CRISTIANO DE ROSA: «I FRENI CON UNA COVER, SI PUO'»
TECNICA | 16/04/2016 | 07:25 L’argomento è d’interesse comune e coinvolge i produttori d’impianti frenanti a disco, così come i produttori di biciclette, ma anche i tantissimi appassionati che si stanno appassionando e interessando sempre di più all’argomento. Ieri Ernesto Colnago ha aperto la discussione. Lui che nel 2012 aveva portato di fatto per primo i freni a disco nel mondo del corsa, ha ribadito l’importanza di questo nuovo impianto frenante, ma non ha esitato a rimarcare l’assoluta necessità di arrivare a trovare qualche soluzione tecnica che possa rendere questo strumento sicuro e inattaccabile. Detto questo, però, ha pensato bene anche di puntare il dito sulla sicurezza di tutto il mezzo e sul peso.
Oggi tocca a Cristiano De Rosa, direttore commerciale di un altro marchio storico del made in Italy, figlio di cotanto padre, quel Ugo De Rosa che è da considerare al pari di Ernesto Colnago uno dei grandi orgogli nazionali che hanno contribuito a creare la leggenda della bicicletta italiana nel mondo. Insomma, due famiglie che non hanno bisogno di presentazioni: basta evocare i loro cognomi e il gioco è fatto.
In questo caso, Cristiano De Rosa parla anche a nome del mondo dei costruttori di biciclette, visto che dal 2011 ricopre la carica di presidente della comparto cicli di Confindustria ANCMA ed è con lui che scambiamo oggi due parole.
«Sono per l’evoluzione e un impianto frenante a disco lo considero un grande passo in avanti verso il futuro - spiega a tuttobiciweb.itCristiano De Rosa -. Era da prevedere un incidente come quello accorso una settimana fa a Ventoso? Probabilmente sì. È il caso di correre immediatamente ai ripari e trovare una soluzione altrettanto efficace per fare in modo che tutto questo non accada più? Assolutamente sì. Noi, e penso di parlare a nome di tutti i costruttori, siamo più che disponibili a sederci ad un tavolo per trovare una via d’uscita che sia il frutto di un accordo bilanciato».
Questo è però più un problema delle aziende costruttrici d’impianti frenanti che vostro… «Quando si parla di biciclette si è tutti parte in causa. Certo, chi produce i freni deve trovare la soluzione ideale, deve metterla in opera, ma noi possiamo contribuire ognuno con la propria esperienza e storia e fare in modo che si arrivi in tempi brevi ed efficaci a qualcosa che possa mettere in sicurezza i corridori».
Il ciclismo è sempre più pericoloso. «Fa parte dell’evoluzione. Le biciclette sono sempre più performanti, i corridori sempre più allenati e pronti a portare il loro mezzo meccanico al limite. Arrivo a dirti che con i freni a disco questo aspetto del limite verrà esasperato: frenata più sicura, più rispondente, più efficace e quindi come avviene in campo motoristico staccata più al limite. Si rischierà sempre di più per maggiore sicurezza. Sembra un ossimoro, una provocazione, una contradizione ma non lo è. E poi dobbiamo capirci: pericolosa è anche la Parigi-Roubaix, tanto per dire, e i corridori lo sanno. Ma questa corsa è grande proprio per la sua durezza e per la sua pericolosità. Con questo non dico che si deve mandare i corridori al macello, ci mancherebbe. Gli organizzatori devono fare tutto il necessario per non far rischiare oltremodo i corridori senza togliere però l’essenza di questa competizione. Lo stesso vale per i freni a disco: sono il futuro. Sono una garanzia di sicurezza, ma in caso di caduta non è tollerabile che un atleta rischi di essere affettato».
Quale soluzione? «Ce ne sono almeno due: la prima è aumentare lo spessore del disco, ma non lo trovo praticabile perché comporta troppi aspetti negativi. La ricaduta non è per nulla buona. Molto più semplice è costruire un’apposita “cover” di protezione. Ci sono ragazzi che giocano a polo con la bici, hanno già dei freni a disco con protezione, quelle in verità sono un po’ rudimentali e nel nostro caso bisognerebbe farle con qualche accorgimento in più. Ma la strada c’è ed è percorribile. Altroché».
Credo che con le tecnologie odierne pressoché tutto si possa fare. Ma non è detto che poter fare una cosa significhi necessariamente doverla fare per forza. Certo dal punto di vista dei costruttori la osa riveste un'importanza cruciale. Da quello degli utenti professionisti (o anche solo professionali) non credo...
freni a disco
16 aprile 2016 11:43biolino
Credo che i produttori abbiano il legittimo interesse di sostenere l'utilità dei freni a disco. Più che condivisibili - peraltro - le affermazioni dei Signori Colnago e De Rosa. Certo è però che l'infortunio capitato a Ventoso era stato previsto da tutti ma non è stato fatto nulla per evitarlo, con una protezione dedicata: forse perché sarebbe stato necessario aggiungere altro peso ai freni a disco. In tal caso non sarebbe neanche stato utilizzato e quindi le aziende hanno preferito sperare che ciò non accadesse?
freni
17 aprile 2016 01:24Vale46
Abbiamo visto che i freni possono creare grossi danni e diciamocelo sincreramente, non fanno la differenza in una gara i freni a disco.... Morale della favola hanno più contro che Pro! Mi pare semplice il discorso e di conseguenza la soluzione!!!
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