SC GASTONE NENCINI. Omaggio alla stele del campione

JUNIORES | 15/03/2016 | 11:37

Una bella iniziativa quella voluta dalla società ciclistica Gastone Nencini di Barberino di Mugello e dal suo presidente Massimo Bacherini. Domenica in occasione della presentazione della squadre giovanili per l’imminente stagione, le squadre giovanissimi, esordienti con i loro direttori sportivi, dirigenti ed altri appassionati della bici si sono recati al Passo della Futa per rendere omaggio alla stele che lassù ricorda il grande campione di ciclismo di Bilancino, vincitore nella sua carriera del Giro d’Italia 1957 e del Tour de France del 1960. E di fronte alla stele del “Leone del Mugello” anche i partecipanti alla pedalata partita da Coiano di Prato ed organizzata da Saul Nencini, uno dei figli dell’ex campione. Un bel gruppo che si è ritrovato non senza un briciolo di commozione. Più tardi la presentazione delle squadre e del programma per la prossima stagione del sodalizio di Barberino. Oltre all’incremento dell’attività con i giovanissimi, allestita una squadra di esordienti grazie alla sinergia e collaborazione con il Club Ciclo Appenninico 1907 di Borgo San Lorenzo, mentre la S.C. Gastone Nencini sarà attiva anche in campo organizzativo con le gare per giovanissimi del 14 maggio a San Piero a Sieve e del 17 settembre a Barberino di Mugello), oltre all’appuntamento di domenica 18 settembre con le gare esordienti a Galliano, quest’anno inserite nella speciale  Challenge Memorial Tommaso Cavorso.


                                      
Antonio Mannori


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COMMENTI
Ho sempre avuto un debole per Nencini.
15 marzo 2016 12:28 canepari
Se fosse stato un albero sarebbe stato una quercia. Se fosse stato un conio sarebbe stato una moneta antica con un volto austero, di profilo. Se fosse stato un volatile sarebbe senz’altro stato un’aquila. Non si è mai capito bene invece perché lo chiamavano “Mistero”; forse perché era abbastanza chiuso di carattere, parlava poco e faceva spesso di testa sua senza ascoltare gli altri. Da dilettante con la S.S: Oltrarno consegue la bellezza di 27 vittorie. Una su tutte e strepitosa la corsa a cronometro dell’ASSI, 72 (sic) chilometri a 42,600 di media e i rivali staccati di parecchi minuti. Per il resto vittorie in ogni modo, in volata, per distacco, con un colpo di mano agli ultimi chilometri, con arrivi in salita... Alla fine del 1951 veste la maglia azzurra ai Mondiali di Varese. Nel 52 è ancora azzurro ai mondiali in Lussemburgo. Ma è l’anno dopo che si conferma tra i più forti dilettanti del Mondo facendo da controcanto (secondo) alla vittoria di Fausto Coppi a Lugano. Diventa così professionista. Al Giro 1955 la fatale Trento San Pellegrino, tappa entrata di diritto nella leggenda della corsa rosa, gli nega la vmaglia rosa finale. Nel 1957 vince finalmente il Giro. Nel 1959 Vincenzo Giacotto lo chiama alla Carpano. A Sestri Levante vince millimetricamente in volata su Van Looy che non accetta il responso dei giudici di gara e il mattino dopo si presenta sulla linea del traguardo con un metro e una livella per dimostrare che la fettuccia era lievemente bombata a suo svantaggio. Stefano Gaggero, compagno di squadra di Nencini e spesse volte in camera con lui, raccontava che di notte vedeva una lucina rossa che si accendeva e si spegneva. Era lui che si fumava una sigaretta. E’ inoltre noto che il toscano non disdegnasse un bicchiere di Chianti d.o.c., a volte anche in corsa, ma nonostante questi “vizietti” Gastone pedalava forte e nel 1960 diventa il numero uno al mondo arrivando secondo al Giro e primo al Tour fallendo di un nonnulla l’accoppiata. Nencini vince meritatamente il Tour e il presidente De Gaulle a Colombey les Deux Eglises, dove si trovava in vacanza, vuole personalmente congratularsi con l’italien: “Bravo. Parigi è ormai vostra. Lei vince il Tour perché ha combattuto ogni giorno lealmente. Buona fortuna per l’avvenire” gli dice stringendogli la mano. “Merci”. Un incontro storico. Al parco dei Principi vuole che i fiori vadano a Rivière che era precipitato in un burrone tentando di stare con lui in discesa. I francesi lo adottano; sarà per loro “Nansinì”. All’inizio della stagione 1961, in una corsa, superata la vetta delle Croci di Calenzano, Nencini affronta quella discesa che conosce molto bene. Cade in una curva, ironia della sorte, proprio lui eccelso discesista, si frattura la clavicola e si produce un trauma cranico con infrazione del rachide cervicale. Praticamente il grave incidente segna la fine della sua carriera sportiva. Negli ultimi anni, immerso nel Mugello riesce anche a coltivare la sua passione per la pittura,. Nel 1980, un “brutto male”lo porta rapidamente alla morte. Un corridore completo, completissimo. Avrebbe potuto vincere molto di più anche perché tante volte ebbe l’handicap di macerarsi per problemi familiari e personali che lo distraevano dagli impegni agonistici. Tenace e generoso in corsa, sapeva rispondere agonisticamente e con grinta quando punzecchiato. Era anche un “provocatore” della corsa che, quando stava bene, affrontava con i suoi continui scatti. Era un duro, un combattente ma anche un uomo dal cuore d’oro. Ce ne fossero in giro adesso di corridori forti e coriacei come lui!


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