Vanotti: «Niente panettone e antidolorifici per pensare al Giro»
Il gambone di Alessandro Vanotti
La lastra
PROFESSIONISTI | 11/12/2015 | 07:45 Niente dolci, niente bibite, niente alcool e nemmeno carboidrati o carne rossa, ma se è per questo neanche antidolorifici. Alessandro Vanotti (nella foto con il dottor Sergio Veneziani) stringe i denti e sta a dieta. «Non è facile sotto Natale, dove tutti si sbizzarriscono con panettone, pandoro e mascarpone – dice a tuttobiciweb.it il 35enne atleta bergamasco alle prese con il recupero da un brutto infortunio -. Ora la parola d’ordine è pazienza e rigore. Devo recuperare ma soprattutto devo stare attento al peso, all’alimentazione. Non voglio mettere su niente, perché meno massa grassa avrò accumulato quando sarò chiamato a tornare in bici e più facile sarà il recupero».
Tosto, tostissimo, e questa non è certamente una novità. Ma cosa centrano gli antidolorifici con tutto questo?... «L’infortunio me lo sono procurato mercoledì scorso a Calpe – racconta l’esperto gregario di Nibali -. Frattura del piatto tibiale proprio quando eravamo ormai vicino all’albergo. C’era un cartello con i lavori in corso, un camion e un birillo. La gomma del birillo è stata urtata da Fabio (Aru, ndr) e la gomma è finita contro la mia ruota, causando la caduta. Mi sono rialzato e ho capito subito che c’era qualcosa che non andava: la zona sinistra mi si è gonfiata subito come un’anguria. Bene, dopo una settimana sento ancora dolore, ma non voglio prendere neanche un antidolorifico, io ho sempre fatto così: se posso, evito. Preferisco stringere i denti ma far fare al mio fisico il proprio corso. Sono convinto che con gli antidolorifici ti muovi di più, ma sono altrettanto convinto che muoversi in questa fase non è un bene. Ci si deve muovere quando il fisico ti dice: vai, muoviti. Solo in quel momento puoi azzardare, perché significa che di danni non puoi più farne».
Tosto, tenace e saggio il bergamasco di Brembate Sopra, che rifugge i dolci e gli antidolorifici ma non le dolcezze di sua moglie Romina e della sua bimba (a marzo 8 anni, ndr) Angelica. «Quando sono tornato a casa, la mia bimba mi ha detto: “Papà, mi spiace tantissimo che tu non possa andare in bicicletta, ma sono felice che starai di più con noi…”».
Dolcezze e attenzioni da parte anche di tutta la squadra, che lo ricoprono da giorni di messaggi e telefonate. «Sono tutti estremamente carini e io non posso che ringraziarli - dice -. Io devo solo stare tranquillo, in questa fase devo solo pensare a fare meglio che posso il buon paziente e guardare al futuro con ottimismo: voglio essere al via del Giro e questo per me è l’obiettivo principale. E poi mi è andata bene. La risonanza ha escluso complicazioni e soprattutto l’operazione. Per dirla con le parole del dottor Claudio Carlo Castelli, primario del reparto di ortopedia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ho una frattura bella. Quindi mi consente una cura conservativa: esercizi isometrici e anche qualche seduta di elettrostimolazione grazie ad un tutore molto lungo».
La velocità e la disponibilità sono state le chiavi che hanno fatto virare questa brutta storia in tutta un’altra storia… «La squadra è stata eccezionale, il dottor Antonino Cassisi, Sergio Veneziani e il primario di Ortopedia Castelli che mi hanno permesso di fare degli accertamenti subito, appena atterrato ad Orio al Serio, sono stati fondamentali. E poi che dire di Umberto Inselvini, il nostro massaggiatore (in particolare di Aru, ndr), che è sempre pronto e disponibile a darmi una mano. E lo stesso devo dirlo per Maurizio Mazzoleni, uno dei nostri allenatori, che è tornato da Calpe per starmi vicino e darmi una mano nei primi movimenti di riabilitazione».
Parla di futuro Alessandro Vanotti, perché per lui questo è solo un fastidioso contrattempo, al quale si può porre rimedio solo pensando ad altro. «Sto facendo tutto in funzione del Giro – dice -. Anche in altre circostanze, dopo un infortunio, non solo ho recuperato bene, ma le cose per me e i miei capitani sono andate benissimo. Spero che anche questa volta sia così. Al momento, come ti ho detto, devo solo pensare a non metter su peso, quindi alimentazione corretta: carne bianca, pesce azzurro, niente zucchero, niente carboidrati, niente dolci. Se devo mangiare il riso, allora mi faccio preparare quello nero che è molto meno calorico. Tra le persone che devo ringraziare c’è anche Andrea Andreazzoli, uno dei nostri cinque medici, il mio referente che mi sta vicino come pochi».
Insomma, Vanotti è più che motivato e mentalizzato che mai. Non c’è spazio per distrazioni o una fetta di panettone… «Guarda, tutt’al più una fetta di colomba: ma a Pasqua».
Stimo molto Vanotti che considero un professionista esemplare oltre che un Uomo vero e di grande generosità, e dico pure che questo articolo che raccoglie i suoi proponimenti per affrontare al meglio questo malaugurato periodo di convalescenza è pure interessante.
Ciò che mi preoccupa però in articoli simili, è il risalto che si dà ad un certo “fachirismo” che spesso connota i comportamenti dei ciclisti professionisti.
Vanotti ha ormai 35 anni, corre in un top team di WT dove è stimato ed apprezzato ed avrà anche un più che discreto contratto che cerca di portare avanti il più possibile, per questo, non essendo più un ragazzino, sa bene che deve gestire molto attentamente il suo fisico, anche perché una cosa è prendere qualche kg. a 20 anni, un’altra è “appesantirsi” oltre i 30 dove la fine della tua carriera può essere ormai a un passo.
Il rischio, in questo caso, è che per spirito di emulazione degli amatori (o peggio ancora dei ragazzini) “imitino” la dieta che sta osservando ora il corridore della Astana, e che lo facciano pur non avendone assolutamente bisogno andando a stressarsi o ad indebolirsi inseguendo chissà quale “chimera” che mai si materializzerà.
Leggo oggi un interessantissimo articolo del Dr. Ferritto sui malanni di stagione, ma auspico che ne vengano pubblicati altri che spieghino ad amatori e giovani corridori che un conto è l’alimentazione di un professionista ad altissimi livelli, mentre un’altra è quella di cui abbisogna un fisico che sta ancora crescendo o di un organismo che è già bello e “cresciuto”.
Bartoli64
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