LIBRI | 09/02/2016 | 07:08 “Non si perde la vocazione da un momento all’altro, come si perde un libro. Del resto, il libro lo si ritrova sempre, la vocazione mai”. E’ la storia di un sacerdote che, strada facendo, non ha perduto un libro, ma la vocazione. Ma la vocazione non è solo quella dei sacerdoti: c’è anche quella dei corridori e dei loro “suiveur”, quella dei giornalisti e dei loro lettori, quella dei mari e dei loro navigatori.
“Il che dimostra che la vocazione deperiva da un bel po’, senza preavviso e senza rumore”. Sì perché c’è una gradualità nascosta, invisibile, che non viene necessariamente percepita, ma è esistente, e consistente. “Poi, una mattina, è fatta, hai superato il punto di non ritorno durante la notte e senza nemmeno rendertene conto: guardi fuori, passa una donna in bicicletta, c’è la neve sui meli, ti invade la nausea, il secolo ti chiama”.
Mi sono innamorato di Fred Vargas. Stavolta non è uno scalatore colombiano né un gregario spagnolo, ma uno scrittore, anzi, lo pseudonimo di una scrittrice francese, che ha creato un commissario dell’Anticrimine, che insegue casi, storie, nuvole, facce, a volte soltanto ombre. Adesso sto centellinando “Nei boschi eterni” (Einaudi, 2007). Ed è qui che ho trovato, folgorato, quella differenza che separa il perdere la vocazione dal perdere un libro, fino al punto di non ritorno. Quando “passa una donna in bicicletta, c’è la neve sui meli, ti invade la nausea, il secolo ti chiama”. E al punto di non ritorno si cambia vita. Perché è la vita che cambia, e perché è la vita che ci ha cambiati. Complice – magari - una inconsapevole donna in bicicletta. Marco Pastonesi
Ammiro gli articoli di Pastonesi, ma questo, anche se bello e poetico, mi sembra un po' contorto, a metà tra una confessione ed un racconto. Mi domando alla fine: "ma cosa voleva comunicare con questo inserto?"
Qualcuno capisce...
9 febbraio 2016 16:48Romanofrigo
Oh se capisce... Te lo assicuro io, Geo, si capisce molto bene. Ma forse non è per tutti, come a volte accade. Certi articoli sono per qualcuno, e il destino lo porta, quel qualcuno, a leggerli al momento opportuno.
Parla di quando qualcosa diventa più importante di un qualcos\'altro che fino al giorno prima era dato per sacro e irrinunciabile. Magari la bicicletta stessa, il giorno dopo passa una moto fatta così, e il faccino del motore rombante prende il posto di quello della fatica. Oppure altro, magari la stessa donna in bicicletta, in un giorno di tardo inverno o precose primavera... Ma quel momento è solo di chi ha il coraggio di ammettere a se stesso che aualcuno è passato, e oggi non è più ieri.
Grazie Marco.
senza offesa, citando Albanese, per me
9 febbraio 2016 19:53canepari
VI SIETE FUMATI L'IMPOSSIBILE....
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