L'ORA DEL PASTO. Paola, con il mondo sulle spalle

INIZIATIVE | 18/01/2016 | 07:36
Si è caricata il mondo in bicicletta. E non sembra neanche fare tanta fatica.
Paola Gianotti sta alla bicicletta come Fidippide alla maratona: il corridore portava di corsa, a piedi, la notizia della vittoria ateniese, Paola porterà di corsa, ma a pedali, la candidatura della “piccola regina” al Premio Nobel per la pace. Da Milano a Oslo: duemilacento chilometri in 11 giorni, il pronti-via ieri mattina. Trentaquattro anni, un metro e 74, 53 chili e mezzo, 45 battiti del cuore a riposo e 37 di scarpe: questi gli unici numeri che dà. Gli altri numeri sono quelli che fa, e che ha fatto: il giro del mondo, 29430 chilometri, 144 giorni, più di 200 chilometri al giorno, 25 chilometri all’ora. E 22 Paesi, 24 dogane, 12 fusi orari. Più un imprecisato numero di deserti e montagne, alluvioni e tsunami, squarci di felicità e sprazzi di ansia.

Paola, e quella biciclettina, la prima della sua vita, verde, con le rotelline, finché un bel giorno suo padre le insegnò a pedalare senza, “un momento magico, perfetto, indimenticabile, di cui pago ancora le conseguenze”. Paola, e lo sport, a cominciare dalla pallavolo, poi triathlon e scialpinismo, thai boxe e sub, perché “lo sport è conoscere e conoscersi, è conoscenza”. Paola e la sua wikipedia umana, dall’attraversamento della Russia alla scalata del Kilimangiaro, dal kayak in Groenlandia “a quell’incidente stradale in Arizona che stava per spezzarmi, oltre alle ossa, anche il sogno”. Paola e il suo “Sognando l’infinito” (Piemme, 264 pagine, 17,50 euro, prefazione di Linus), “infinito perché la mia strada non finisce mai, non ha traguardi: ogni arrivo è una ripartenza”. Paola e le sue sette biciclette, compresa quella Cinelli di otto chili e mezzo su cui stavolta ha caricato il mondo.

Paola pedala per le donne (“E c’è ancora molto da pedalare”), per sé (“Libertà, emozioni e incontri: ecco a che cosa si va incontro pedalando”), per la sua squadra (“C’è anche chi pedala per me, come allenatore oeorganizzatore, come massaggiatore e meccanico, come psicologo e sponsor”), per la bicicletta (“Avrebbe potuto competere non solo per il Nobel per la pace, ma anche per quelli della letteratura o dell’economia”), per il futuro (“Presto un’altra impresa da Guinness dei primati: 48 giorni in 48 stati degli Stati Uniti con 48 bici, e 48 saranno le bici da destinare a 48 donne ugandesi, perché una bici cambia la vita. In meglio. Dovunque”).

Paola Gianotti – ieri tappa da Airolo a Basilea, in Svizzera - sta cercando di salvare il mondo.
 
Marco Pastonesi
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