realtà non riesce ad esportarle fuori dai confini. Che non sono soltanto quelli geografici d’Italia: sono i confini del suo se stesso, che lo trattengono sempre a metà del guado, abbastanza bravo per certi show nazionali, non abbastanza bravo – o forse non è la bravura a mancare, ma la personalità – per imporsi sui palcoscenici internazionali.
Ulissi è il cinema italiano, che magari fa il pieno nelle nostre sale, ma non riesce a strappare una nomination nella notte degli Oscar. Ulissi è la melodia italiana, che magari vince il Festivalbar, ma non riesce a sfondare nelle classifiche mondiali. In fondo, Ulissi è il calcio italiano della sua Juve: numero uno nel campionato di casa, ma inesorabilmente rimpallato dal Rotary della Champions.
Ogni volta che vince al Giro, viene la tentazione di concludere che questo sarà l’anno buono. L’anno della maturità. L’anno della consacrazione. Dati i precedenti, conviene una variazione al tema: diciamo che i giudizi sono sospesi. A quasi 27 anni, Ulissi ha in mano il suo futuro. Solo lui può chiarire l’eterno dilemma, se sia quello del bicchiere mezzo vuoto, un Made in Italy buono solo per il mercato locale, o se invece sia finalmente pronto per essere un bicchiere pieno del tutto, un Made in Italy da grande export sui mercati internazionali. Se sia un campione o un mezzo campione. Il tempo però sta per scadere. L’Italia – non solo quella di Cassani - ha un disperato bisogno dell’erede dei Saronni, degli Argentin, dei Bettini. Se non è Ulissi, ciao mama.
... i dubbi di chi scrive, non di chi è abituato a far fatica. bravo ulissi!
enrico
Dott. Gatti,
11 maggio 2016 10:52Fra74
a me sembra che LEI, alle volte, "ci faccia appositamente" a provocare l'utente: mi spiego subito, ieri ha "attaccato" DI LUCA ed il sistema doping, invitandolo ad andare in vacanza, magari sul Passo Lanciano.
Oggi, loda il Sig. ULISSI, ma "dimentica" (appositamente!?) di far presente che lo stesso, in passato, ha avuto a che fare con la nota vicenda del salbutamolo.
Ora, ci si vuole "confrontare" con questo CICLISMO ed i CICLISTI a 360 gradi, oppure si vuole "salire" sul carro dei vincitori quando fa più comodo?!? (appositamemte).
Accetti la mia (banale) provocazione ma che, purtroppo, è realtà.
Francesco Conti-Jesi (AN).
Concordo con Gatti
11 maggio 2016 13:01runner
Concordo in pieno con i dubbi di Cristiano Gatti.
Al di là dei complimenti per la sua bella vittoria di ieri, sottolineo che la carriera di questo corridore (osannato sistematicamente oltre misura dai commentatori) è risultata finora piuttosto mediocre. Il suo palmares conta sì 5 vittorie di tappa al Giro. Ma ricordiamoci anche che proprio al Giro d'Italia di due anni fa fu trovato positivo e squalificato per nove mesi...
Di classiche vere non ne ha mai vinta una e nelle corse all'estero (comprese quello di quest'anno) è sempre giunto nelle retrovie.
Purtroppo il ciclismo italiano, nelle corse di un giorno, è talmente malridotto che Ulissi sembra valere più di quel che è.
Siamo sinceri...
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