| 28/09/2004 | 00:00 Essere un uomo da grandi Giri, avere 31 anni e un passato agonistico importante, eppure trovarsi all'esordio in un mondiale, oltretutto con un ruolo importante, probabilmente quello di terza opzione. E' la situazione che domenica prossima vivra' Stefano Garzelli, vincitore del Giro d'Italia 2000 e del Giro di Svizzera '99. Quest'anno Garzelli ha vinto la classifica finale del Giro di Aragona a inizio stagione, una tappa del Giro di Romandia e quella della Presolana al Giro. Ha appena finito la Vuelta, chiusa all' 11/o posto a 16'33'' dal vincitore Heras, e l'ha finita bene, in crescendo. ''Effettivamente sto bene - spiega Garzelli, varesino che dopo il matrimonio con Maria abita in Spagna, vicino Valencia -. Sono stanco come tutti quelli che sono usciti dalla Vuelta, ma ora ho davanti una settimana di recupero, domenica saro' al 100 per 100''. Gia' in tempi non sospetti, in interviste dei primi mesi dell'anno disse: ''vorrei conquistare una maglia azzurra per il mondiale di Verona''. Ora il mondiale e' alle porte e lui e' in maglia azzurra: ''Sono all'esordio in nazionale. E' una grandissima soddisfazione, un sogno realizzato. Io non sono mai stato azzurro nemmeno nelle categorie giovanili. Ora e' arrivato il momento di infilarmi quella maglia, sinceramente e' un' emozione''. Il Ct Franco Ballerini sembra prospettargli un ruolo da terza punta, in caso di giornata storta di Paolo Bettini e Damiano Cunego. ''Io sono disposto a fare tutto quello che Ballerini mi dira'. C'e' un leader come Bettini che va supportato in una corsa lunga. Poi e' normale sognare di indossare la maglia iridata alla fine della gara. E' un sogno che faccio io, come faranno tutti. Pero' la nostra forza e' il gruppo. Poi sappiamo che in una gara cosi' puo' succedere di tutto, ma non ci voglio pensare. Il mio obiettivo e' arrivare a domenica concentrato per fare il mio dovere. Intanto oggi parto dalla Spagna e domani mi trovero' con gli altri''. Garzelli uomo da corse a tappe ma capace di andare forte anche nella classiche, in particolare una, la Liegi-Bastogne- Liegi. La classica che lo attira e che nei fatti e' quella che piu' gli si adatta. Nel 2002 fu secondo, dopo essere arrivato sul traguardo con Paolo Bettini, allora suo compagno di squadra. Qualche settimana dopo sullo stesso traguardo di Ans vinse una tappa al Giro d'Italia partito dall'Olanda indossando anche la maglia rosa. Per una storia di doping mai chiarita bene (due nanogrammi di Probenecid trovati nelle urine) dovette lasciare il Giro e la vittoria di Ans gli venne tolta. ''La Liegi e' la mia corsa di un giorno - spiega - ma credo che per tutte le gare di oltre 250 km siano necessari corridori dotati di fondo. Fondo che io ho. E poi mi piace buttarmi nelle corse di un giorno, le trovo affascinanti''. Pedalando alla Vuelta il varesino ha potuto valutare anche la condizione dell'altro capitano azzurro, Cunego: ''L'ho visto bene, ha avuto un paio di giorni di difficolta', ma nelle ultime tappe era in crescita. Potra' fare un bel mondiale''.
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